Corvi, pioggia e copertina in bianco e nero: raccogliendo l’eredità artistica di quei Katatonia, Swallow The Sun e Novembre, gli Eternal White Trees sono un trio composto dal cantante greco Gerassimos Evangelou (LORD AGHEROS) e dagli italiani Antonio Billé al basso/chitarra (ANAKONDA) e Andrea Tilenni alla batteria (FEAR OF ETERNITY, SINOATH), qui al debutto per la campana My Kingdom Music con “The Summer That Will Not Come”. L’album, composto da otto tracce per una durata che sfiora i cinquanta minuti, non nasconde per nulla i propri debiti e riferimenti artistici: la prima vera traccia, “Ravens Lady”, è infatti una piccola e brillante summa di quanto di meglio il metal decadente delle band svedesi o finlandesi o italiane ha prodotto a partire da una ventina di anni fa. Non che realizzare un omaggio convincente sia impresa facile, comunque: successione e stratificazione di sonorità, riff e tempi sono infatti meccanismi di complessità svizzera che richiedono una dose consistente di sensibilità artistica e perizia tecnica, doti che fortunatamente non difettano agli Eternal White Trees. La malinconia placida del terzetto è infatti raccontata con uno stile capace anche di guizzi ed accelerate, con una fusione delle partiture che la successiva “Reasons” non fa che confermare. Il cantato pulito di Evangelou si intreccia bene con il lavoro di chitarra eseguito da Billè, mentre una menzione speciale la merita il drumming di Tilenni, sempre alla ricerca di soluzioni nuove ed in grado di dare al voluto grigiore delle atmosfere un senso dinamico, e di speranza.
E’ in questi momenti che “The Summer That Will Not Come” si dimostra capace di cambiare efficacemente registro ed atmosfere con episodi ritmicamente più sostenuti come “The Butterfly And The Hurricane”, un mid-tempo che baratta efficacemente ogni pretesa di originalità con la possibilità di creare uno squarcio alla ricerca di un sottile raggio di luce. A volte, come in questo specifico caso, l’ambiziosa durata di ciascuna canzone ne mette un po’ in difficoltà la consistenza creativa, non sempre sufficiente a sostenere l’interesse fino alle ultime battute: si tratta comunque di un peccato di gioventù comune a molti dischi di debutto, che non altera in nessun modo il giudizio globale e che – soprattutto – aiuterà a mettere ancora più a fuoco il tutto in occasione del prossimo lavoro. Per quanto non espressamente citati nella presentazione del disco, molti brani si avvalgono anche della presenza di cori e tastiere: l’intenzione non è quella di stravolgere la natura di un lavoro che al contrario rimane saldo sui suoi binari stilistici, ma piuttosto di offrire ulteriori e leggere suggestioni che saranno gli ascoltatori a decidere se raccogliere, rielaborare o meno. Non mancano, a proposito di spunti, anche momenti dal sapore elettronico (“My Funeral”), che trasformano l’ascolto in una gabbia dalla geometria pulsante ed ipnotica, all’interno della quale i suoni vanno e vengono, quasi a sottolineare ulteriormente quel tema del ritorno così ricorrente nell’epica classica. Una delle parole chiave che descrive la natura intima di questo lavoro è infatti la nostalgia, e con essa il desiderio di tornare alla casa del corpo e dei sentimenti: nei momenti più ritmati ed intensi dal punto di vista degli arrangiamenti, infatti, si avverte un guizzo mediterraneo e lontano – quasi timidamente groovy – che davvero rende la malinconia degli Eternal White Trees un sentimento originale e postumo, una conseguenza amara di un tempo che ha saputo forse essere anche dolce.
L’accostamento tra cori eterei e la cruda geometria degli accordi sarà anche un artificio retorico abusato (“Waters”), e se poi ci aggiungiamo pure qualche goccia di pioggia e di growl non si fatica a comprendere una natura derivativa che in alcune tracce si espone forse con troppa forza, anche a discapito di quella sensibilità classica che una combinazione di personalità greche ed italiane potrebbe invece sfruttare per definire un nuovo approccio al decadente. “The Summer That Will Not Come” è in ogni caso un lavoro che porta a casa brillantemente una serie di risultati per nulla scontati: per prima cosa, il trio formato da Evangelou, Billè e Tilenni rivela un affiatamento notevole, un’unità di intenti che rappresenta un ingrediente imprescindibile quando l’architettura del genere richiede un bilanciamento precario e per questo così tristemente godibile. In seconda battuta, ci sono diversi momenti nei quali si avverte la volontà di portare sul disco quell’anima mediterranea che, anche in virtù della provenienza dei musicisti, merita di essere valorizzata con personalità e convinzione ancora maggiori. C’è insomma un mix di risultato e potenzialità che affascina, culla e porta a guardare il futuro con radiosa, o se si preferisce radiosamente decadente, speranza.

Etichetta: My Kingdom Music Anno: 2023 Tracklist: 01. It Comes The Rain 02. Ravens Lady 03. Reasons 04. Waters 05. The Butterfly And The Hurricane 06. My Funeral 07. The Summer That Will Not Come 08. Flawless Sito Web: facebook.com/eternalwhitetrees |