Potremmo limitarci a ricoprire di lodi un gruppo che ne ha ricevute già fin sopra i capelli, ma andremo oltre.
Dal Regno Unito, gli Esoteric sono universalmente noti per rispondere al dilemma perenne se veramente la ricerca della melodia e della tecnica ad ogni costo sono gli unici metodi per reinventare un macrogenere dato per morto e sepolto da decenni. Facenti parte della frangia più sporca del funeral doom, fin dal loro debutto, “Epistemological Despondency”, il loro percorso li ha portati ad essere definiti degli idoli da tenersi stretti fino alla morte da molti dei loro ascoltatori. Stiamo parlando di un doom estremamente lento, basato su 4/4 semplici ma pachidermici, arrangiamenti a multi-tracce con 3 chitarre e tastiere (usate a turni) in grado di tirare fuori rumori sgradevoli e psichedelici allo stesso tempo conditi con growl e scream assassini. Come se non bastasse, quasi tutti i loro album in studio si articolano su due CD dalla durata di circa 50 minuti ognuno: più che pubblicazioni, sono colossi, anche grazie al lavoro di produzione del frontman Greg Chandler (a sua volta ingegnere del suono e produttore di centinaia di lavori a partire dalla seconda metà degli anni 90).
La sola “Descent” basterebbe a riassumere il disco: ritmi estremamente lenti, distorsione, voce death e riverbero oltre ogni misura, effettistica psichedelica, qualche trucco per arrestare le dinamiche e una coda epica in La maggiore con assoli di chitarra, per un totale di 27 minuti che scorrono come fossero la metà: tuttavia, la stessa canzone lascia presagire una maggiore attenzione per la melodia, come indicato dai due precedenti album, cosa che troveremo a volontà anche qui. “Rotting in Dereliction” è molto più veloce, poiché include palm-muting di chitarra e addirittura qualche blast-beat. La terza traccia continua dove la precedente finisce, essendo una strumentale ambient dal tocco ritualistico. Il secondo disco parte con “Consuming Lies“, che è essenzialmente un brano Esoteric in tutto e per tutto, dai breakdown alla sezione più calma a metà dalla fine: le altre due seguono lo stesso schema.
In definitiva, è chiaro che “A Pyrrhic Existence” è tutto tranne che un fallimento. Non ci sono vere e proprie novità e il sound lento e atmosferico risulta un po’ pesante a lungo andare, ma per il resto gli Esoteric non fanno nulla di sbagliato. Sarà il fatto che il funeral è un genere già di per sé molto eccentrico e poco praticato, ma finché verranno pubblicati album come questo, si può dire che sia quasi in ascesa libera. L’attesa di otto anni dopo “Paragon of Dissonance” è stata pienamente ripagata, e fino agli altri prossimi otto la longevità di questo album sarà messa alla prova.
Etichetta: Season of Mist Anno: 2019 Tracklist: 01. Descent 02. Rotting in Dereliction 03. Antim Yatra 04. Consuming Lies 05. Culmination 06. Sick and Tired |