Martiria: Epic Metal Biblico – Intervista

Le song di ‘The Age Of The Return’ sono legate ad un concept, o meglio, trattano tutte di episodi fra i più significativi ed epici della Bibbia. Vuoi per cortesia approfondire ogni singola traccia dal punto di vista lirico?

Andy: “Ciao Leonardo, direi che per questa prima domanda non posso far altro che lasciare la palla a Marco.”

Marco: “Ogni singola traccia? Wow, bella domanda… tenterò di essere quantopiù sintetico possibile. Che è difficile, perchè normalmente sono piuttosto logorroico.

‘In A Cry In The Desert’ si parla di Giovanni Battista. Ora, il Battista è una figura complessa, si ritirò nel deserto una ventina d’anni prima della venuta di Cristo per annunciarne l’avvento. Nel deserto si nutriva di locuste e miele e raccoglieva schiere di fedeli che battezzava e con i quali si arrabbiava moltissimo quando questi lo scambiavano per il figlio di Dio. Era un uomo estremamente cocciuto, se non lo fosse stato, forse Erode non lo avrebbe fatto arrestare e forse non avrebbe perso la testa (in senso fisico!) per la figlia di lui, Erodiade.

‘Misunderstanding’ è invece la cronaca di un incontro, forse il più significativo incontro di tutti i tempi: quello fra Pilato e Cristo. In effetti, Cristo quasi ignora Pilato, forse lo vede soltanto come un indifferente strumento del destino. Pilato, dal canto suo, preoccupato solo di non avere guai con Roma, non capisce cosa stia succedendo nè chi sia quell’uomo davanti a lui. Lo si potrebbe definire un politico dagli orizzonti molto limitati!

‘The Giant And The Shepherd’, ovvero Davide contro Golia. Questa è una storia che mi è sempre piaciuta molto, e nella nostra versione tutto ruota attorno ad un tema: l’impossibilità di scegliere il proprio destino che resta legato al caso, alla fatalità. o forse, al volere di Dio. Andiamo avanti?

‘Exodus’ ci presenta un Mosè stanco, che esita al limitare del deserto. Come a dire che, a volte, è più facile dividere le acque del mare che pagare il prezzo delle proprie decisioni, specialmente se questo prezzo ricade sulle spalle di chi crede in noi… Alla fine, “it’s always just a matter of faith”.

‘Regrets’ mi piace moltissimo, del resto è un classico: le ultime ore di Giuda, ed a tutti gli autori piace rivisitare i classici, no?

Poi abbiamo ‘The Cross’ che è un po’ il cuore dell’album, la nostra versione della passione di Cristo. Una specie di canto corale in cui si mescolano paura, dolore e ricordi e dove le voci dei protagonisti si sommano a quelle della folla che deride i condannati. Un crescendo che trova il suo apice nel momento finale, dove la morte coincide con il perdono. Il supremo sacrificio nel momento del massimo dolore.

Con ‘So Far Away’, in un certo senso, torniamo in Patria, cioè a Roma, dove troviamo Pietro imprigionato ed in attesa di essere condannato a morte. Ho cercato di immaginare come possa affrontare la morte un uomo anziano, sicuro di aver pienamente compiuto il proprio destino. Il testo è malinconico e le scene sono volutamente annebbiate, così come possono essere i ricordi di un vecchio. Okay, siamo quasi alla fine…

‘Hell Is Not Burning’ è una visione epica di Andy, cui io ho associato un’immagine: angelo e diavolo aggrappati l’uno all’altro in un abbraccio mortale. Da ascoltare per capire!

‘Memories Of A Paradise Lost’, invece, è un racconto allegorico in musica. Si parla della Genesi, ovviamente, ma anche di dolore… e d’amore. In un certo senso, anche ‘Revenge’ è una canzone d’amore. Ma qui si tratta di amore tradito, orgoglio e vendetta. In una parola: Sansone e Dalila! C’è una certa quantità di misoginia strisciante nel testo, ma non è mia – giuro! – è Sansone che parla!

‘The Age Of The Return’, ovvero l’Apocalisse. Quale altro tema poteva concludere l’album? Ma attenzione, perchè l’Apocalisse non è la fine, è un nuovo inizio. Il ritorno dell’età dell’oro dopo il sacrificio e la purificazione. E questo è quanto!”

I testi li ha scritti tutti Marco, un poeta. Puoi specificare qual’è stato il peso della sua collaborazione? Cosa ha prodotto in passato?

Andy: “Si, la collaborazione con Marco è nata circa due anni e mezzo fà, prima della stesura di ‘The Eternal Soul’, fino ad ora l’ apporto di Marco è stato indispensabile per un progetto come quello dei Martiria, fin dal momento che ho dato nuova linfa a questa band, avevo intenzione di non trascurare assolutamente il lato dei testi, volevo che fossero parte importante del progetto, cosi mi rivolsi a lui. Marco ha la capacità di calarsi in realtà a lui del tutto sconosciute e di assorbirle fino a farle proprie, in questo modo è riuscito a lavorare sulle liriche dei nostri brani senza troppe indicazioni, ora come ora, quando parliamo e ci confrontiamo su un tema da trattare, già sa dove deve andare a parare. Per ciò che riguarda il suo passato, penso che lui possa dirti di più.”

Marco: “In realtà, nonostante siano parecchi anni che scrivo, la mia produzione per così dire "letteraria" è piuttosto limitata. Una selezione di quel che ho scritto in versi è online sulla mia homepage – non indico nessun link perchè, per chi fosse curioso, basta impostare una semplice query in un motore di ricerca. Sul sito ci sono cose buone ed altre un po’ più datate. I racconti invece, una quindicina in tutto, sono sparsi per il web. In parte sono anche stati pubblicati sulla rivista Progetto Babele – che ho fondato e dirigo – o sulle altre riviste letterarie con cui collaboro saltuariamente. Lo stesso vale per le recensioni e gli articoli di critica. Se mi si concede di rubare un po’ di spazio ai Martiria, posso buttare lì una piccola novità: ho iniziato a scrivere un romanzo. Se riuscirò mai a terminarlo, è un altro paio di maniche!

Scrivere per i Martiria, però, è un’altra cosa. Vuol dire trasformare in parole le immagini cui Andy ha già dato forma attraverso la musica, ovvero conciliare l’esigenza di raccontare una "storia" con quella di rispettare tempi e ritmi della melodia. E tutto questo in una lingua che, per quanto mi sia famigliare, non è la mia! Possiamo definirlo un esercizio stimolante, come un cruciverba particolarmente ostico, oppure, volendo essere meno formali, una gran faticaccia… Ma posso garantire che è una fatica che svanisce di colpo nel momento stesso in cui Andy mi fa ascoltare per la prima volta i pezzi finiti e magistralmente interpretati da Rick!”

Dai testi si potrebbe intuire un evidente interesse per tematiche "white metal"; siete cristiani? Ritenete di comporre epic metal cristiano in linea con gruppi come Lordian Guard o Madd Hunter?

Andy: “La tua domanda è molto complessa. Personalmente mi sento cristiano in quanto credo in Dio, ma sicuramente non mi considero un cattolico, in quanto non pratico e non nutro molta stima nell’ istituzione ecclesiastica, ma rispetto assolutamente coloro che seguono questi insegnamenti. Proprio per questo è stato molto difficile scrivere e creare un disco come "The Age of the Return", ma per questo motivo è stato molto più interessante e intrigante. Conseguentemente, non credo che possiamo definirci una "white metal band", anche perchè oggi abbiamo trattato tematiche sulla Bibbia , domani…chissà.”

Perchè avete scelto, come immagine di artwork, il famoso dipinto di Raffaello Sanzio ‘San Michele e il Diavolo’?

Andy: “Avevamo bisogno di una cover che rappresentasse appieno quel che il disco conteneva musicalmente, bene, il dipinto di Raffaello oltre ad essere oggettivamente bellissimo, rappresenta interamente i concetti, l’ epicità, l’ energia, il sentimento che volevamo infondere nel CD.”

Che mi dici della presenza in line-up del leggendario Rick Anderson? Come siete riusciti ad averlo con voi? Perchè hai fatto questa scelta invece di optare per un singer italiano?

Andy: “Ho provato a contattare qualche singer italiano all’ epoca, ma nessuno rientrava nei canoni che cercavamo, ci sono moltissime copie di grandi singer (Halford, Adams, Dio, etc.) anche con doti vocali eccellenti, ma nessuno (da me incontrato) con personalità e con spiccata sensibilità musicale…spesso e volentieri sento cantanti bravissimi ma molto superficiali musicalmente… quella non è buona cosa. In Rick abbiamo trovato il top dei top, oltre al discorso eccitante per il fatto che è stato singer della band che amo di più, Rick è la personalità e l’ espressività fatta cantante! Naturalmente questo rimane il mio parere. E’ stato proprio Bill Tsamis a metterci in contatto, Rick poi ha ascoltato alcuni nostri demo ed è stato molto contato di partecipare al nostro progetto.”

Conosci gli italiani Adramelch che sfornarono alla fine degli anni ’80 un album di epic oscuro e profondo per certi versi assimilabile al vostro e che ora stanno per tornare sulle scene con un secondo lavoro?

Andy: “Sì, alla fine, a forza di sentirci associati a questa band mi sono un pò documentato, e devo dire che sono veramente forti, ma credo che siamo due bands abbastanza diverse. Comunque sono in attesa di ascoltare il loro nuovo album che dai samples sembra essere molto bello!”

Quanto ritieni sia importante il bagaglio lasciato da Warlord, Manowar e Candlemass nella vostra musica?

Andy: “Molto importante. Non posso negare il fatto che per molti anni ho ascoltato la loro musica, e l’ ascolto ancora. Sono affascinato dallo stile di Tsamis unico, melodico, malinconico e potente, ma mi piace molto anche la semplicità di Ross the Boss è molto diretto, come tutte le atmosfere dei Candlemass, pesanti e teatrali.”

Andy, che genere di studi hai effettuato per suonare il tuo strumento? Che mi dici dell’utilizzo del liuto?

Andy: “Ho cominciato a suonare la chitarra all’ età di 14 anni, prendendo un paio di anni di lezione da un privato, da lì in poi completamente autodidatta. Diciamo che tutto ciò che posso suonare si limita a ciò che la mia passione mi permette di fare, non mi metterò mai sul piano della tecnica con nessuno, non posso permettermelo, ma credo che la tecnica non sia tutto… o meglio sarebbe tutto se uno riesce a sfruttarla comunicando ed esprimendo qualcosa…ma sinceramente in questi ultimi tempi di musicisti espressivi con grandi doti di personalità e musicalità non ne sento più. Purtroppo! Comunque tornando a me, ho approfondito la chitarra studiando principalmente i riff di Tony Iommi, Brian May, Randy Rhoads, Jake E. Lee, e soprattutto Bill Tsamis dal quale sono rimasto poi, in un certo senso, folgorato!… il suo modo di suonare è più che singolare usa una tecnica molto particolare,spingendo molto sui rivolti che danno una ricchezza ed armonia incredibile ai suoi riff. Per ciò che riguarda il liuto, anche lì autodidatta, l’ interesse per questo strumento deriva dall’ amore per la musica antica.”

E’ stato difficile lavorare con un coro come l’Operton per l’album? Come vi siete organizzati?

Andy: “No , non particolarmente difficile. Grazie al Maestro Mauro Marchetti che ha fatto da tramite sono riuscito a comunicare le mie intenzioni ai ragazzi del coro, che tra l’ altro pur essendo molto bravi sono molto giovani di conseguenza il messaggio da me lanciato era presto assimilato e "riprodotto”!”

Pensate di effettuare date live o il vostro resterà un progetto in studio?

Andy: “Ho risposto molte volte a questa domanda, che dirti di più, speriamo ci sia la possibilità di potersi esibire dal vivo, per ciò che ci riguarda siamo sempre disponibili a parlarne.”

Che mi dici dell’attività con l’altro tuo gruppo, i Dunwich? CHe legami ci sono con i Martiria?

Andy: “Con i Dunwich è stato un bel periodo…Arezzo Wave, 2 dischi e tante altre cose, con loro ho avuto ancor di più la possibilità di apprezzare le sonorità medievali e celtiche… sono ancora in contatto con Claudio Nigris so per certo che è al lavoro su una dozzina di brani… chissà magari in futuro li produco!”

Dalla profondità dei temi trattati, anche con serietà, da i tuoi due gruppi, emerge una volontà di approfondita e di non affrontare mai nulla con superficialità. Quali sono quindi le tue letture preferite e i tuoi autori preferiti in tal senso (quasi sicuramente Lovecraft…)?

Andy: “Sicuramente non affrontiamo nulla con superficialità, è una cosa che facciamo con passione, non potremmo mai affrontarla con superficialità. Per ciò che concerne le letture… hai fatto centro con Lovecraft per ciò che riguarda il periodo Dunwich, ora non ho molto tempo per leggere a dirti la verità, ma per quel poco che posso prediligo libri storici filosofici o religiosi, da Churchill, a Erasmo da Rotterdam, a Platone, ecc.”

A te l’ultima parola…

Andy: “Grazie Leonardo per la possibilità di poter comparire sul vostro portale, un saluto a tutti i vostri naviganti, Stay Heavy!!!”

Leonardo Cammi

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Bibliotecario appassionato a tutto il metal (e molto altro) con particolare attenzione per l’epic, il classic, il power, il folk, l’hard rock, l’AOR il black sinfonico e tutto il christian metal. Formato come storico medievalista adora la saggistica storica, i classici e la letteratura fantasy. In Metallus dal 2001.

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