Recensione: DCLXVI: To Ride, Shoot Straight and Speak the Truth

Quando si pronuncia il nome Entombed, un immaginario di atmosfere crepuscolari, orrorifiche e malefiche viene evocato nelle mente di ogni metallaro. L’aura oscura creata dall’ottimo esordio – “Left Hand Path” – della band di Stoccolma, infatti, è un vero e proprio marchio di fabbrica che da sempre accompagna i nostri. Se con il successivo “Clandestine”, però, gli Entombed consolidavano la loro proposta musicale – un robusto e marcio Death Metal di matrice scandinava – con la pubblicazione di “Wolverine Blues” segnavano la prima importante svolta nella loro carriera: l’anima Rock ‘n Roll contamina l’approccio compositivo del combo, spingendoli verso lidi meno estremi.

Apprezzato e riconosciuto da tutti come uno dei punti più alti della discografia della band, “Wolverine Blues” lascia emergere l’attitudine più diretta e sfrontata degli Entombed, contribuendo a dare il La a un sotto genere ribattezzato, successivamente, Death & Roll. Senza freni e sempre pronti ad assecondare la propria inclinazione, i Nostri pubblicano nel 1997 “DCLXVI: To Ride, Shoot Straight and Speak the Truth”, album che accentua la vena Rock e segna un ulteriore cambiamento nel sound dei nostri.

Caratterizzato da composizioni brevi e immediate, “DCLXVI: To Ride, Shoot Straight and Speak the Truth” è un concentrato di groove e potenza all’interno del quale si stagliano la prova vocale di un Lars Göran Petrov ispirato e del batterista Nicke Anderson, che asseconderà poi questa inclinazione Rock con i suoi Hellacopters. È questa, infatti, la sua ultima prova tra le fila degli Entombed, e commiato più riuscito non poteva regalare ai suoi fan.

Dicevamo, dunque, quattordici canzoni suonate in maniera diretta, senza tanti fronzoli e con un’urgenza vicina a soluzione Hardcore. Dimenticate le imperiose accelerazioni degli esordi, il rifframa asfissiante e il drumming martellante, e lasciatevi conquistare da “Like This with the Devil”, dal mid-tempo roccioso “Somewhat Peculiar” o dalla conclusiva e folle “Wreckage”, Hard Rock suonato spingendo fortissimo sull’acceleratore e che, in parte, anticipa quello che Anderson ci farà ascoltare poi.

Estrapolare un brano a dispetto di un altro è operazione vana: l’intero platter, infatti, è pervaso dalla voglia di divertirsi e far divertire che rende “DCLXVI: To Ride, Shoot Straight and Speak the Truth” un disco fresco, dinamico e assolutamente valido. Primi del ritorno verso sonorità più familiari – “Uprising” del 2000 e “Morning Star” dell’anno successivo – gli Entombed danno alle stampe il controverso “Same Difference” (1998), album che segna un’ulteriore trasformazione del gruppo di Stoccolma. Prima di questo, però, la band consegna alle cronache un’ottima prova.

Pasquale Gennarelli

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"L'arte per amore dell'arte". La passione che brucia dentro il suo cuore ad animare la vita di questo fumetallaro. Come un moderno Ulisse è curioso e temerario, si muove tra le varie forme di comunicazione e non sfugge al confronto. Scrive di Metal, di Fumetto, di Arte, Cinema e Videogame. Ah, è inutile che la cerchiate, la Kryptonite non ha alcun effetto su di lui.

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