I festival estivi sono sempre un appuntamento interessante per valutare lo stato di forma di una band e ciò che essa offrirà ai propri fan nell’immediato futuro. Gli eventi open-air del 2006 sono stati archiviati da un pezzo e il periodo è certamente più adatto per iniziare i consueti dibattiti su quanto offrirà il palinsesto dell’anno corrente, ma ricordiamoci come durante le passate kermesse, anche i finlandesi Ensiferum abbiano saputo distinguersi, lasciando una buona impressione all’audience italiana. Trascorsi alcuni mesi e forti di un nuovo album (il buon ‘Victory Songs’), i vichinghi di Helsinki tornano a visitare il pubblico nostrano nella cornice del Transilvania Live.
Ad aprire uno show che si preannuncia davvero ottimo sono i Naildown, melodic-death metal band (con in più quel tocco di “- core” che sembra ormai entrato nel patrimonio genetico dei nordeuropei) anch’essa finlandese. Al nostro arrivo i cinque di Mikkeli sono già sul palco e riusciamo ad assistere solo ad una parte della performance. Peccato, perché i brani sembrano proprio concepiti per piacere al pubblico. Quello proposto dai Naildown è uno dei generi che va per la maggiore, ossia un death dal taglio graffiante e moderno (chi sta pensando agli In Flames ha visto giusto) con un occhio di riguardo per i passaggi melodici, refrain assimilabili e tanta energia. Un’energia che l’ensemble non fa mancare nemmeno un attimo mentre è sul palco, riscuotendo approvazioni da parte degli astanti. Si direbbe che i Naildown siano una di quelle band nate ad hoc per intrattenere, per nulla originali forse, ma con grinta da vendere.
A seguire troviamo i tedeschi Suidakra, senza dubbio una delle band mitteleuropee più produttive (se otto full-length in nove anni vi sembrano pochi…). Dopo il flop di ‘Command To Charge’ (2005), che vide il tentativo da parte dei nostri di offrire sonorità più moderne e assimilabili, eccoli ritornare con l’ottimo ‘Caledonia’ sui territori del viking più massiccio che tuttavia non esclude quel piacevole tocco di folclore e melodia. Questa sera il combo è in forma smagliante e sa bene ciò che il pubblico si aspetta. Via libera dunque ad un set compatto e carico di emozionalità, con il riffing serrato e le growling vocals di Arkadius Antonik a farla da padroni, coadiuvati dalla voce pulita dell’ottimo Marcel Schoenen. Tra i brani proposti citiamo ‘The Well Of Might’, la scheggiante ‘When Eternity Echoes’, ‘Signs For The Fallen’, la strumentale ‘Dead Man’s Reel (che mette in luce il virtuosismo di Marcel), ‘Dawning Tempest’, ‘Gates Of Nevermore’ e la folkeggiante ‘Morrigan’. Il set scorre senza un attimo di noia e gli stessi Suidakra, che a tratti appaiono increduli di fronte al calore dimostrato dall’audience meneghina, approfittano di ogni istante per mostrare il proprio affetto ai fan. E lo show si conclude con un coinvolgimento alle stelle.
Tanto che…non sarà facile per gli Ensiferum cancellare una performance così sentita dal pubblico e inizialmente, quando il buon Petri Lindroos irrompe al centro del palco con uno strano cappello da cow-boy, scappa qualche risatina. Ma la professionalità non manca agli Ensiferum e si sa che anche il look fa parte dello spettacolo. Ben presto il loro viking, che nel corso del tempo ha abbandonato i risvolti black/death per avvicinarsi a un più fruibile (ma tostissimo!) power metal di matrice europea, risveglia gli animi e invita tutti i presenti in un mondo di battaglie e magie. Petri, per quanto più concentrato su sé stesso rispetto ad Arkadius, si mostra un ottimo performer, irremovibile dalla sua posizione ma coinvolgente. Il resto della band svolge il suo compito con una buona attitudine, in particolare il bassista Sami Hinkka, che a giudicare dalle mille pose che assume, sembra divertirsi quanto gli astanti. Peccato invece notare come le tastiere della graziosa Meiju Enho restino per tutto il tempo in secondo piano, complici anche dei suoni non esattamente perfetti. Un maggiore spazio al suo strumento avrebbe giovato ulteriormente a dei brani che fanno leva sulla maestosità delle composizioni. Spazio questa sera a ‘Tale Of Revenge’, ‘Windrider’, ‘One More Magic Potion’, la divertente ‘LAI LAI HEI’, la rutilante ‘Athi’ e ‘The New Dawn’ (entrambe da ‘Victory Songs’, che sarà giustamente la release discografica più omaggiata). Dopo la prima finta uscita, la band torna sul palco per eseguire la suite ‘Victory Song’, accolta positivamente nonostante la sua lunghezza favorisca un pizzico di noia, poi ancora le anthemiche ‘Iron’ e ‘Battle Song’, la canzone scelta per salutare l’audience meneghina.
Ha così termine una serata piacevole che ha visto protagonisti la potenza del metal e il sapore antico del folk.