La rock band Bride dei fratelli Dale e Troy Thompson. Il greco Joshua Perahia, uno dei chitarristi più veloci al mondo. O ancora gli americani Bloodgood, che con i loro atteggiamenti fecero arrabbiare le frange più intransigenti dell’estremismo religioso. Voglio dire, ci sono molti modi per giustificare la realizzazione e la commercializzazione di un album di cover, ed uno di questi è sicuramente quello di far conoscere brani ed autori che – almeno a certe latitudini o presso certi canali – hanno goduto di minore visibilità. Se poi ci mettiamo un’esecuzione brillante, una produzione eccellente e la provenienza dell’album in questione da un territorio a noi lontano, come il Brasile, ecco che l’idea di recensire “Back To The Past” ha preso una forma che con la pubblicazione di questo articoletto doveva pur trovare un qualche sfogo. Chi sono innanzitutto i Dynasty Of Metal? Non certo dei pesi piuma, come diceva Walter Sobchak ne Il Grande Lebowski: la band di Nova Lima è infatti attiva dal 1996 con l’intenzione di proporre una NWOBHM with a latin swing, un proponimento interessante che li ha portati ad esibirsi con successo non solo sul vasto territorio nazionale, ma anche in altri stati sudamericani come Argentina, Bolivia, Peru, Ecuador e Cile, tutti peraltro caratterizzati da una passione diffusa per rock ed heavy metal. Nel corso degli anni sono poi arrivati la pubblicazione di tre album tra il 2004 ed il 2017, la registrazione di singoli ed EP e, finalmente… quella pandemia che al Brasile ha fatto pagare un prezzo altissimo. Messi di fronte alle ristrettezze ed all’isolamento, i Dynasty Of Metal hanno così deciso di sfruttare tutta la straniante particolarità del periodo per stendere una lunghissima lista di brani – sedici, per la precisione – che hanno influenzato la carriera dei membri, cogliendo anche l’occasione per inserire una canzone originale ed inedita (“Everlasting Life”) a chiusura dell’album.
Pubblicato in sole cinquecento copie da Roxx Records, etichetta californiana specializzata in musica cristiana e di messaggio positivo, “Back To The Past” è un tour de force di oltre un’ora che non solo regala l’occasione di ascoltare una formazione tecnicamente davvero notevole, ma che incuriosisce – come anticipato in apertura – per la composizione della propria tracklist. Accomunate da una realizzazione che richiama il power tecnico e brillante che in Brasile fanno da sempre molto bene, queste tracce di christian metal di matrice statunitense portano o riportano all’attenzione sia band conosciute, come Stryper ed Impellitteri, sia realtà che personalmente ho potuto apprezzare per la prima volta. L’apertura affidata a “Beat The System” dei Petra meriterebbe da sola l’esiguo prezzo di dodici dollari richiesto per l’acquisto del compact disc: anche decidendo di ignorare le altre sedici tracce, infatti, si porterebbe a casa una versione pirotecnica di una canzone che già nel 1984 era bella di per sé. Il collettivo formato da Nahor Andrade (voce), César Martins (chitarra), Filipe Otávio (chitarra), Tiago Sieg (basso) e Geovani da Cruz (batteria) rivela una forma ed un affiatamento invidiabili, e proseguire nell’ascolto della scaletta – senza indugiare troppo sulla straripante verve ritmica della prima traccia – è difficile ma doveroso. Per fortuna ogni canzone è interpretata con lo stesso livello di coinvolgimento e tecnica, al punto che intuire la passione dei cinque brasiliani per l’heavy ed i mille modi nei quali è possibile reinterpretarlo diventa una mera questione di formalità: “The Rock That Makes Me Roll” degli Stryper, tanto per fare un esempio, è una perla di metà anni ottanta che i Dynasty Of Metal rivitalizzano con chitarre esuberanti, drumming implacabile ed un cantato, quello di Andrade, che può estendersi da graffiante a semi-acuto con la facilità degli interpreti duttili che tanto piacciono alle case discografiche.
Che si tratti di offrire uno spettacolo avvolgente e grandioso (“Only Yesterday” dei Joshua), un assalto thrash in piena regola (“Ark Of Suffering” dei Tourniquet e “Web Of Fire” dei Mortification, entrambe decisamente credibili), una dose liberatoria di heavy bello ignorante (“Lost Soldier” dei Recon, “No Time To Run” dei Barren Cross) o ancora un episodio dal sapore più melodico e soft (“Out Of Love” dei Bloodgood), la band dello stato del Minas Gerais dimostra una capacità spiazzante di rendere tutto facile, elastico, luminoso e divertente. Capacità che si estende all’esecuzione tiratissima di un brano – in spagnolo – degli argentini Boanerges e di “Everlasting Life”, l’originale che chiude la raccolta e che con la sua eleganza rappresenta una specie di personale firma in calce. Se poi ci aggiungiamo la positività del messaggio, che nella maggior parte dei casi trascende la chiara sensibilità religiosa alla base di questo progetto, l’appeal dell’album può dirsi di peccaminosa attrattività e finalmente completo.
“Back To The Past” è forse tra le migliori collezioni di cover che mi siano mai capitate tra le mani, o insinuate dentro le orecchie, capace di portare una gioia che attraverso le robuste sonorità del metal (“Too Late For Living” l’hanno incisa i Saint nel 1988) si fa ancora più potente ed irresistibile. E non solo, perché questo disco è anche una lezione di vita tra le più noiose e banali e per questo giustamente ignorate: mai lasciarsi ingabbiare dal pregiudizio, perché niente è più metal del continuare a chiedere ed esplorare.

Etichetta: Roxx Productions Anno: 2023 Tracklist: 01. Beat The System (Petra) 02. The Rock That Makes Me Roll (Stryper) 03. Only Yesterday (Joshua) 04. He Died (Sacred Warrior) 05. Too Late For Living (Saint) 06. Lost Soldier (Recon) 07. Ark Of Suffering (Tourniquet) 08. Weapons Of Our Warfare (Deliverance) 09. Out Of Love (Bloodgood) 10. Psychedelic Super Jesus (Bride) 11. Without Your Love (Whitecross) 12. No Time To Run (Barren Cross) 13. Eye Of Hurricane (Impellitteri) 14. Long Live The King (Narnia) 15. Web Of Fire (Mortification) 16. Boanerges (Boanerges) 17. Everlasting Life Sito Web: facebook.com/DynastyofMetal |