A distanza di pochi mesi dall’ultima apparizione in Italia, e più precisamente lo scorso 20 luglio al Carroponte di Milano, i Dropkick Murphys sono tornati a infiammare gli animi dei loro fan per un’unica data al Palazzo del Turismo di Jesolo, rinomata località balneare in provincia di Venezia, che per l’occasione ha visto accorrere un nutrito e variegato numero di adepti della band.
JESSE AHERN
Ad aprire le danze è toccato come l’ultima volta al cantautore e one man band di Boston Jesse Ahern, che puntualissimo alle 19:45 è salito sul palco imbracciando la sua fidata chitarra. Per il breve tempo a disposizione ha intrattenuto i presenti con una miscela di folk rock molto intrigante e convincente, che ha fatto breccia all’istante, grazie a brani dalla forte presa e dal grande pathos.
THE RUMJACKS
Dopo un rapidissimo cambio palco è stata la volta dei The Rumjacks. La folk-punk band di Sydney è in perfetta forma e si entra proprio nel vivo della serata grazie al loro set, composto da brani dal ritmo festoso e allegro che fanno ballare davvero tutti. Vengono estratti ben quattro pezzi dall’ultimo lavoro “Hestia” del 2021, come la title track, “Through These Iron Sights”, Light In My Shadow” e la ritmata e vivace “Bullhead”, che dal vivo acquisisce ancora più grinta e corposità. Purtroppo il tempo è tiranno e dopo poco più di trenta minuti la band si congeda tra gli applausi di un pubblico sempre più divertito e caloroso.
PENNYWISE
Poi è la volta dei Pennywise, band di punta della scena melodic hardcore punk mondiale, che entra sul palco scatenando da subito una grande ovazione e l’inizio costante di crowd surfers e del pogo che man mano diventa sempre più continuo. Il gruppo ha una grandissima esperienza live e questo si vede e soprattutto si sente e sa perfettamente come tenere in pugno gli spettatori. Mattatore della serata è il cantante Jim Lindberg, che scherza costantemente con il pubblico, lo coinvolge facendolo scegliere un brano da suonare tra uno dei Bad Religion e uno dei Minor Threat, e a sorpresa questi ultimi hanno la meglio. Afferma anche che non importa affatto se i presenti sono fan di Jesse Ahern, dei The Rumkjacks o dei Dropkick Murphys, lui considera tutti, compresi i fan, un’unica famiglia ed è proprio il clima di aggregazione e di massimo rispetto che si respira all’interno del palazzetto che rende il loro set vincente.
DROPKICK MURPHYS
Alle 22.30 si abbassano le luci e la festa continua con i travolgenti Dropkick Murphys. Il palco è allestito con due altari corredati da candele e con la consueta pedana che divide il pit in due per permettere al cantante di avvicinarsi alle prime file. La band ha da poco pubblicato un nuovo lavoro intitolato “This Machine Still Kills Fascists”, album composto sui testi di Woody Guthrie e come è logico che sia è qui anche per promuoverlo e per far assaporare le nuove composizioni in veste live. Spiccano le versioni di “Two 6’s Upside Down” e “The Last One” dove Al Barr (il frontman) afferma con orgoglio di stare sempre dalla parte della classe operaia. Ovviamente il gruppo sciorina uno dopo l’altro anche tutti i classici, brani che vengono accolti da un entusiasmo sempre più crescente. E’ praticamente impossibile rimanere fermi sulle note di “The Boys Are Back”, “Johnny I Hardley Knew Ya”, “The State Of Massachussets” e lo stage diving diventa davvero continuo, tanto da mettere duramente alla prova la security. Tra gli oltre venti brani proposti non possono proprio mancare inni come “I’m Shipping Up To Boston” e “Rose Tattoo”, cantati all’unisono da tutti i presenti, mentre alla fine viene invitato Jesse Ahern a unirsi alla band per concludere lo show e prendersi gli applausi meritati. Un concerto questo dei Dropkick Murphys che è proprio una celebrazione dei valori dell’amicizia e della fratellanza e che, a dispetto del clima gelido, all’esterno ha scaldato i cuori di tutti i presenti.