Recensione: Drive

Album dopo album, passaggio dopo passaggio, un cambio di look dopo l‘altro, Anneke Van Giersbegen conferma di essersi distaccata di molto dai percorsi musicali con cui avevamo imparato a conoscerla e ad apprezzarla, e di avere seguito un sentiero molto più soft. “Drive” è un album brevissimo (non raggiunge i quaranta minuti di durata), di cui probabilmente non ci saremmo accorti se a cantarlo non ci fosse stata lei. Già, perché in quest’album, come del resto nei precedenti, è la voce di Anneke a fare da valore aggiunto, a fronte di una composizione non eccezionale e considerando che i brani migliori sono tutti concentrati nella prima parte dell’album.

L’unico pezzo strettamente imparentato con il metal in senso stretto è “Mental Jungle”, tutti gli altri si spostano decisamente verso un rock melodico più leggero e anche un po’ patinato, che ha il suo apice in “My Mother Said”, una ballad lenta e delicatissima, con un testo che inizialmente potrebbe suscitare qualche perplessità in quanto troppo semplice e che solo ad un ascolto ripetuto si fa apprezzare per la profondità dei suoi contenuti. Un brano che non è riuscito troppo bene è invece “Shooting For The Stars” che, nonostante un ritmo vivace, sfiora troppo da vicino il pop radiofonico e si dimentica in fretta. Tutt’altro discorso invece per “We Live On” e “Treat Me Like a Lady”, due brani energici e dinamici, in cui Anneke ha modo di mettere buona parte della sua grande personalità artistica e di dimostrare, ancora una volta, quanto sia eccezionale il suo timbro di voce. Anche la title track, nonostante un tema portante dal ritmo un po’ troppo “disco”, diventa una trascinante richiesta di libertà. In sostanza, “Drive” non è un disco straordinario per via di qualche lacuna strutturale, ma per fortuna la totalità delle doti di Anneke in sede di esecuzione riescono a far splendere anche questo lavoro.

Anna Minguzzi

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E' mancina e proviene da una famiglia a maggioranza di mancini. Ha scritto le sue prime recensioni a dodici anni durante un interminabile viaggio in treno e da allora non ha quasi mai smesso. Quando non scrive o non fa fotografie legge, va al cinema, canta, va in bicicletta, guarda telefilm, mangia Pringles, beve the e di tanto in tanto dorme. Adora i Dream Theater, anche se a volte ne parla male.

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  1. arturo de arturis

    Mental Jungle un pezzo imparentato con il metal? In che modo????
    Secondo me è uno dei pezzi più brutti della carriera di Anneke, veramente pessimo.

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  2. arturo de arturis

    Poi scusate non capisco una cosa.. Leggendo la recensione sembra che l’album sia veramente pessimo:

    – “non ci saremmo accorti se a cantarlo non ci fosse stata lei”
    – “una composizione non eccezionale ”
    – ““Drive” non è un disco straordinario”

    Poi leggo il voto… 8????’ Ma il recensore critica il disco dall’inizio alla fine e poi gli dà un 8? Intendiamoci, per me l’album è veramente da 8, a me è piaciuto… Ma non capisco il criterio di giudizio adottato in questa rece…

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    • Anna Minguzzi

      Beh, il fatto che “Mental Jungle” sia più imparentato con un pezzo metal rispetto agli altri brani dell’album non vuol dire necessariamente che sia un bel pezzo; probabilmente ce ne sono di migliori in tutto “Drive”. Per quanto riguarda il voto, è dato in considerazione del fatto che, nonostante ci siano anche, e sottolineo anche, delle cose che non vanno, rimane comunque, complessivamente, un lavoro molto al di sopra della media. Del resto, anche considerando il tuo commento precedente, se “Mental Jungle” non ti è piaciuta e poi però daresti lo stesso un 8 a tutto il disco, sembra che la pensiamo allo stesso modo. 😉

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      • arturo de arturis

        Beh, Mental Jungle è l’unico pezzo che non mi è piaciuto. Non era x fare polemica, solo x capire 🙂 Leggendo la rece avevo capito che secondo te sono più le cose che non vanno.. ma forse non ho letto “tra le righe”.
        C’è anche da dire che quando si tratta di Anneke non riesco ad essere obbiettivo, mi piace anche il bistrattato “In your Room”, pensa te :)!

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  3. andpec

    Condivido il voto all’album (8) peccato che la recensione non rispecchi il voto, se la leggessi senza aver visto il voto mi aspetterei non più di 6,5.

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