La serata del 7 maggio per molti ha sancito ufficialmente il ritorno a un concerto dopo più di due anni di stop quindi, come si può immaginare, l’emozione era tanta. È stato bello ritornare a una location che ha sempre ospitato tanti artisti di un certo calibro e vedere finalmente la gente riunirsi in coda, con un bicchiere di birra in mano, per passare una serata all’insegna della musica e della condivisione.
Ad aprire le danze è Devin Townsend, che ha intrattenuto il pubblico per un’ora abbondante, interagendo con le prime file di fan che si sbracciavano in transenna per lui. Il momento più emozionante è stato sicuramente quando, durante “Deep Peace”, il pubblico, sia in parterre che negli spalti, ha acceso e ondeggiato le torce dei propri telefoni, simulando quello che si faceva un tempo con gli accendini durante i momenti più intimi di un concerto.
Poi si abbassano le luci, parte il motivetto inquietante di “Squid Game” e sul grande schermo dietro al palco vengono proiettate le nuove grafiche animate dei Dream Theater sulle note di “Super Strength (Invincible)”. Cresce l’hype della folla che inizia ad agitarsi, fino a quando si scatenano le urla di felicità che accompagnano l’ingresso in scena di Mike Mangini, seguito da John Myung, Jordan Rudess e infine John Petrucci. Partono le prime note di “The Alien”, che ha fatto vincere di recente un Grammy alla band, e ci raggiunge anche James Labrie, pronto a impugnare il microfono. Come ben sappiamo, il tour è principalmente incentrato sul nuovo album, “A View From The Top Of The World”. Ci si potrebbe aspettare che la maggior parte della scaletta sia composta da brani di questo disco, in realtà solo meno della metà, ovvero quattro su dieci, (sembrano poche, ma la durata complessiva si aggira attorno alle 2 ore) appartiene a quest’album. Oltre alla sopracitata “The Alien”, abbiamo anche il piacere di ascoltare “Awaken The Master”, “Invisible Monster” e l’omonima traccia, che ci ha regalato venti minuti davvero magici, forse grazie anche al connubio con i video alle spalle della band. Per quanto riguarda il resto della scaletta, non troviamo, inaspettatamente e forse per la gioia di alcuni, brani mainstream come “Pull Me Under”, “The Dark Eternal Night” oppure “The Spirit Carries On”. Al contrario, i veterani dei Dream Theater hanno finalmente l’opportunità di ascoltare brani che non vengono suonati dal vivo da un po’ di anni. Spiccano tra tutte “Endless Sacrifice”, che in versione live rende benissimo, e la conclusiva “The Count of Tuscany”, su cui i fan hanno cantato a squarciagola le ultime note prima di lasciare il palazzetto. Assolutamente gradita anche la presenza in setlist della celebre “6:00”.
Dai sorrisi e dagli occhi della gente che si è riunita al concerto dei Dream Theater si può davvero percepire quanto ci fosse bisogno di una serata del genere, dopo i due anni faticosi che abbiamo tutti vissuto. Per molti il concerto dei Dream Theater a Milano nel 2020 era stato l’ultimo prima della pausa forzata e quello di sabato sera, sempre a Milano,è stato il primo dopo la lunga assenza: il cerchio si è chiuso, sperando di esserci lasciati finalmente alle spalle i momenti più difficili. La band era in ottima forma e ha dato sfogo alle sue doti tecniche in una scaletta pensata per mettere proprio in risalto le lunghe parti strumentali che hanno reso famosi i Dream Theater. Nonostante ciò, sul palco non sono quella “band distaccata” che molti criticano, ma anzi negli ultimi anni hanno iniziato ad interagire molto di più con i fan e con un bel “grazie” da parte di Labrie, siamo tornati a casa stanchi ma contenti di essere stati finalmente di nuovo sotto palco a goderci una serata di puro metal.