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Dperd – Recensione: V

I Dperd, creatura nata dal sodalizio artistico tra il multi-strumentista Carlo Disimone e la vocalist Valeria Buono, tornano sul mercato discografico con il quinto album in studio, intitolato semplicemente “V”. Tagliato il significativo traguardo dei quindici anni di attività, i siciliani si confermano una realtà di settore di ottimo livello. Un occhio ben puntato su Dead Can Dance, Lycia, Cocteau Twins e anche The Cure (richiamati nei dialoghi tra chitarra e tastiera), i Dperd hanno elaborato comunque un sound personale, in bilico tra la darkwave più ricercata e malinconica, cantautoriale italiano e seduzioni pop, ma pop intelligente.

Come accennato, l’asse chitarra/tastiere costruisce le melodie portanti dell’album, spesso crepuscolari ma anche piacevoli all’ascolto, come dimostrano le delicate “Cercando Solitudine” e “Paura E Fede”, arricchita da intuizioni depechemodiane. Nel contesto entra alla perfezione la voce di Valeria, intensa e versatile (lo dimostra in particolare l’opener “Frenetika”, una canzone pungente che in più risveglia le influenze post-punk). La cantante è protagonista nei quattro brani che terminano con  – song -, sorta di intermezzi che sembrano creati apposta per esaltarne le doti e per fungere da spartiacque tra i vari passaggi umorali che distinguono le atmosfere dell’album.  A noi piacciono in particolare “I Believe In You Soung”, che, forse inconsciamente contiene un omaggio da parte di Valeria a Clare Torry e la dolce “But I Love You Song”, con un avvolgente sottofondo di tastiere cureiane.

I Dperd puntano su brani dalla struttura semplice ma accattivanti, pieni di malinconia ma non di tristezza. Il nuovo sigillo di un percorso artistico interessante e personale.

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