I tedeschi Downfall Of Gaia sono una vera e propria garanzia per quanto riguarda la musica estrema pensata e suonata in maniera particolare ed ispirata ad alti livelli: ulteriore conferma è data dall’ultimo “Atrophy”, su Metal Blade Records, un viaggio sonoro affascinante ed in grado di portare chi lo ascolta in un mondo parallelo, glaciale, che parte come black metal ma si rivela poi costellato di influenze che lo diversificano e lo rendono molto personale. Il cantante e chitarrista Dominik Goncalves dos Reis si è rivelato persona gentilissima con la quale parlare più a fondo dell’ultima opera del gruppo e quello che segue è il resoconto.
Ciao Dominik! Come va? E’ un piacere sentirti!
Ciao! Tutto OK! Sto bevendo un tè e mi rilasso fra un’intervista e l’altra: oggi si lavora sulla promozione…
Il vostro ultimo album ,”Atrophy”, è uscito di recente con ottimi feedback da parte del pubblico e della stampa: come presenteresti questo lavoro a chi non lo conosce e a chi non conosce i Downfall Of Gaia?
Penso che sia una release di black metal moderno, atmosferico e con molta melodia: il fulcro del disco è comunque l’essere diretto, accessibile a un po’ tutti coloro che ascoltano musica “pesante”. Forse è un lavoro più pesante rispetto ai nostri precedenti CD ma allo stesso tempo meno caotico, più omogeneo ed organizzato.
Vorrei parlare con te della copertina di “Atrophy” e di come avete scelto questo titolo.
Il tema principale del disco ruota attorno alla vita e alla morte degli individui, giorno dopo giorno, al continuo porsi domande da parte di ognuno riguardo la vita e allo scorrere del tempo: praticamente un concept che si dipana dalla nascita alla morte, quindi pensavamo che la parola “atrofia” calzasse alla perfezione perché alla fine della storia c’è la morte, quindi un’atrofizzazione della vita. Oltretutto cercavamo una parola singola, breve, secca e dunque pensiamo di aver fatto la scelta giusta. Per quanto riguarda la copertina, invece, abbiamo lavorato con Sascha, un nostro amico che lavora per la Written In Black: abbiamo lavorato con loro per ogni disco e stavolta abbiamo scelto la natura, lo sfondo migliore, che si può rompere come il vetro così come la vita, una metafora perfetta che rappresenta il disco, con gli aspetti negativi che sono coinvolti.
Avete un nuovo chitarrista, l’italiano Marco Mazzola (proveniente dai Caino): come siete entrati in contatto con lui e come vi trovate a lavorare insieme?
E’ grandioso lavorare con Marco: dovevamo suonare insieme alla sua band qualche anno fa in Italia e siamo rimasti in contatto: quando ha saputo che Peter (Wolff), il nostro precedente chitarrista, stava abbandonando il gruppo, mi ha contattato e ci siamo trovati per bere una birra insieme. Le birre sono diventate di più, abbiamo parlato un sacco e ci siamo trovati subito bene, che penso sia la cosa più importante se poi devi lavorare insieme. Marco è un bravo ragazzo ed un ottimo musicista: passeremo molto tempo insieme quindi logicamente va benissimo aver trovato uno come lui!
Vorrei approfondire il concept che hai già delineato, il tema principale di “Atrophy”.
E’ una storia che comincia dalla prima canzone “Brood”, la vita che comincia così come un viaggio che si conclude con “Petrichor”, l’ultima traccia del disco; è come una mostra con vari quadri che rappresentano dei momenti del ciclo vitale di una persona.
L’opening track, “Brood”, presenta varie influenze, tutte unite in maniera organica, di certo molto più che in passato: quali sono le vostre principali fonti d’ispirazione?
Oh, man, che domanda difficile… Tantissime, ma penso che noi tutti nei Downfall Of Gaia non ascoltiamo gruppi “alla moda” ma cose più disparate e che ci danno comunque emozioni: principalmente doom, sludge, post-rock. Se parliamo di bands ti direi Altar Of Plagues, Wolves In The Throne Room, Neurosis, Agalloch: comunque cose, come vedi, melodiche ed intense.
Avete girato il video per la canzone “Ephemerol” (una delle migliori del CD) con Martin Neumann: come sono state le riprese e farete altri video tratti da “Atrophy”, oltre a questo?
Stancante perché lo abbiamo fatto il giorno successivo al nostro rientro dal tour di agosto, lungo due settimane, che non è tanto tempo ma è stato molto intenso perché abbiamo dovuto guidare ogni giorno per tante ore: siamo tornati a casa alla sera e al mattino eravamo a girare il video, sebbene avessimo bisogno di un giorno di pausa perché eravamo veramente demoliti. Ci è piaciuto, comunque, perché conosciamo Martin e il mood era rilassato, nonostante la stanchezza: ovviamente siamo anche orgogliosi di ciò che è venuto fuori…
“Ephemerol II” è un intermezzo nel CD: è stata messa lì per dare più suspence o giusto per avere un pezzo strumentale?
Volevamo dare all’ascoltatore un attimo di respiro e, al tempo stesso, trovare un bel pezzo da inserire nel contesto della storia: è una canzone “triste”, che comunque crea un clima calma prima della title-track che invece fa proseguire il disco su binari più agitati fino alla fine.
Quanto avete impiegato per comporre e registrare questo CD?
Ho cominciato a scrivere in dicembre e finito a marzo: non tanto tempo ma intenso! Arrivavo a casa dal lavoro, imbracciavo la chitarra e componevo: tante sigarette, tanto caffè… E tanto stress perché volevamo comunque avere nuovo materiale per il 2016 quindi abbiamo dovuto darci una mossa: ci siamo riusciti, anche perché in studio abbiamo risolto tutto in una settimana e mezzo e per il mixaggio e il mastering un mese, alla fine.
L’ultima traccia, “Petrichor”, è forse la più estrema, divisa in due parti con quel pianoforte finale che segue la prima parte molto pesante: come è nata?
Era importante finire il disco col botto, senza rallentare: penso che ci siamo riusciti, con l’aggressività, piano a parte… E’ stata la prima canzone scritta con Marco: quando si è unito al gruppo il disco era praticamente già composto ma con lui abbiamo collaborato per “Petrichor”: il riff principale è farina del suo sacco, ce lo ha fatto ascoltare in studio ed è piaciuto subito a tutti noi.
Prossimi programmi per un tour?
Sì, stiamo pianificando e al momento posso dirti che seguiremo i Conan a marzo: spero si possa venire anche in Italia!
Dominik, è stato un piacere! Grazie mille e puoi lasciare un saluto ai fan italiani.
Grazie a te e a tutti voi di Metallus.it! Spero di vedervi ai nostri show e grazie per il supporto!