Melodie solari su tappeti di chitarra possente e tastiere possono far pensare, vista la nazione di provenienza (Finlandia) degli Altaria, all’ennesimo clone degli Stratovarious. Pur palesando delle influenze della band capitanata, dall’ormai imprevedibile, Timo Tolkki, il quartetto finnico non è una mera copia dei loro più illustri connazionali. Prima di tutto non si tratta di una band speed metal tout court, ma di una formazione di un più generico metal melodico, che fonde umori hard-rock, potenza e velocità dello speed, ma alternando pezzi più aggressivi come l’opener ‘Unchain The Rain’ ed il mid-tempo corposo ma di matrice Europe, ‘Discovery’, dove appare chiaro che le due punte di diamante del four-piece scandinavo siano il singer Taage Laiho e il chitarrista/tastierista Jani Limatainen, quest’ultimo abile nel costruire pezzi di una certa personalità, dove solismi tecnici, ma mai eccessivamente autoincensatori, riescono ad incorniciare brani che hanno di base la matrice heavy rock melodica con venature di sound americano, vista anche l’essenzialità della batteria di Smedjebacka, mai troppo invasiva o veloce. Ascoltando ‘Falling Again’ o ‘Divine’ ci si trova davanti a pezzi di vero e proprio class metal confezionati come un abito di alta sartoria per un cliente dalle idee chiare ed esigente, che ama la griffe data dalla voce limpida e calda di Laiho, il quale si destreggia benissimo tra mid-tempos di class metal solare e pezzi più aggressivi e veloci. Nulla di molto originale, viste le influenze palesi di certe linee vocali che si rifanno sia a Kotipelto ma anche a cose di Jeff Scott Soto (con i dovuti distinguo riferibili alla voce di Laiho). Palma di uno dei pezzi migliori a ‘Darkened Highlight’, assieme a ‘Divine’, grazie al bell’uso di tastiere ed hai cambi d’atmosfera. Ripeto, nulla di eccezionale, ma buona personalità, pezzi gradevoli e classe esecutiva. Non solo per gli amanti del genere.
Altaria – Recensione: Divinity
