Desaster – Recensione: Churches Without Saints

Se pur mai davvero in grado di raggiungere una visibilità in primo piano i tedeschi Desaster sono ormai una di quelle band definibili istituzionali per una ragguardevole fetta di amanti del metal più underground. Uno status che i nostri si sono conquistati a suon di album magari non epocali, ma sempre piuttosto solidi e d’impatto; lista alla quale aggiungere senza indugio pure quest’ultimo “Churches Without Saints”. Sempre fedeli alla collaudata miscela di thrash primordiale e black metal old school i Desaster riescono a regalarci qualche passaggio melodico che stempera la consueta aggressività e aggiunge atmosfera e varietà al loro sound, riuscendo così a non essere troppo monolitici e ripetitivi. Ecco quindi che a due tracce belle dirette e thrash oriented come “Learn To Love The Void” e “Falling Trinity”, segue una più lunga e strutturata “Exile Is Imminent”, che ben avvicina melodie oscure e riffing black/thrash. Non si tratta certo di una formula particolarmente innovativa, ma che si dimostra comunque efficace.

Nella title track si poi sente riemergere quel sound epico che la band mostrava in modo più marcato nelle prime uscite ed in effetti il ritmo rallentato, il riff oscuro ma melodico e i vocalizzi urlati riescono a creare con poche note un’atmosfera che riporta alla mente l’estremo anni novanta. Si tratta però di un brano piacevolmente atipico, perché nei successivi pezzi la band riprende a picchiare in modo abbastanza costante, raggiungendo con il riffing gelido e la batteria velocissima di “Primordial Obscurity” i confini del vero e proprio black metal di maniera. Proprio sul finire si torna invece all’epico con “Endless Awakening”, più vicina che mai al classcio viking metal, ma strutturata attraverso cambi di ritmo sempre azzeccati e magnifica nel battagliero crescendo finale.

Come avrete capito c’è davvero molta varietà tra le tracce di “Churches Without Saints” e i Desaster dimostrano ancora una volta di sapere come combinare al meglio gli elementi tipici dell’estremo e del metal più in generale, riuscendo a creare tre quarti d’ora di musica nella quale è davvero impossibile annoiarsi. Una bella riconferma.

Etichetta: Metal Blade

Anno: 2021

Tracklist: 01. The Grace of Sin 02. Learn to Love the Void 03. Failing Trinity 04. Exile is Imminent 05. Churches Without Saints 06. Hellputa 07. Sadistic Salvation 08. Armed Architects of Annihilation (In Clarity for Total Death) 09. Primordial Obscurity 10. Endless Awakening 11. Aus Asche
Sito Web: http://www.total-desaster.com

riccardo.manazza

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Incapace di vivere lontano dalla musica per più di qualche ora è il “vecchio” della compagnia. In redazione fin dal 2000 ha passato più o meno tutta la sua vita ad ascoltare metal, cominciando negli anni ottanta e scoprendo solo di recente di essere tanto fuori moda da essere definito old school. Il commento più comune alle sue idee musicali è “sei il solito metallaro del cxxxo”, ma d'altronde quando si nasce in piena notte durante una tempesta di fulmini, il destino appare segnato sin dai primi minuti di vita. Tra i quesiti esistenziali che lo affliggono i più comuni sono il chiedersi il perché le band che non sanno scrivere canzoni si ostinino ad autodefinirsi prog o avant-qualcosa, e il come sia possibile che non sia ancora stato creato un culto ufficiale dei Mercyful Fate.

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