Demons Down – Recensione: I Stand

Un fresco mix di talenti vecchi e nuovi. Lo presenta più o meno così questo l’album, l’etichetta Frontiers: dietro ai Demons Down, formazione fresca di battesimo, possiamo trovare infatti due musicisti desiderosi di farsi conoscere da una fetta sempre più vasta di pubblico come il cantante cileno James Robledo (Sinner’s Blood) ed il chitarrista italiano Francesco Savino (False Memories), accompagnati per l’occasione da autentici veterani della scena hard rock come il chitarrista Jimi Bell (House of Lords, Autograph), il batterista Ken Mary (House of Lords, Alice Cooper, Fifth Angel) ed il bassista Chuck Wright (Quiet Riot, House of Lords). Se quindi le premesse che stanno alla base del progetto Demons Down non si discostano più di tanto da quelle della classica band assemblata, che tanto ormai non siamo più dei verginelli e ci abbiamo fatto il callo, la contrapposizione e la tensione tra artisti di età ed esperienze differenti può costituire un elemento in grado di deviare dalla solita narrativa, e creare una bella tensione. Il frutto di questa impostazione è un disco che aspira a fondere la semplicità di un approccio hard (“Where Will Our Tears Fall”) con atmosfere che, per densità e pesantezza, richiamano chiaramente influenze di tipo più heavy.

Se Robledo si conferma un’ottima scelta per chiunque voglia affidarsi alle corde vocali di un cantante non eccessivamente graffiante, ma comunque di talento e sicura prospettiva, sono le elaborate orchestrazioni e la ripetitività dei riff, già a partire dalla title-track, a far apprezzare l’eleganza con la quale i Demons Down muovono tutti questi elementi, che di per sé sarebbero piacevolmente statici e pesanti. E sebbene questo stile non abbia probabilmente nulla a che fare con la composizione anagrafica del gruppo, la contrapposizione tra un’anima più aggressiva/briosa ed un’altra più dolce e contemplativa c’è tutta e, quando al servizio di una buona canzone, contribuisce a fare di questo quintetto qualcosa di facilmente riconoscibile. Certamente, come nel caso di particolari generi e sottogeneri che nobilitano oppure mortificano le arti, anche la via di mezzo sulla quale si attestano i Demons Down deve piacere: quella della canzone tutto sommato leggera ma interpretata con fare pesante, talvolta persino epico (“Disappear”), è una proposta che ha le stesse possibilità di suonare geniale, sperimentale oppure semplicemente irrisolta, a seconda che ci si voglia concentrare sulla narrativa intrecciata dai nostri, sulla copertina un po’ fuorviante del disco, sulla voce di Robledo o sull’interpretazione che vorremo dare alle forti presenze tastieristiche (“Down In A Hole”, il cui inizio mi ha fatto pensare a quando ci portavano in fila indiana nell’aula di scienze a vedere un Quark in VHS). Quello che appare sicuro è che nel suo incedere melodico e vischioso, “I Stand” non cattura l’eleganza degli House Of Lords né la spontaneità dei Quiet Riot, non potendo nemmeno contare su un singolo che lo avvicini – nemmeno lontanamente – ad una delle hit minori di Alice Cooper. Alcuni episodi manifestano più di altri le piccole mancanze figlie di un meccanismo indeciso ed ancora da oliare: la balladOn My Way To You” è troppo generica per un disco di debutto, “Stranded In The Middle Of Nowhere” è caruccia ma si spegne proprio al momento del ritornello ed in “Follow Me” si avverte ancora di più la mancanza di una direzione precisa, con suoni intermezzi ed arrangiamenti che sembrano uscire dalle casse in completa e primaverile anarchia.

Nonostante i cinquantuno minuti d’impegno ed i pregevoli assoli di Savino, i Demons Down devono ancora trovare il modo di far confluire tutte le loro idee in un risultato più coinvolgente e frizzante, che non solo faccia tornare i conti, ma possa anche aspirare alla costruzione di un percorso al quale valga la pena dare continuità. Le due fazioni presenti in formazione non raggiungono mai una chimica interessante, i contributi della sezione ritmica sono generalmente modesti, gli interventi di Alessandro Del Vecchio alle tastiere un po’ slegati dal contesto e così l’impressione che si sarebbe potuto fare di più comincia ad aleggiare dopo appena una manciata di tracce. Certamente il gioco delle diverse spinte sembra interessante e meritevole di essere ulteriormente esplorato in tutte le sue potenzialità, perché il ragionamento ha un senso ed una trasposizione musicale di un meccanismo retorico già visto funzionare altrove (al cinema, ad esempio) appare sotto molti aspetti promettente. L’auspicio però è che, alla seconda occasione, ci si concentri meno sugli equilibri in seno alla band e più su quanto, alla fine dei giochi, sarà offerto alle orecchie degli ascoltatori. Perché al di là delle parole e delle buone intenzioni, quello che conta è sempre e solo questo.

Etichetta: Frontiers Music

Anno: 2023

Tracklist: 01. I Stand 02. Disappear 03. Down In A Hole 04. On My Way To You 05. Where Will Our Tears Fall? 06. Book Of Love 07. Stranded In The Middle Of Nowhere 08. Follow Me 09. To The Edge Of The World 10. Search Over The Horizon 11. Only The Brave
Sito Web: facebook.com/demonsdown

Marco Soprani

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Folgorato in tenera età dalle note ruvide di Rock'n'Roll dei Motorhead (1987), Marco ama fare & imparare: batterista/compositore di incompresa grandezza ed efficace comunicatore, ha venduto case, lavorato in un sindacato, scritto dialoghi per una skill di cucina e preso una laurea. Sfuggente ed allo stesso tempo bisognoso di attenzioni come certi gatti, è un romagnolo-aspirante-scandinavo appassionato di storytelling, efficienza ed interfacce, assai determinato a non decidere mai - nemmeno se privato delle sue collezioni di videogiochi e cuffie HiFi - cosa farà da grande.

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