Aura – Recensione: Deliverance

Avevamo lasciato i campani Aura alle prese con il loro album di debutto, un lavoro un po’ controverso, la cui colpa principale era quella di essere troppo ispirato da altre band (Dream Theater e Genesis in primo luogo), e di lasciare troppo poco spazio all’inventiva personale. Evidentemente quasi tre anni di silenzio hanno fatto bene agli Aura, che hanno cambiato etichetta discografica e, pur continuando a suonare un prog metal complesso (che si complica ancora di più perché i brani sono uno attaccato all’altro), è evidente il loro sforzo di tracciare un percorso musicale personale.

Quello che si nota è che diminuiscono le influenze del prog metal contemporaneo, per lasciar spazio a un progressive più classico, dove le tastiere sono la chiave di volta che sostiene tutto il disco. Il concept che sta alla base di “Deliverance” parla di un viaggio ideale in Palestina, ed è l’occasione in cui Giovanni Trotta si conferma un valido batterista e un ottimo cantante, molto più a suo agio su linee melodiche classiche e su brani che tendono a ritmi pacati. A parte “Efraim”, che è un piccolo divertissement strumentale, gli altri brani si ergono come monoliti e richiedono un ascolto attento per coglierne tutti i dettagli. È soprattutto nella parte centrale che si trovano i momenti migliori: “The Eden’s Tree” e “The Bridge Of Silence” lasciano il segno non tanto per la loro complessità, quanto per la maggiore attenzione prestata a tutti gli strumenti e per l’originalità degli arrangiamenti. È un piacere constatare quindi che gli Aura sembrano avere trovato la loro strada, anche se potrebbe esserci ancora un ampio margine di miglioramento.

Voto recensore
7
Etichetta: Spider Rock

Anno: 2011

Tracklist:

01. The Arrival 8:20
02. In My Memories 6:17
03. Egypt's Call 4:46
04. The Eden's Tree 5:55
05. Efraim 2:01
06. A Candle's Dream 5:33
07. The Bridge Of Silence 6:00
08. The Glorious Day 6:51
09. The Last Stand 3:54
10. Resurrection 4:07


Sito Web: http://www.auraprog.it/

anna.minguzzi

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E' mancina e proviene da una famiglia a maggioranza di mancini. Ha scritto le sue prime recensioni a dodici anni durante un interminabile viaggio in treno e da allora non ha quasi mai smesso. Quando non scrive o non fa fotografie legge, va al cinema, canta, va in bicicletta, guarda telefilm, mangia Pringles, beve the e di tanto in tanto dorme. Adora i Dream Theater, anche se a volte ne parla male.

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  1. Alessio Dentis

    bellissimo. mi piacciono più loro dei Genesis…

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