Nuovo sigillo per i seminali Deftones, che con questo “Gore” pubblicano uno degli album più attesi dell’anno per tutti gli amanti delle sonorità alternative e che poco hanno a che fare con le mode passeggere, dalle quali il quintetto non è mai stato toccato.
Apertura in pieno stile mutevole, proprio del gruppo, fra rasoiate di chitarra, suoni liquidi ascrivibili alla new wave e l’interpretazione del singer Chino Moreno che in questa “Razors/Triangles” dimostra di essere il vero e proprio marchio di fabbrica grazie alla duttilità vocale; la vena grunge e acida viene fuori in “Acid Hologram”, pezzo dalla struttura più classica e con un mood strisciante che lascia lo spazio alla più violenta “Doomed User”, decisamente azzeccata e che vive in bilico fra la voce urlata e le chitarre tirate (ottima prova di Stephen Carpenter, mano felice su suoni ruvidi, come in questo caso, o nel caso ci sia da pennellare la tela del gruppo).
La voce camaleontica fa da collante nella nervosa “Geometric Headdress”, sottolineata dalla sezione ritmica Sergio Vega – Abe Cunningham, precisa e potente anche in questo brano: è la volta di “Hearts/Wires“ , gioiello dalla struttura sognante (reminiscenze Depeche Mode nella parte iniziale), melodico e che acquista vigore man mano pur rimanendo in un guanto di velluto. Piccolo calo di tensione creativa con “Pittura Infamante”, pezzo più linearmente heavy nel senso classico del termine, che viene seguita da “Xenon”, col suo riffing in ottave che traghetta verso la parte finale dell’album, dove si incontra subito la robusta title-track con le sue accordature ribassate a go-go e un sentore mood nelle partiture.
La collaborazione col chitarrista degli Alice In Chains Jerry Cantrell segna “Phantom Bride”, una stupenda composizione che vive di melodia, un vero e proprio diamante incastonato fra i pezzi di questo “Gore” e che è chiuso da una deriva noise carica di tensione distorta; chiusura affidata a “Rubicon”, ennesima prova di originalità e soluzioni ricercate, sintomo di una coesione invidiabile per il quintetto di Sacramento.
Da sempre portatori di ventate di freschezza e raffinata (anche quando l’elettricità prende il sopravvento) maestria, i Deftones riescono nuovamente a produrre un lavoro eccelso, in bilico fra atmosfere sognanti ed irruenza controllata, in grado di ammaliare e ripetere l’incantesimo ad ogni ascolto.
Voto recensore 8 |
Etichetta: Reprise Records / Warner Bros Anno: 2016 Tracklist: 01. Prayers/Triangles 02. Acid Hologram 03. Doomed User 04. Geometric Headdress 05. Hearts/Wires 06. Pittura Infamante 07. Xenon 08. (L)Mirl 09. Gore 10. Phantom Bride 11. Rubicon Sito Web: http://www.deftones.com |
Ottimo album per quelli che sono tra i padri del Nu Metal dopo un paio di album non all’ altezza.
Questi con Nu Metal hanno sempre avuto poco a che spartire. Al massimo i primi due album. Sempre stati ‘altro’ rispetto a merda come Korn, Limp Bizkit, Adema ed altre amenità oggi giustamente dimenticate. Immensi. Tra le band più interessanti nel panorama ‘heavy’ degli ultimi 20 anni, assieme a Neurosis, Tool, Isis e pochi altri.