Deep Purple: Live Report della data di Milano

Un Filaforum colmo all’inverosimile accoglie con un boato l’ingresso in scena dell’Orchestra Filarmonica Rumena diretta da Paul Mann. Alcuni istanti più tardi è Jon Lord a fare gli onori di casa ed a presentare la title track del suo più recente lavoro solista, ‘ Pictured Within’ per dare inizio alla celebrazione del Concerto Per Gruppo e Orchestra dei Deep Purple. Suono oltre il cristallino, luci sopraffine, dosaggio di arrangiamenti orchestrali con parti decisamente e strettamente rock, come nel caso della lunga parentesi dedicata a Ronnie James Dio, prima con due estratti dalla Butterfly Ball composta da Roger Glover, poi con ‘ Fever Dream’ e ‘Rainbow In The Dark’ eseguite dal gruppo con un Ronnie in forma strepitosa. ‘Wring That Neck’ vede l’ arrangiamento per fiati jazzare e coinvolgere prima dell’ingresso di Ian Gillan per una ‘Fools’ da brivido, insieme a ‘When A Blind Man Cries’, ‘Pictures Of Home’, ‘Ted The Mechanic’, ‘ Sometimes I Feel Like Screaming’, maestose, fisiche, inframmezzate dalla composizione che Steve “manetta” Morse propone per chitarra ed orchestra. Il pubblico è in tripudio per una band ed un’orchestra che non lesinano energia, pulizia e tecnica, in uno spettacolo che è rodato alla perfezione anche nell’esecuzione del ‘Concert For Group And Orchestra’. Gran finale con una roboante ‘Perfect Strangers’ ancora più energica, aiutata dalla Filarmonica al completo e l’ ovvia ‘Smoke On The Water’ introdotta dal riff-o-rama (‘Stairway To Heaven’, ‘Honky Tonk Woman’ e ‘Back In Black’ nei frammenti proposti da Morse) a chiudere con standing ovation l’esibizione di uno dei dinosauri del rock più conosciuti, ma in qualsiasi salsa li si voglia cucinare, questi cinque fottutissimi metallari sono ancora lì a far piazza pulita della concorrenza vera o presunta tale. Gillan intrattenitore non si discute, Ronnie James Dio come cerimoniere sa bene il fatto suo, ma ci sono una sorpresa ed una conferma a rimanere indelebili in questa serata: una è rappresentata da un Jon Lord che potrebbe benissimo essere un conduttore di Talk Show, l’altra è che Steve Morse rappresenta un nuovo fulcro per il gruppo, lasciando il menestrello rintanato nelle stanze di una corte della quale, francamente, questa sera non si è sentita la mancanza.

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