Season Of Mist porta all’attenzione del pubblico europeo “For A Black Tomorrow”, debut album degli americani Deathwhite uscito originariamente come autoproduzione nel Marzo del 2017 e oggi distribuito su larga scala dall’etichetta francese. Curioso come la band tenga nascoste le identità dei suoi membri. Tutto ciò che riusciamo a desumere dalle scarne note biografiche è che il gruppo sia composto da tre persone, rigorosamente fotografate in controluce con indosso degli ampi sai neri.
Al di là della provenienza geografica, il sound dei Deathwhite, un gothic/doom metal atmosferico con qualche pennellata post-rock, guarda molto al vecchio continente e in particolare alla scena degli anni ’90. Sono parecchi i riferimenti ad acts come Anathema, Paradise Lost, Katatonia e soprattutto Sentenced, che spesso e volentieri fanno capolino tra i solchi del disco rendendo chiaro il bacino di influenza dei nostri.
L’album inizia bene con “The Grace Of The Dark” un brano semplice e gradevole che pare uscito da un “Alternative 4”, con i suoi tappeti di riff dimessi e ricorsivi che spesso lasciano spazio a parentesi atmosferiche guidate dagli arpeggi. La voce è pulita, intensa ma altrettanto rilassata e dolce, quasi a voler suggerire calma e rassegnazione. La successiva “Contrition” è più fisica e orientata al metal tout court, in possesso di un certo groove e di un refrain ficcante che ricorda il periodo mediano dei Paradise Lost e appunto i compianti Sentenced.
Dalla successiva “Poisoned”, purtroppo la band mostra un po’ i fianchi, complice una struttura dei pezzi abbastanza ripetitiva causata dalle variazioni ritmiche quasi del tutto assenti, nonostante la bontà formale delle esecuzioni. Arrivano ancora dei guizzi grazie a “Eden”, un buon mid tempo introdotto dalla chitarra acustica e con un piacevole tocco di shoegaze e la robusta “Death And The Master”, che arriva a sfiorare i territori del melodic death. Nulla però che resti impresso in modo particolare o destinato a superare la scoglio del tempo.
Al momento i Deathwhite si limitano a tributare con onestà e passione i propri maestri, speriamo di ritrovarli a una seconda prova con le idee più chiare e con la personalità necessaria ad uscire dal coro.