Recensione: The Evil Divide

Il momento di forma smagliante dei Death Angel prosegue. Dopo l’ottimo “The Dream Calls For Blood” anche il nuovo “The Evil Divide” non delude le aspettative dei fan di Mark Osegueda e compagni, regalando loro proprio il tipo di disco che desiderano. Parliamo naturalmente di thrash della vecchia scuola, senza dubbio classico e fedele alla tradizione, ma composto e suonato con sorprendente abilità: tutti i brani sono infatti senza eccezione appassionanti e con un bel tiro.

Basta ascoltarsi le iniziali “The Moth” e “Cause For Alarm” o l’esplosvia “Hell To Pay” per trovarsi subito davanti a brani incalzanti, caratterizzati da numerosi cambi di tempo e da ottimi riff e solos di chitarra: l’interpretazione di Osegueda è sempre convinta e convincente, mentre una sezione ritmica solida e corposa fa da sostegno al tutto. “Lost” sorprende per la propria emotività e la propria melodia, “Father Of Lies” alterna magistralmente la potenza all’introspezione grazie un romantico intermezzo chitarristico.

It Can’t Be This” colpisce col suo andamento e il suo refrain quasi hardcore, a seguire “Hatred United, United Hate” parte pacata con un arpeggio, ma non tarda a colpire duro. “Breakway” e “The Electric Cell” vanno dritte al punto con le loro mitragliate davvero old-school, sul finale c’è anche spazio per un momento di maggior complessità e improvvisazione affidato ai quasi 6 minuti della conclusiva “Let The Pieces Fall”.

Quando le canzoni sono così ben scritte e trascinanti, il fatto che aderiscano a canoni definiti e conosciuti da tempo passa in secondo piano. I Death Angel si confermano maestri indiscussi del proprio genere, tra le migliori e più coerenti, appassionate e irriducibili band thrash ancora in circolazione. Questo nuovo “The Evil Divide” non fa che confermare ulteriormente tale meritata fama.

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Matteo Roversi

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Nerd e metallaro, mi piace la buona musica a 360 gradi e sono un giramondo per concerti (ma non solo per questi). Oltre al metal, le mie passioni sono il cinema e la letteratura fantasy e horror, i fumetti e i giochi di ruolo. Lavorerei anche nel marketing… ma questa è un’altra storia!

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