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Dead Lord – Recensione: In Ignorance We Trust

Tutto ciò di cui hai bisogno in questa vita è ignoranza e fiducia, poi il successo è assicurato. (Mark Twain)

E di ignoranza e fiducia (nei propri mezzi) i Dead Lord ne hanno davvero tanta. Giunti alla loro terza prova sulla lunga distanza, la band svedese continua la sua ostinata e caparbia crociata nel nome dell’Hard Rock dei Seventies di cui riprendono non sono le sonorità ma anche l’immaginario visionario e l’abbigliamento. Il nuovo platter si intitola “In Ignorance We Trust”, una raccolta di dieci brani pubblicati per Century Media Records per circa quaranta minuti di musica elettrizzante, da ascoltare obbligatoriamente con il volume dello stereo al massimo.

Dotati del giusto carisma e di un songwriting solido e ispirato, i Dead Lord piazzano in apertura tre pezzi di notevole impatto: l’opener “Ignorance” ha il giusto appeal ipnotico e oscuro, un up-tempo caratterizzato da un riff cattivo; “Too Late”, invece, mette in mostra il basso pulsante di Martin Nordin e la solita grande prova in fase solistica del cantante/chitarrista Hakim Krim e dell’altra ascia, Olle Hedenström; “Reruns” è un brano diretto e immediato, dal ritornello ruffiano e accattivante, una killer song che farà sfracelli in sede live. Uno degli highlights del disco.

Inizio migliore non si poteva sperare per la band di Stoccolma che si concede anche il primo momento riflessivo sulle note sognanti della successiva “Leave Me Be”. È solo una breve parentesi prima di tornare a macinare riff ruffiani come quello di “The Glitch”, canzone che può vantare una ottima prova interpretativa dietro al microfono di Krim. La timbrica del frontman è spesso stato oggetto di discussione: non è pulita o dotata di grande estensione ma possiede il giusto calore e carattere per imporsi nonostante alcuni limiti.

La seconda parte del disco continua su binari ormai consolidati. “Kill Them All” offre al batterista Adam Lindmark la possibilità di mettersi in bella mostra, con una sezione ritmica terremotante, mentre la blueseggiante “Never Die” è forse il primo mezzo passo falso di questo intenso “In Ignorance We Trust”. “Part Of Me” è la seconda ballad del disco e adempie al compito cui è chiamata a ricoprire in maniera splendida e suggestiva. Alla dinamica e catchy “They!” e la conclusiva “Darker Times” – altro brano pensato per la dimensione dal vivo – spetta di calare il sipario su una prova decisamente ispirata e riuscita.

Lo spirito dei Thin Lizzy aleggia come un nume tutelare sui Dead Lord senza mai rappresentare un vero e proprio limite nella fase compositiva, che risulta invece più che piacevole. Nel panorama Rock mondiale gli svedesi continueranno ancora per molto a giocare la parte dei leoni grazie al giusto mix di musica, look stravagante ed energia. E ricordate, da ascoltare a volume altissimo.

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