Dark Horizon – Live Report della data di Retorbido

L’Hangar 22 è un locale dalla vita ancora breve, situato di fianco al momentaneamente inattivo Carlito’S Way Pub (riferimento per chi è pratico dei concerti metal in Lombardia) e che in questa serata propone una delle prime scalette dedicate all’heavy metal con ben quattro band ad alternarsi sui due palchetti allestiti per accorciare i tempi tra un’esibizione e l’altra.

Cominciano i Rapid Fire, che ricordiamo per un più che valido album pubblicato qualche anno fa per Steelheart, ma che purtroppo non abbiamo avuto l’opportunità di visionare. Siamo comunque felici di constatare dai commenti dei presenti che la band mostra ancora vitalità e grande impatto. Avremo sicuramente modo di rivederli in un’altra occasione.

Tocca poi ai Ghost City, gruppo attivo a singhiozzo già dal 2002, ma che quest’anno ha trovato gli equilibri giusti per mettersi in gioco con continuità, tant’è che a breve dovrebbe uscire l’album di debutto. La musica proposta dalla band è piuttosto elaborata e ricca di influenze, ma in questa sede viene decisamente penalizzata da un sound non proprio nitido. L’insieme mostra vigore e voglia di non fossilizzarsi su schemi esageratamente acquisiti, ma è un pregio che potremmo apprezzare con maggiore dettaglio nell’album in arrivo. Se siete fan di band come Eldritch, Royal Hunt e Savatage teneteli d’occhio.

Sono una sorpresa invece i Plastic Chair, aggiunti all’ultimo momento alla scaletta a autori di un potentissimo heavy metal da tinte thrash, groovy e moderne che ha sicuramente rimandi a band del passato, ma si dimostra piuttosto personale nell’evoluzione dei brani e soprattutto viene supportato da un bravissimo singer e da un impatto ritmico impressionante. Un nome da segnarsi per il futuro.

Siamo arrivati quindi al piatto forte della serata e fa piacere sapere che dopo un periodo di inattività forzata legata a piccoli problemi di salute e difficoltà di far combaciare una passione come la musica con la vita di tutti i giorni i Dark Horizon hanno finalmente trovato il bandolo della matassa, rimettendosi in gioco e tornando a calcare i palchi trascinati da un palpabile desiderio di recuperare il tempo perduto.

Sono spettacoli in piccoli locali, davanti ad un pubblico selezionato, ma non è certo questo a scoraggiare dei combattenti come i nostri ragazzi e anche questa serata li possiamo ascoltare eseguire una scaletta che pesca dai loro lavori con una certa profondità, partendo ovviamente dall’appena ripubblicato “Dark Light Shades”, rappresentato specialmente dalla splendida trilogia su Annibale, che è uno dei cavalli di battaglia della band, ma anche dalla più intimista “Victim Of Changes”.

Molte anche le canzoni tratte dal più “adulto” e melodico “Angel Sceret Masquarede”, con soprattutto due brani dall’impatto armonioso che caratterizzano la band nel personalissimo approccio heavy rock, ovvero “Where Have The Angel Gone” e “Angel Of Light”, ma anche la più speed e suadente “Far Away”.

C’è spazio anche per un brano dal passato remoto, quella “My Dark Lord” che ravviva gli animi dei più nostalgici tra gli amanti del power-epic-speed e poi arriva la chiusura di un brano sempre ricco di sfumature drammatiche come “Painted In Blood”.

Qualche problema di suono, soprattutto all’inizio, qualche piccola sbavatura qui e lì, ma anche stasera la band dimostra di aver fatto ormai un salto di qualità anche nel modo di tenere il palco e nella capacità di trasmettere la propria emozione all’audience. Piccolo passi che messi tutti insieme nella stessa direzione fanno parte di una maturazione importante che sarà base per un futuro che non possiamo che immaginare roseo e ricco di soddisfazioni.

 

Riccardo Manazza

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Incapace di vivere lontano dalla musica per più di qualche ora è il “vecchio” della compagnia. In redazione fin dal 2000 ha passato più o meno tutta la sua vita ad ascoltare metal, cominciando negli anni ottanta e scoprendo solo di recente di essere tanto fuori moda da essere definito old school. Il commento più comune alle sue idee musicali è “sei il solito metallaro del cxxxo”, ma d'altronde quando si nasce in piena notte durante una tempesta di fulmini, il destino appare segnato sin dai primi minuti di vita. Tra i quesiti esistenziali che lo affliggono i più comuni sono il chiedersi il perché le band che non sanno scrivere canzoni si ostinino ad autodefinirsi prog o avant-qualcosa, e il come sia possibile che non sia ancora stato creato un culto ufficiale dei Mercyful Fate.

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