Recensione: Dark Ages

Dei Bison B. C. stupisce una sola cosa, ovvero il loro contratto con Metal Blade e non con Relapse. La band canadese appare infatti il prototipo esatto del sound tanto caro alla label di Mastodon, High On Fire e Baroness. Non a caso le band a cui i Bison B.C. possono essere facilmente accostati. Una base ritmica solida e dinamica, riff possenti e vocals graffianti non sono certo una loro invenzione, ma questi musicisti sanno come far funzionare la miscela in modo da renderla esplosiva, esprimendosi attraverso brani lunghi e articolati in modo non del tutto prevedibile. Rispetto alle tre band citate i Bison B.C. accentuano il lato più aggressivo della materia sludge-doom, incorporando una certa dose di thrash-core percorso da un incessante groove (similmente a quanto fatto dai Lair Of The Minotaur ad esempio). Non si può parlare di grande originalità, questi è certo, ma l’ascolto di “Dark Ages” resta un’esperienza piacevole che ci sentiamo di consigliare a chi certe sonorità le mastica con continuità. “Stressed Elephant” e “Melody, This Is For You” i picchi di una raccolta che non mostra comunque grandi momenti di stanca.

Riccardo Manazza

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Incapace di vivere lontano dalla musica per più di qualche ora è il “vecchio” della compagnia. In redazione fin dal 2000 ha passato più o meno tutta la sua vita ad ascoltare metal, cominciando negli anni ottanta e scoprendo solo di recente di essere tanto fuori moda da essere definito old school. Il commento più comune alle sue idee musicali è “sei il solito metallaro del cxxxo”, ma d'altronde quando si nasce in piena notte durante una tempesta di fulmini, il destino appare segnato sin dai primi minuti di vita. Tra i quesiti esistenziali che lo affliggono i più comuni sono il chiedersi il perché le band che non sanno scrivere canzoni si ostinino ad autodefinirsi prog o avant-qualcosa, e il come sia possibile che non sia ancora stato creato un culto ufficiale dei Mercyful Fate.

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