Dario Cappanera: “Code Of Discipline” – Intervista

Che si sia d’accordo o meno con la sue affermazioni senza peli sulla lingua, è chiaro da subito che Dario Cappanera è un personaggio autentico. Le sue parole, a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione del nuovo disco solista, intitolato “Code Of Discipline“, lo testimoniano con chiarezza.

Qual è il filo conduttore nei brani di “Code Of Discipline”? Da che cosa deriva la scelta di questo titolo?
In origine il titolo doveva essere “West Coast Tuscan” proprio per il flavuor molto americano delle mie influenze come musicista, poi, durante la fase di mix, riascoltando i brani ed i miei testi in forma definitiva e in sequenza continua, ho capito che “C.O.D.” rappresentava al meglio l’idea generale di questo mio album. Vivo il rock come stile di vita ormai da più di 20 anni, sono sempre on the road, poi in studio e cosi via, e spesso ci si lascia andare a feste selvagge per il fatto che ci si può sentire spesso soli. La chitarra e il fatto di dover mantenere una forma e un allenamento costante per poter dare sempre il meglio sono cosi il mio codice che mi porta ad un autodisciplina quasi militare se vuoi, per rimanere sulla retta via e non gettare cosi tutto nel cesso!

Ascoltando “Code Of Discipline”, si ha l’impressione che esso abbia due componenti dominanti al suo interno, una più heavy e rabbiosa e una più melodica e legata al classico e al blues. Ti ritrovi in questa affermazione?
Si, questo rappresenta tutto il mio modo di intendere e vivere la musica e la chitarra. Parto dal blues, la mamma e l’origine della buona musica, che ebbe un figlio che chiamarono rock n’ roll, che ebbe un figlio che chiamarono hard rock, per poi arrivare al metal. Questa e’ stata la naturale evoluzione e io l’ho seguita nel suo corso, come quando si costruisce un palazzo, si parte dalle fondamenta ben solide per poi salire piano dopo piano e svettare verso l’alto.

C’è un brano di “Code Of Discipline” in cui ti rispecchi maggiormente?
Non uno in particolare, l’album rispecchia in toto tutto il mio bagaglio di esperienze ed influenze che ho assimilato e fatto mie dall’inizio ad oggi. Sono molto orgoglioso di “C.O.D.”, e’ per me una nuova sfida che ho vinto con me stesso, e vinto alla grande, anche per il fatto di aver cantato e scritto i testi, una cosa che volevo fare da tempo, ma che solo oggi ho sentito forte in me e a cui ho saputo dare il meglio, forse anche per l’esperienza e la sicurezza ormai messa da parte dopo 20 anni di dischi e tour.

Tu hai da sempre un grande legame con gli Stati Uniti, cosa che ovviamente si riflette anche nella tua musica. Avendoci vissuto, secondo te la percezione che abbiamo degli USA corrisponde a verità o questo mondo viene mitizzato? Ci sono veramente più opportunità per la musica?
Quello che vediamo noi degli U.S. dai media è solo l’immagine filtrata, per favorire o sminuire, da parte delle diverse forze politiche, la sua immagine. Gli States hanno sicuramente tanti lati positivi e tanti lati brutti e negativi, la storia ce lo insegna. Ma è un paese che va vissuto dal suo interno, solo vivendoci si può capire che anche lì ci sono persone normali che lottano per sopravvivere, e che hanno problemi come tutti nel resto del mondo. Solo dal suo interno si può vivere il fatto che sono la prima nazione interraziale, dai media si sente solo parlare di razzismo, armi e stragi nelle scuole, ma non si sente mai parlare di quanto tutti siano onesti, nessuno che ruba, specie i governi, e soprattutto nel Sud le persone sono molto vere, umili, tutti si aiutano tra loro, proprio come succedeva in Italia nel dopoguerra, prima che la gente si facesse rincoglionire dalla televisione e dall’ignoranza legalizzata. Poi ci sono cose che sono completamente al di fuori della nostra comprensione di europei, compreso me, come la sanità privata e la presenza ancora della pena di morte in alcuni stati, qualcosa di veramente spaventoso, considerando il paese cosi avanti per tanti altri versi.
Musicalmente, la è nata la musica blues ed il rock n’ roll, loro hanno inventato il mestiere di rocker, di roadie, di fonico, di direttore di produzione e di manager, e mi spiace, ma malgrado le cose siano molto migliorate anche da noi, la siamo su un altro pianeta…

Nella tua lunga esperienza musicale hai avuto anche modo di lavorare con artisti appartenenti al mondo del rock italiano. Che cosa ti è rimasto di queste esperienze, e qual è stato fra questi l’artista che ti ha trasmesso di più, a livello professionale e personale?
Devo dire che l’esperienza decennale in tour con Vasco mi ha insegnato molto, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista artistico. Non e’ facile sobbarcarsi cosi tanto carico di stress quando si porta in giro una produzione composta da 200 professionisti, e ci si esibisce tutti i giorni davanti a 50.000 persone…. A me Vasco non è mai piaciuto molto musicalmente, anche se riconosco che ha delle splendide canzoni, almeno nel periodo migliore dei Novanta, ma da lui ho saputo apprezzare l’onestà verso i suoi fan, come ho anche notato quanti squali di ogni sorta gravitino intorno a certi grandi artisti…..

Qual è la ricetta giusta per essere un bravo musicista al giorno d’oggi? Quanto conta il genio, cioè il talento innato, l’istinto, e quanto l’istruzione musicale?
Credo che il talento e l’istinto contino per la maggioranza, poi la dedizione e l’esercizio maniacale, cosi come suonare in una band, stare in sala prove, andare in giro a suonare su un furgone…..Oggi tutti pensano di saper suonare perché esistono Protools, l’iPhone e guitarhero di Play Station, beh a tutti loro dico che senza sangue, sudore e talento non saranno mai come i vecchi pionieri dell’ old school, siete solo dei frocetti ben digitalmente confezionati!!! Ah ah ah

Com’è nata la tua collaborazione con Carlo Virzì, che ti ha portato poi alla partecipazione al film “I più grandi di tutti”?
Io e Carlo ci conosciamo da tantissimo tempo, dai tempi in cui lui suonava negli Snaporaz, poi ha intrapreso una carriera cinematografica e di colonne sonore. Quando ha scritto la sceneggiatura dei ” I piu grandi di tutti” aveva proprio pensato a me per interpretare il personaggio di Rino, aveva grande fiducia in me, e sono molto contento di non aver tradito le sue aspettative. Ci siamo divertiti un casino e abbiamo raccontato finalmente sul grande schermo che essere Rock vuol dire anche essere dei sempliciotti di provincia, senza grandi talenti, ma col fuoco che ti scorre nelle vene e che ti porta a creare una band ed a spaccare tutto per uscire dalla monotomia e dal grigiore della vita di oggi! Grandissima esperienza, grazie Carlo!

Dai ai lettori di Metallus tre ragioni per cui dovrebbero assolutamente acquistare “Code Of Discipline”.
Perché e’ un disco vero, roots, di rock n’ roll, un disco con cui si va a divertirsi ascoltandolo in macchina a cannone, pensando che si può ancora andare in un club a divertirs ascoltando rock n’ roll, bevendo birra e whiskey e sperando di raccattare una bella fighetta da portarsi nel parcheggio!!!! Roba di altri tempi, stronzetti!!!!!

Anna Minguzzi

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E' mancina e proviene da una famiglia a maggioranza di mancini. Ha scritto le sue prime recensioni a dodici anni durante un interminabile viaggio in treno e da allora non ha quasi mai smesso. Quando non scrive o non fa fotografie legge, va al cinema, canta, va in bicicletta, guarda telefilm, mangia Pringles, beve the e di tanto in tanto dorme. Adora i Dream Theater, anche se a volte ne parla male.

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