D.A.D.: Live Report della data di Bologna

Sono passati appena tre giorni dal grande successo di pubblico, del Glam Fest, eppure il percorso artistico di Bologna Rock City e il suo intento di portare in Italia gruppi hard rock di spessore proseguono la loro attività senza sosta. Questa volta è il turno dei D.A.D., che giungono a Bologna dopo essersi esibiti a Milano, in una data che pare sia stata contrassegnata da una serie di problemi tecnici che la band ha accolto con la consueta ironia. Fortunatamente, gli imprevisti della sera precedente non hanno impedito a Jesper Binzer e compagni di realizzare una serata da manuale sotto tutti i punti di vista, anzi forse sono serviti proprio come uno stimolo positivo.

Mancano pochi giorni alla pubblicazione di “See The Thunder” e all’inizio del tour europeo di supporto agli Winger, il bassista JJ Frati compie un numero non meglio precisato di anni, e tutto questo serve ai Markonee come spunto ulteriore per svolgere il proprio ruolo di gruppo di apertura. Il repertorio preso in considerazione questa sera è naturalmente quello del disco di prossima uscita, in particolare con brani come l’ironica “Women And Whisky”, la solare “Brand New Day” e la fulminea “The Cross Between The Lines”, la cui esecuzione risulta essere ancora una volta impeccabile. I Markonee sono sempre di più un marchingegno bene oliato che funziona a dovere, e la nuova esperienza che si accingono ad incominciare segnerà di sicuro un passo in avanti per la loro carriera, che pur essendo già piena di un certo tipo di soddisfazioni, non può che puntare verso l’alto.

Buio, un enorme striscione sullo sfondo e un’ovazione da parte dei presenti introducono l’ingresso in scena dei D.A.D. e delle loro tenute bizzarre. Il batterista Laust Sonne compare in camicia e cravatta, riprendendo lo stile dei Cheap Trick, in contrasto con la giacca in stile pipistrello di Stig Pedersen, che con il suo basso trasparente a due corde è di sicuro una delle principali attrazioni della serata. Come probabilmente molti si aspettano, il repertorio proposto comprende principalmente vecchi successi, tanto è vero che dall’ultimo album vengono eseguiti solamente tre brani (nell’ordine, “Beautiful Together”, “Chainsaw” e la title track, “Monster Philosophy”). Per il resto, si ripiomba con entusiasmo nel bel mezzo degli anni ’80, con brani come “Ridin’ With Sue”, con il quale si risale addirittura al disco di esordio, datato 1986, o “Jihad”, “Girl Nation” e “True Beliver”, che sono tratti da “No Fuel Left For Pilgrims” e quindi sono datate 1989. Oltre all’esplorazione dettagliata della loro carriera, i D.A.D. mostrano prepotentemente la loro indiscutibile vitalità e la loro voglia di stare sul palco, manifestata in particolare da Jesper Binzer e dalla furia scatenata di Stig Pedersen, che non perde occasione per saltare da una parte all’altra del palco, arrampicandosi sulle casse, basso rigorosamente spianato e suonato ad alto volume. Il pubblico risponde in modo unanime, ricambiando l’entusiasmo e mostrando grande divertimento in ogni situazione. Ancora un consenso, un’altra possibilità di riscossa per l’hard rock anche nel nostro Paese.

Anna Minguzzi

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E' mancina e proviene da una famiglia a maggioranza di mancini. Ha scritto le sue prime recensioni a dodici anni durante un interminabile viaggio in treno e da allora non ha quasi mai smesso. Quando non scrive o non fa fotografie legge, va al cinema, canta, va in bicicletta, guarda telefilm, mangia Pringles, beve the e di tanto in tanto dorme. Adora i Dream Theater, anche se a volte ne parla male.

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