Recensione: Criminal Justice

Il secondo album dei Razorback fa segnare dei passi in avanti rispetto al debutto e, pur riproponendo la miscela conosciuta di hard rock melodico, inserisce elementi moderni e una produzione innovativa che una volta tanto dà buoni frutti (alcuni riff potrebbero essere quasi assimilati allo stile-Rammstein).

La band del chitarrista Rolf Munkes (Majesty, Vanize, Empire) e dell’ex singer dei Company Of Snakes Stefan Berggren ci propone 34 minuti scarsi di discreto hard rock intervallato ad episodi meno interessanti, soprattutto legati a sterotipi che evidentemente i nostri non riescono a far fruttare.

Infatti, passati i primi due pezzi, di cui segnaliamo le discreta cocker ‘It’s Alright’, arriviamo con ‘Big City Jungle’ ad uno dei must del CD; la canzone ha arrangiamenti moderni e un giro di chitarra principale decisamente ruvido e trascinante, al passo con i tempi e largamente godibile.

Se a questo aggiungiamo l’ugola bluesy e strascicata di Stefan l’effetto è garantito ed infatti questo pezzo, così come gli altri più innovativi presenti, come ‘Criminal Justice’ (riffing abrasivo alla Rammstein) riescono a convincere, fatta esclusione per l’orrida ‘Vampire’.

Purtroppo perà i nostri non riescono a mettere a segno molti colpi degni di essere ricordati, come ad esempio il noiosissimo lento ‘Hard To Say Goodbye’, tentativo classico negli intenti ma penoso nei risultati ottenuti.

Nel complesso non si può ancora essere soddisfatti da questo album , ma sicuramente i Razorback sono sulla strada giusta e il prossimo CD potrebbe finalmente divenire più appetibile.

Leonardo Cammi

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Bibliotecario appassionato a tutto il metal (e molto altro) con particolare attenzione per l’epic, il classic, il power, il folk, l’hard rock, l’AOR il black sinfonico e tutto il christian metal. Formato come storico medievalista adora la saggistica storica, i classici e la letteratura fantasy. In Metallus dal 2001.

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