E’ passato poco più di un anno dall’ultima calata sui palchi italiani dei Crashdiet e anche in quell’occasione ad ospitare la sleaze band svedese è stato il Legend di Milano. Ora freschi di una nuova uscita discografica, quel “Rust” che ha ottenuto pareri contrastanti tra gli addetti ai lavori e che ha sancito definitivamente l’entrata di Gabriel Keys alla voce abbiamo modo di vedere il four-piece in azione anche sulle composizioni nuove nell’unica data italiana per questo 2019. Ad accompagnare la band di Stoccolma due formazioni di tutto rispetto i Cruel Intentions capitanati dall’ex Vains Of Jenna Lizzy DeVine e gli Highride.
HIGHRIDE
E proprio a questi ultimi spetta il compito di scaldare gli animi dei presenti. La band formatasi nel 2006 vede tra le sue fila Kriss Keyes (basso) che è il fratello del frontman dei Crashdiet, Peter Waljus alla voce, Mille Lithander alla chitarra e Nicke Rosell alla batteria. Durante il poco tempo a loro disposizione i nostri propongono un irrefrenabile e scatenatissimo rock’n’roll che trae influenza sia dal punk rock che dall’hard rock più viscerale e old school e il divertimento è a dir poco assicurato. Vengono eseguiti otto brani tra cui spicca la cadenzata e grintosa “Sex Is My Substitute”, “A Good Day To Die” molto Backyard Babies-oriented e “Red Light Rambler” che chiude un concerto breve, ma molto intenso in cui il pubblico partecipa molto attivamente dando man forte ai nostri.
THE CRUEL INTENTIONS
Dopo un veloce cambio palco è la volta dei The Cuel Intentions che vengono subito acclamati dai presenti e questo sta ad indicare quanto la formazione di base ad Oslo sia apprezzata dalle nostre parti, forti anche di un album di debutto validissimo come “No Sign Of Relief” che viene quasi totalmente proposto per intero. Si parte subito a mille con “Weekend Suffering” a cui segue la scanzonata e sleazy “Accidentally Intoxicated”, singolo datato 2016. La band è un vero fiume in piena e sa il fatto suo ed è praticamente impossibile rimanere fermi e non canticchiare sulle note della beffarda “Reckoning” o nell’anthemica e successiva “Check Your Head”.
La sezione ritmica è davvero potente ed incisiva, il sound bello corposo che si sposa alla perfezione con la voce roca e graffiante del bravo DeVine che da il meglio su composizioni come “Genie’s Got A Problem” che ricorda a più riprese i DGeneration e nella ruffiana “Everybody Riot”. “Go Fuck Yourself” è adrenalina allo stato puro, mentre “Borderline Crazy dal vivo è ancora più incisiva rispetto al disco. A “Sick Adrenaline” spetta il compito di chiudere uno show coinvolgente ed intenso al punto giusto e che magicamente ha riportato le lancette ai fasti degli anni ottanta.
CRASHDIET
I Crashdiet sono molto seguiti ed amati dalle nostre parti, nonostante i vari cambi di frontman hanno mantenuto uno zoccolo duro di fan che li sostiene sempre con affetto e anche questa volta vengono acclamati da un Legend bello pieno e pronto a cantare ogni pezzo con loro. Da poco è uscito il nuovo album “Rust” e naturalmente non possono mancare brani tratti da quest’ultima fatica alternati a composizioni che vanno a toccare la loro intera discografia. Si parte con la nuova “Reptile” a cui seguono “Tikket” e “Riot In Everyone” e si nota subito una differenza sostanziale nel cantato del nuovo singer, molto più a suo agio sul nuovo materiale e meno sui brani storici della band. Sostituire i predecessori non è mai facile e probabilmente il giovane cantante ha avuto qualche difficoltà all’inizio del concerto che fortunatamente ha risolto scaldando la voce a dovere e acquisendo maggiore padronanza sia del palco che delle sue corde vocali man mano che si andava avanti.
Seguono “Down In The Dust” e “We Are The Legion”, ma è con “Cocaine Cowboys” che si infiamma a dovere l’animo dei presenti e non da meno su “Queen Obscene” e la travolgente “Breaking The Chains”. Molto gradita ed inaspettata anche una piccola parte acustica in cui Keys intona “Hold On To My Heart” dei seminali Wasp prima della parte finale culminata con “Generation Wild” in cui avviene un’invasione di campo delle altre due band per una jam session finale ad alto tasso adrenalinico e dove le tre formazioni si sono meritatamente prese gli applausi dei convenuti. Una serata questa al Legend davvero riuscita che ha portato alto il vessillo dello sleaze rock e per una sera ci ha trasportato ai fasti del glorioso Sunset Strip. Avercene di serate così!
