Constantine Kotzamanis ha una lunga carriera da presentare in relazione ai suoi soli trentun anni di età. Nove anni dopo l’album di debutto da solista, “Shredcore”, il chitarrista ateniese torna con il suo secondo progetto etichettato Rockshots Records. Constantine è noto per la sua partecipazione in gruppi come i Nightrage, Mystic Prophecy, Nightfall e Primal Fear. Il suo nuovo disco “Aftermath” è composto da un insieme di sonorità heavy metal/rock, con elementi sia classici che moderni, che rendono evidenti le abilità tecniche e compositive dell’artista greco. Per questo progetto sono stati reclutati un’armata di frontmen di grande calibro ed ogni canzone ad eccezione dell’intro, l’impressionante instrumental “Bushido”, viene cantata da uno di loro. “Hellfire Club”con ospite Bjorn “Speed” Strid (Soilwork) è un pezzo di death metal moderno seguito da un mid tempo power metal track “Press On Regardless” perfetto per Ralf Scheepers (Primal Fear) e con un assolo di alto livello a metà strada. Il brano seguente, “Another Day”, crea un’atmosfera diversa, con la presenza di Apollo Papathanasio (Spiritual Beggars): si tratta di un heavy rock piece con elementi melodici e un mood più ottimistico. Chris Clancy (Wearing Scars) interpreta la prossima canzone: “Holding On ‘Til The End”, con stile più soft e un genere più vicino al progressive. Il ritmo si accelera in maniera decisiva con “Deliver Us” dove abbiamo la seconda partecipazione dell’ex-frontman dei Firewind. Il carattere sinfonico di questa canzone e gli assoli di chitarra che stanno esaltando le capacità tecniche di Constantine sono i principali punti da segnalare. La parte finale del disco comprende un pezzo rockeggiante “Elegy” con Bill Manthos al microfono, ma forse il miglior brano arriva per ultimo. Non è altro che un thrash metal tune intitolato “War & Pain”, perfettamente adatto alla voce di Schmier (Destruction), con netta influenza dalla vecchia scuola tedesca, messa in evidenza sia dai riffs ma anche dalle sezioni più melodiche. In conclusione possiamo dire che lo shredder greco ha creato un album pieno di influenze da tutti i generi di heavy metal/rock e ci sono segni molto evidenti di progressi per quanto riguarda le proprie abilità da musicista e da compositore. Gli ospiti del disco sono stati abbinati perfettamente alle canzoni, rendendo la loro esecuzione ancora migliore. Sfortunatamente, la diversità di stile tra i brani rende il disco poco scorrevole, anche perché non esiste un elemento che li collega, che avrebbe potuto migliorare un po’ la situazione. L’ascoltatore si trova in una situazione di confusione, in quanto sembra che ci sia stata una selezione di pezzi sparsi in giro senza fare troppa attenzione all’album nel complesso. L’atmosfera cambia di continuo e in questo modo “Aftermath”non riesce a trasmettere le emozioni giuste a chi lo ascolta. Registrare in maniera impeccabile le canzoni ed avere maggior esperienza non è abbastanza. Infine, non troviamo delle novità, fattore che rende il disco indifferente e stancante dopo aver tentato di ascoltarlo più volte.