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Epica – Recensione: Consign To Oblivion

Nelle dichiarazioni della band le intenzioni che hanno ispirato il successore dell’ottimo ‘The Phantom Agony’ sono più che chiare: fare un passo avanti verso la maturità compositiva, creando un ibrido tra rock, metal e colonna sonora che potesse aprire per gli Epica una direzione evolutiva personale.

Già dall’introduzione si capisce come la componente ‘Hollywoodiana’ (se pensate ai Rhapsody avete centrato) sia più marcata rispetto al passato, e si vada a sovrapporre agli elementi sinfonici che i nostri già possedevano (Nightwish, Kamelot per chi cercasse per forza dei riferimenti). Una via sicuramente più ‘commerciale’, che rinuncia in gran parte ai momenti di tensione quasi progressiva del primo disco per dare peso alla forza dei cori e degli arrangiamenti (effettivamente ricchissimi).

Il risultato non è privo di fascino, soprattutto grazie all’ottimo lavoro di produzione e alla bellissima voce dell’affascinante Simone. Molti i momenti riusciti, soprattutto quando si scende verso la melodia più pura come nella ballad ‘Blank Infinity’ e nello splendido duetto Simmons/Khan di ‘Trois Vierges’.

Di contro registriamo come la componente metal ne esca troppo spesso (non sempre, fortunatamente) sacrificata e limitata nella struttura, con riff sempliciotti e ritmiche banali che non permettono secondo noi di raggiungere ancora quel risultato di amalgama superiore che i nostri si propongono. Si rischia uno sbilanciamento, legittimo comunque, verso la componente rock sinfonico che finirebbe per relegare l’aggressività a categoria estetica senza funzionalità compositiva. Tanto varrebbe rinunciarvi definitivamente allora.

Comunque un’opera notevole.

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