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Cirith Ungol – Recensione: One Foot In Hell

Dopo due ottimi album come “Frost And Fire” e “King Of The Dead” i Cirith Ungol giungono con “One Foot In Hell” al loro capolavoro assoluto (eccellenza che continuerà con “Paradise Lost” del 1991… altrettanto favoloso). Gli esperimenti, le composizioni hard rock, il lato doom ed epic dei nostri raggiungono negli otto pezzi di questo disco l’equilibrio perfetto. Innanzitutto non si può più parlare di heavy rock dalle tinte epiche ma di vero e proprio epic metal che la band statunitense ha forgiato con un’abilità preziosa e che si avvale di una caratteristica imperdibile ossia la personalità che rende uniche le canzoni dei nostri.

Dominatori assoluti sono come sempre Tim Baker con la sua voce acuta ed inconfondibile (che marchia a fuoco qualsiasi traccia dei Cirith Ungol) ma anche il riffing semplice, intenso e diretto di Jerry Fogle nonchè la sua ricerca melodica mai banale. Robert Garven alla batteria e Michael “Flint” Vujejia con il suo vibrante basso completano a livello ritmico le eccellenti proposte del chitarrista.

I brani sono tutti dei capolavori; si parte con la scatenata e potente “Blood & Iron” per continuare con il capolavoro epic “Chaos Descends”. Il doom epico raggiunge vette imperdibili in questo album grazie anche a “Nadsokor” (che inizia con un fantastico passaggio di batteria di Garven), pezzo in cui Tim canta in modo meraviglioso; le melodie decadenti e cupe di Fogle completano un capolavoro a 360°. Sulla medesima direzione stilistica troviamo “Doomed Planet” e la conclusiva title-track, tutte song da dieci e lode.

La potenza metal ritorna in auge con l’assalto “100 MPH” e con la doomy “War Eternal” che accelera ben presto e pone sugli scudi ancora la voce di Tim. Altrettanto rilevante è l’ottima “Fire”, song che rivela l’immensa dote dei nostri nel creare un pezzo che cresce a livello emozionale grazie ad un riffing monolitico, un ritmo cadenzato ma possente e l’intervento di un cantante evocativo come pochi.

Come di consueto a livello di testi si passa dall’ispirazione fantasy di “Nadsokor” o “War Eternal” a song dalle tinte più horror come “The Fire” o ancora ad inni al metal come “100 MPH”.

In conclusione citiamo “One Foot In Hell” come opera imperdibile della discografia dei Cirith Ungol e del genere epic che qui raggiunge uno dei suoi apici assoluti.

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