Una serata da non perdere, quella del Rock Club, per almeno due motivi, che riguardano due distinte generazioni, o forse no. Gli headliner sono i norvegesi Circus Maximus, ovvero una delle migliori espressioni di prog metal ipermelodico, a tratti decisamente pomp, che può mettere d’accordo cuore e tecnica. Eppure la notizia della serata è la reunion dei triestini Steel Crown, alfieri del metal tricolore negli anni ’80: subito dopo la scomparsa del cantante Yako de Bonis, il bassista Pino McKenna, il batterista Silver Kid e il chitarrista Frank Lewis avevano deciso di scigoliere la band, poi una lunga inattività e un paio di mesi fa la scelta di ritornare in pista. A chiudere il programma gli Anarchy X, cover band dei Queensryche.
Il concerto di questi ultimi si rivela potente e d’impatto, una scaletta a cavallo tra i numerosi episodi di "Operation: Mindcrime" e qualche puntatina nei territori di "Empire". Una band decisamente affiatata, tecnicamente ineccepibile, con la propria punta di diamante nel cantante Max Bastasi, perfettamente a proprio agio anche quando ci sono in ballo gli acuti in cui Geoff Tate ha pochi rivali.
Quando fanno la propria comparsa gli Steel Crown la serata si accende di passione. Il cantante Ragno Rovatti, chiamato all’arduo compito di sostituire de Bonis, è visibilmente emozionato, ma ciò non gli impedisce, anche grazie alla notevole esperienza accumulata con diverse band del circuito locale, di sfoderare una performance piena di grinta e decisamente convincente. Questo, unito alla qualità senza tempo dei brani di "Sunset Warriors" e ad un’atmosfera fatta di malinconia ma anche di orgogliosa rinascita, fanno del concerto degli Steel Crown il vero clou della serata, con buona pace dei pur eccellenti Circus Maximus. Il pubblico, composto anche da tante persone con più di qualche capello bianco, testimonia la risurrezione di quello che è un gruppo storico del metal italiano, e tanto basti. L’entusiasmo di Pino McKenna è visibile, Frank Lewis è più tranquillo ma altrettanto efficace, e il risultato è quello di vedere una band che ha tutti i crismi per dire ancora la sua, per il momento almeno in sede live.
Quando arriva il turno dei Circus Maximus, si assiste ad un ricambio che è sia generazionale sia di proposta musicale: il sound levigato e melodico della band norvegese contrasta con l’incedere ruvido degli Steel Crown, o ne va a complemento, a seconda delle prospettive. Ciò che colpisce fin da subito è la splendida voce di Michael Eriksen, limpida e potente, che ricorda vagamente, nel suo straripante impatto live, quella di Peter Sundell (ex Grand Illusion). La resa sonora migliora dopo qualche imperfezione iniziale nella regolazione dei volumi, e così è possibile rendersi conto della massiccia importanza delle tastiere nell’economia del sound dei Circux Maximus. Che da par loro mettono in piedi uno spettacolo sorprendentemente lungo, considerato che hanno pubblicato soltanto due album. La scaletta, quindi, finisce per comprendere quasi tutto "Isolate" e anche diversi episodi dall’esordio "1st Chapter". La qualità media delle composizioni elevatissima non impedisce di far vivere ai Circus Maximus qualche momento di stanca, nonostante l’impeccabile prova di tutta la band, d’altra parte con un repertorio così ristretto la caduta in un paio di filler è più che giustificata. A fine scaletta, Michael Eriksen a sorpresa chiama sul palco anche gli altri protagonisti della serata: i componenti di Anarchy X e Steel Crown si uniscono ai Circus Maximus per una cover di “Take Hold Of The Flame” dei Queensryche.
Un’ottima maniera per chiudere una splendida serata di musica, per la quale vanno ringraziati gli organizzatori, capaci di mettere insieme realtà diverse ma tutte significative del variopinto mondo metal.