‘Are you dead yet???’. Una domanda urlata con tutta la forza e la sarcastica energia che li contraddistingue ma, soprattutto, il titolo di un album di altissima qualità tecnica e compositiva, quello che ha segnato la data milanese del tour dei Children Of Bodom, impegnati nella presentazione della loro ultima fatica. Un pubblico da sold-out ( o quasi) al Rolling Stone di Milano, messo k.o. da un performance devastante dei ‘5 assassini del lago’, che si confermano tra le migliori e più personali formazioni attualmente in circolazione sulla scena metal mondiale. Vediamo, però, con cura e precisione degne di un’autopsia (tanto per rimanere in linea con lo stile dei C.O.B.) la serata di lunedì 2 Gennaio; un nodo stimolante per iniziare il nuovo anno metal!
Aprono la serata gli One Man Army And the Undead Quartet, five-piece di provenienza svedese (e dal nome chilometrico!), che ci propongono un corposo e robusto death/thrash di tipica scuola svedese, con un certo flavour metal-core che, in questo periodo, sembra proprio andare per la maggiore. Il loro impatto è sicuramente notevole e nonostante la stragrande maggioranza dei presenti non conosca la formazione nordeuropea, le note dei brani tratti dai loro due lavori, il recente ’21st Century Killing Machine’ e l’esordio ‘When Hatred Comes To Life’, colpiscono nel segno, coinvolgendo il pubblico nell’assalto di matrice swedish-thrash (più ancora che death) del combo guidato dal frontman Johan Lindstrand, molto bravo nel tenere il palco, oltre che nel confermarsi buon singer estremo. Risaltano molto, nelle loro composizioni, le ritmiche possenti di chitarra del duo Kiviao/Lagerblad, vero propulsione di questa formazione che da il meglio di se on stage.
Si cambia gruppo, nazione e genere, con gli ungheresi Ektomorf, quartetto che può essere tranquillamente definito come il clone perfetto dei Soulfly del disco d’esordio. Tra i gruppi di punta e più prolifici della scena magiara, con all’attivo ben sei dischi da studio ed il recente ‘Live+Raw’, e sulla scena da un decennio, il four-piece dell’Est Europa mostra, in questo concerto, come in tutte le sue esibizioni live, i punti di forza ed il suo tallone d’Achille. I punti di forza sono un devastante impatto sonoro, esaltato da ottimi suoni, una preparazione tecnica ed un livello esecutivo di elevata fattura per una band che proviene da un paese poco fertile per il metal (se si eccettuano i Tormentor di Attila Csihar, singer degli Abhorym). Il punto debole dal punto di vista live, anche per quel che riguarda dischi come il recente ‘Instinct’ o ‘I Scream Up To The Sky’ e ‘Destroy’, è la totale e pedissequa ripetizione di schemi musicali, suoni, attitudine ed anche impostazione vocale del cantante/chitarrista Zoltàn Farkas (fondatore assieme al fratello Csaba), dei Soulfly di Max Cavalera. Tutto questo, assieme ad una presenza scenica molto statica, rende i loro 40 minuti scarsi, piuttosto asettici e tediosi. Va detto in difesa del four-piece magiaro, che il bassista Csaba, causa una frattura alla gamba ed un’imbracatura, ha dovuto suonare su di uno sgabello (immediato, dal pubblico, il commento del solito ‘intelligente’ di turno, che invitava il bassista a starsene in salotto se voleva rimanere seduto…solito velo pietoso steso). Nel complesso, però, l’idea sui questo gruppo rimane la medesima: preparati e professionali, importanti per lo sviluppo del metal ungherese all’estero, ma assolutamente ‘superflui’ per la storia del genere.
Pannelli di metallo e scenografia con luci che compongono la sigla della band C.O.B…i massacratori dei 1000 laghi tornano per offrirci tutte le novità del loro campionario di superbi artisti dell’omicidio spettacolarizzato! Via quindi alla ‘splendida festa di morte’ con i Children Of Bodom, che dopo un’intro quasi techno (con momenti di stupore e sgomento tra i presenti), affondano il colpo con ‘Living Dead Beat’, opening-track dell’ultimo ‘Are You Dead Yet?’, sfoggiando le due caratteristiche dei C.O.B. 2006: aggressività e sviluppo di strutture intricate e tecniche molto vicino al techno-thrash di Megadeth e Annihilator. Suoni praticamente perfetti, Laiho in forma stellare sia dal punto di vista della voce che della chitarra, dove sciorina in brani come ‘In Your Face’ e ‘Sixpounder’, una perizia negli assoli da autentico guitar-hero. Il resto della band, però, non è da meno: in totale sintonia con il biondo frontman, il nuovo acquisto Roope Latvala (preveniente dai Sinergy della ‘signora’ Lahio, Kimberly Goss), anche lui ottimo chitarrista, anche se più dedito alle ritmiche, almeno in queste sue prime apparizioni. Altro funambolo della serata si mostrerà il tastierista Janne Warman, uno dei punti di forza e d’originalità del sound dei 5 finnici, con una splendida prestazione in pezzi classici come ‘Silent Night, Bodom Night’ o ‘Warheart’, ma anche con una spettacolare session solista (non sarà l’unica: anche Laiho, Latvala ed il batterista Raatikainen si produrranno in questi sipari dal sapore ‘metal ’80’). Asciutti ma di personalità nel rapporto con un pubblico incontenibile, la formazione di Espoo inanella pezzi come ‘Bodom Beach Terror’, ‘Are You Dead Yet?’, ‘If You Want Peace…Preapare For War’ o ‘Neddled 24/7’ con una precisione esecutiva ed una ferocia assolutamente da incorniciare, dove emerge anche la perizia della sessione ritmica del bassista ‘Balcksmith’ Seppälä e del già citato Raatikainen, elemento che ha mostrato grandi progressi tecnico-stilistici dal suo esordio. Spazio anche ad alcuni brani del controverso (almeno per la critica) ‘Follow The Reaper’, con gli high-light ‘Bodom After Midnight’ e la title-track che dal vivo, guadagnano almeno 20 punti! Finale veloce e micidiale (come si confà ad un serial-killer!) con l’anthem ‘Lake Bodom’ e la bellissima ‘Downfall’. Un concerto che, vista la presenza e la partecipazione del pubblico, la prestazione di una band ‘spettacolare’ sotto il profilo esecutivo e la qualità della nuova release, assolutamente elevata, appare come il sigillo di un periodo strepitoso per la formazione finlandese, tra le più rappresentative della scena e devastanti sul fronte live. Il loro monito non può passare inascoltato ‘…if you want peace…preapare for war!’.