Wolves In The Throne Room – Recensione: Celestial Lineage

Era un ritorno atteso, questo degli americani Wolves in the Throne Room, che, grazie ai buoni responsi dell’ultimo “Black Cascade” (2009) avevano grandemente ampliato la loro influenza, nell’attuale scena black internazionale. La definizione di genere, è bene dirlo, suona alquanto riduttiva, per un gruppo che, lungo i tre album finora pubblicati, ha sempre dimostrato di saper andare oltre l’ortodossia tradizionale del genere.

Il nuovo “Celestial Lineage” inizia proprio dove “Black Cascade” prendeva commiato dai suoi ascoltatori, con un sound livido e gonfio di atmosfere, ma soprattutto libero di esprimere tutto il suo misticismo. Piace innanzitutto la veste grafica, curata dall’artista fotografica Alison Scarpulla (e da Aaron Turner per quanto riguarda il package), capace di tradurre visivamente le atmosfere evocative tipiche del gruppo di Washington.

Il duo operativo composto da Aaron e Nathan Weaver, rispettivamente batteria/synth e chitarra/vocals, conferma la sua assoluta non intenzione di limitare il proprio discorso musicale a una manciata di riferimenti stilistici, ma, come dimostra l’esoterica opener “Thuja Magus Imperium”, nel loro song writing trovano agevolmente spazio aperture sciamaniche e lisergiche quasi in odore di space rock, un incedere dal passo mutevole, che significa ambient ipnotico, doom, e certamente anche momenti tradizionalmente violenti e feroci.

Il sound è quindi corposo e complesso, ruvido e a tratti ostile, ma i corpuscoli di cui è composta questa polvere sonora rimangono sensati e intelligibili anche nei momenti più concitati (la furia in apertura di “Subterranean Initiation”), permettendo una graduale immersione nel misterioso mondo umbratile dei Wolves.

La tracklist alterna composizioni brevi ad altre lunghe e articolate, basate sulla ripetizione quasi rituale di strutture ritmiche e melodiche che lentamente si arricchiscono, esplodono/implodono, tracciando un percorso non sempre facile da seguire, ma indubbiamente suggestivo e ricco di elementi da scoprire.

Rispetto al disco precedente “Celestial Lineage” appare da subito meno immediato e più sperimentale, con momenti completamente dedicati a divagazioni strumentali ambientali dal feeling noisy, come “Permanent Changes in Consciousness”, oppure spettri vocali alternativi (“Woodland Cathedral”). Un lavoro alquanto vario e imponente, per la mole di idee efficacemente stipate in questi 50 minuti.

Con questo loro quarto album i Wolves in the Throne Room dimostrano il raggiungimento di una considerevole maturità artistica, confermata da una capacità interpretativa e una professionalità operativa non indifferenti, in grado di portare a compimento un progetto artistico complesso e affascinante, paragonabile, per certi versi, a quanto fatto ultimamente dagli irlandesi Altar of Plagues, ma a questi ancor superiore, per l’ancor più elevato quoziente di complessità e stratificazione sonora.

Ottimo ritorno, all’insegna del più incontaminato misticismo naturale.
Wolves in the Throne Room, moderni asceti del black metal.

Voto recensore
7,5
Etichetta: Southern Lord Recordings

Anno: 2011

Tracklist:
1. Thuja Magus Imperium 11:48
2. Permanent Changes in Consciousness 01:55
3. Subterranean Initiation 07:10
4. Rainbow Illness 01:28
5. Woodland Cathedral 05:26
6. Astral Blood 10:17
7. Prayer of Transformation 10:58

Sito Web: http://www.wittr.com/

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