Burning Black: “Remission Of Sin” – Intervista alla band

Dopo l’ascolto del nuovo “Remission Of Sin” (di cui potete leggere il track by track della band), abbiamo approfondito con la band la produzione e le ultime vicissitudini dei Burning Black in una lunga intervista con la band al completo.

Partiamo dal passato, ci eravamo un po’ persi dopo il tour con i Lordi. Facciamo un po’ il punto da li in poi, ci sono stati cambi di line up e altri cambiamenti…

Max: per prima cosa la band non si è fermata mai un minuto. Il tour con i Lordi è stato a dicembre 2010. Poi siamo tornati, abbiamo fatto qualche data. Nel frattempo ho avuto il secondo figlio e mi sono sposato. Poi abbiamo prodotto il video di “Dust and Rain”; in quel momento c’era già un’altro batterista. Luca aveva preso un periodo di pausa per dedicarsi ad altri progetti musicali. Diciamo che il tour con i Lordi è stata una dura prova perché purtroppo c’è sempre una discrepanza tra quello che sono le aspettative e quello che in realtà può offrirti un’esperienza del genere: quanto siamo disposti a farci trattare in un determinato modo? Ognuno deve capire se può continuare a sopportarlo. Tante band si frantumano dopo il tour, perché il tour è stancante; magari tornati dal tour pensi di essere una rockstar ma invece poi capisci che dopo lo sforzo che hai fatto, sia a livello economico ma anche di energie, non tutti sono disposti a ripetere l’esperienza. Per i BB è stata comunque un esperienza positiva, ma ci si aspettava di tornare e ritorno migliore. Quindi quando siamo tornati abbiamo dovuto capire un po’ la situazione e la strada da percorrere. Abbiamo capito che alcuni remavano verso una direzione; altri andavano dall’altra. Io e Enrico eravamo da una parte e l’altra parte della line up andava nell’altra. Già al momento del songwriting di “Remission” abbiamo adottato un approccio diverso, con la scrittura in mano mia e di Enrico. Prima in realtà non era molto differente perché scrivevo io i brani con Giovanni solitamente.

Quand’era uscito Giovanni dalla band?



Max: Precisamente prima del tour con i Lordi. Lui si era trasferito a Trieste per motivi di lavoro.

E li è entrato Stefano giusto?

Max: Sì, lì è entrato Stefano. Dalle demo poi siamo passati alla pre-produzione ma abbiamo capito che con quella line up non si sarebbe potuto lavorare in modo sereno, con l’obiettivo che ci eravamo posti. Abbiamo quindi chiarito la situazione con gli altri della band. Alessandro aveva intrapreso già un cammino con gli Elvenking, quindi abbiamo deciso di riformare almeno tre/quinti della band. Richiamare Luca ci è venuto naturale, lui aveva continuato a suonare con me in un altro mio progetto.
Enrico: Era la scelta naturale.
Max: Era l’unico che ci dava la sicurezza di poter lavorare in modo concreto ad un disco di questo tipo perché poteva dare continuità rispetto al passato. Poi abbiamo cercato un chitarrista che fosse all’altezza. Abbiamo provato tantissimi chitarristi. Avevamo individuato una persona, poi Enrico si è giocato la sua carta e quando ci ha presentato Cris: è stato amore a prima vista.
Cris: in realtà la prima volta che ci siamo incontrati abbiamo parlato solo di strumentazione anni ’80. Praticamente abbiamo parlato solo di mixer senza suonare.
Max: Poi per quanto riguarda Simmi, ci è stato consigliato da Lorenzo di Notturno Metal. All’inizio lui era un po’ incerto perchè sapeva di avere uno stile differente da quello di Alessandro, ma per noi non c’era nessun problema perchè volevamo cambiare approccio nelle soluzioni del basso.
Enrico: Una delle cose che abbiamo cercato di fare io e Max è stata quella di coinvolgere i nuovi musicisti e Luca nella scrittura e registrazione dei nuovi brani, proponendogli un lavoro completo ma su cui poi poter mettere del proprio, in modo da non trovarsi con un album scritto da due persone. Quindi abbiamo aspettato un po’ di più prima di andare in studio.
Simmi: I brani infatti sono cambiati molto rispetto alle prime fasi iniziali. Abbiamo utilizzato anche un sound più moderno.
Enrico: L’approccio e il sound sono comunque più live. Lo abbiamo già visto nelle prime date dal vivo perchè i pezzi suonano come sul disco ed è quello che cercavamo.

Quindi nei precedenti album c’era più differenza…

Max: Si anche perchè con i cambiamenti di line up precedenti, alcuni membri suonavano dal vivo pezzi su cui non avevano mai lavorato in studio e quindi c’era comunque una sorta di re-interpretazione.
Enrico: Io ad esempio non avevo suonato su “Mecanichell” e mi ricordavo così significasse trovarsi in mano un disco su cui non si era suonato e doverlo fare proprio. Non volevamo che questa situazione si ripetesse sui nuovi entrati della band.
Cris: Io stesso quando sono stato contattato da Enrico e ci siamo incontrati per la prima volta per parlare del progetto, ho chiesto subito se ci fosse margine per metterci del proprio o se invece la band cercasse solo un esecutore. Sento molto del mio nei pezzi, sono molto contento di questo. Ci sono delle soluzioni che ho cercato di supportare caldamente.
Max: Il tasso tecnico della band si è alzato e questa volta abbiamo prodotto noi l’album, mixando poi da Stefanini. Abbiamo quindi avuto molto più tempo per portare a termine al meglio l’album. Ad esempio il basso è molto potente. Abbiamo lavorato molto sull’economia del brano.
Simmi: Da bassista devo dire che io, venendo da una gavetta di cover band e altri gruppi, magari una volta sentivo l’esigenza di mettermi più in mostra però poi effettivamente l’economia del brano ci perde. Manca poi la figura del basso che deve fare da collante tra batteria e chitarra. Ho lavorato su linee molto semplici ma che fossero utili al brano in modo che tutto filasse e avessero un bel tiro potente.

Cris, mi ricordo di averti visto con i The Scarab, provieni quindi dal mondo dell’hard rock, a.o.r.. Simmi proviene da un’altra esperienza hard rock come quella con i Big Guns. Può essere che queste due new entry hard rock abbiano influenzato in qualche maniera il nuovo sound?

Max: Di per se le linee vocali che tendono all’hard rock erano già state scritte in realtà. I musicisti sono stati scelti anche di conseguenza e si sono integrati al meglio nel sound.
Enrico: Anche alcune scelte come diceva Simmi relative al basso si sono integrate alla perfezione.
Cris: I pezzi comunque si prestavano già a soluzioni più hard rock.
Simmi: Anche su “Soulless Stone” c’è una linea dopo il ritornello, dove senti solo le chitarre e li il basso è molto compatto; lì è una questione di polso. Se suoni in modo virtuoso non riuscirai mai ad avere la botta, che spesso è quello di cui necessità il pezzo.

E la produzione?

Max: Abbiamo adottato un approccio molto diverso da quello che si sente in giro, cercando di evitare cose troppo plasticose e artificiali. Questa è molto Iron Maiden, lineare, senza editing estremo. Molto suonata. Più analogica.
Enrico: Ci sono suoni diversi, più naturali, a partire appunto dal basso.
Luca: La batteria ad esempio non è mai stata campionata, tutto il suono è naturale.

A livello generale, il suono questa volta è più europeo, mentre Mecanichell è piu europeo e tedesco, con chiari riferimenti a Accept, Scorpions e via dicendo. E’ un passaggio voluto?

Max: Non è voluto, sebbene tutti gli ascolti che abbiamo fatto per avere dei riferimenti fossero tutti americani. Diciamo che è un po’ un approccio alla Scorpions, pezzi con riferimenti americani ma dal cuore europeo. Se devo prendere dei gruppi di riferimento sono: Scorpions e Dokken.
Simmi: Dall’altro comunque ci sono anche scelte moderne come l’utilizzo della 7 corde.

Riprendendo “Mecanichell” trovo una continuità sulle sonorità e ambientazioni dark escludendo i due episodi più leggeri come “True Metal Jacket” e “Flag Of Rock”.

Enrico: E’ una cosa voluta e proprio quei due brani che hai citato avevano lo scopo di staccare rispetto al resto del disco.
Max: Anche “True Metal Jacket” comunque ha un’atmosfera cupa e il video di “Flag Of Rock” avrà comunque un ambientazione cupa.

Uno dei brani più particolari è sicuramente “Visionary in a primitive future”, il più lungo e complesso dell’album. Cosa potete dirmi a riguardo?

Max: Tutti ci dicevano “fate brani corti e semplici”, quindi questa volta abbiamo voluto fare qualcosa di diverso, con momenti più prog. C’è il riffone, c’è la parte thrash, la parte cantata più hard rock e anche una spruzzata acustica. Secondo me siamo riusciti ad assemblare tutto molto bene.
Simmi: Ci vogliono più ascolti per assimilarlo sicuramente.
Max: Tra l’altro all’interno c’è un riferimento al film “Pulp Fiction” con un estratto del famoso monologo “Il cammino dell’uomo timorato…”

Parliamo a questo punto della titletrack. Perchè questa scelta? So che ci sono dei riferimenti diretti con l’artwork…

Max: Se dobbiamo guardare alla band, la canzone di riferimento sarebbe attualmente “Mercenary Of War” perchè racconta proprio l’ultimo periodo della band e la ripartenza… e inoltre picchia duro! Però secondo me era troppo semplice. “True Metal Jacket” dava l’idea di quello che volevamo trasmettere, parla di quei musicisti che abbandonano giustificandosi in mille maniere e perdendo entusiasmo. Limb però preferiva qualcosa di diverso e ci ha proposto “Remission of Sin” che è un brano che parla dei reati della Chiesa; in realtà potrebbe essere anche intesa come la remissione dei peccati per tutti quelli che ci hanno rotto le palle. E poi comunque è un titolo che spacca!

Ci sono anche delle tastiere sull’album, più evidenti su “True Metal Jacket”, meno evidenti rispetto a “Mecanichell”.

Max: All’inizio non le volevamo, poi in realtà le abbiamo anche tenute più alte rispetto a quello che avevamo previsto.
Enrico: A me piacciono molto, apprezzo le soluzioni alla Vision Divine o cose simili.
Max: Avevamo comunque tanto materiale per le chitarre, era un peccato metterlo in secondo piano a favore delle tastiere, anche perchè poi dal vivo, non avendo un tastierista, si sarebbe perso. Abbiamo utilizzato le tastiere solo dove la canzone veniva veramente valorizzata.
Cris: Ascoltando l’album attentamente è possibile sentire che in realtà le tastiere sono presenti lungo tutto l’album, ma utilizzate a spot, volta per volta dove serviva, con suoni comunque moderni.

Dopo l’album cosa succederà? Tour, concerti…

Max: Abbiamo aperto numerosi contatti ma tutti ovviamente stanno aspettando l’album finito. Siamo in contatto per alcune date con gli Hammerfall e altre band europee, senza necessariamente però fare grandi tour per forza come quello con i Lordi. Vogliamo suonare di più dal vivo, anche date più modeste.
Cris: Abbiamo avuto un ottimo feedback anche al New Age con la prima data, un successo inaspettata. Purtroppo a Roma invece ci hanno tagliato la scaletta, ma comunque è andata bene.

Festival Stranieri?

Max: Ci vogliamo lavorare per l’anno prossimo. Siamo in contatto comunque con un’agenzia americana per fare una tournee negli Stati Uniti durante la primavera dell’anno prossimo.

Live Album? E’ in programma? Ci avete pensato?

Max: E’ da un po’ che ci penso. Dobbiamo sempre parlarne con Limb. Intanto partiamo con questo.
Enrico: Ci metteremo poi subito a lavorare al successivo. Secondo me più che a pensare al live, dovremo pensare al quarto disco.
Max: Poi probabilmente ci penseremo seriamente.

tommaso.dainese

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Folgorato in tenera età dall'artwork di "Painkiller", non si è più ripreso. Un caso irrecuperabile. Indeciso se voler rivivere i leopardi anni '80 sul Sunset o se tornare indietro nel tempo ai primi anni '90 norvegesi e andare a bere un Amaro Lucano con Dead e Euronymous. Quali siano i suoi gusti musicali non è ben chiaro a nessuno, neppure a lui. Dirige la truppa di Metallus.it verso l'inevitabile gloria.

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