Recensione: Bombo

L’aggettivo “derivativo” probabilmente non rende abbastanza il debito che, in termini musicali e di attitudine, hanno gli svedesi Bonafide nei confronti di…beh, basta il primissimo riff della title track a portarci in territori dove la presenza degli AC/DC è decisamente ingombrante. La band arriva con “Bombo” al quarto album, e già questo è di per sé significativo, inoltre avremo fra poco modo di apprezzarli dal vivo in Italia come opener dei Quireboys (e pure questo è un indizio pertinente con riferimento a sonorità e target).

Ruvida e sgangherata, la band fa del sano rock’n’roll coinvolgente e dal piglio live, azzeccando anche una manciata di chorus niente male. Divertimento assicurato, quindi, anche se per lo stesso motivo l’album fa fatica a reggere più di qualche ascolto, essendo tutto giocato sull’immediatezza. La già citata title track e la caracollante “Backroom Entertainment”, nelle quali hanno gran gioco le chitarre di Mikael Fässberg e del frontman Pontus Snibb, ci introducono con efficacia in quello che è a tutti gli effetti un concept album, qualcosa quindi di diverso dal solito. Da menzionare, nel lotto dei dieci brani in scaletta, “Suburb Baby Blues”, la voce graffiante di Snibb (anche produttore dell’album) a guidarci su territori calienti. Le buone “Rock’N’Roll Skal” e “Liquid Lover”, assieme alle suggestive armonie vocali di “8-Ball”, non evitano al lavoro di perdersi un po’ per strada, ma va detto che la proposta musicale si mantiene tutto sommato piacevole dall’inizio alla fine.

Giovanni Barbo

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Appassionato di cinema americano indipendente e narrativa americana postmoderna, tra un film dei fratelli Coen e un libro di D.F.Wallace ama perdersi nelle melodie zuccherose di AOR, pomp rock, WestCoast e dintorni. Con qualche gustosa divagazione.

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