Bomb Disneyland – Recensione: Why Not!

Facciamo un altro salto nel passato, proiettandoci ai tempi dell’acquisto del vinile tramite passaparola o “tape trading”. Certo è, che qualora dovessi condurre un programma sulle “meteore” del thrash metal e dintorni, quello dei Bomb Disneyland sarebbe uno dei primi nomi che mi verrebbe in mente. Originari delle Midlans inglesi, i quattro ceffi furono attivi dal 1988 al 1993 dando alle stampe, dopo il singolo “Nail Mary/Evangelist” del 1988, il lavoro che ci accingiamo a commemorare. Classica opera destinata a divenire di culto, ad accrescerne il mito furono due incidenti di percorso. Partiamo dalla copertina, che nel retro riprendeva il logo di una nota banda di motociclisti, con una canzonatura del povero Mickey Mouse al posto del teschio originario. Evidentemente il club non apprezzò l’operazione e conseguentemente fece una visita, non esattamente di cortesia, a un loro show, seguita da una missiva degli avvocati con la quale si rivendicava il copyright, inducendo la casa discografica ad apporre un adesivo sulle copie ancora in stampa in attesa del nuovo artwork, che avrebbe sostituito l’immagine incriminata con una sorta di felino sotto effetto lisergico. Ma ovviamente i guai non finiscono qui! Questa volta è il turno dei legali della Disney, a seguito delle cui rimostranze la band dovette cambiare denominazione in Bomb Everything, sotto la quale pubblicheranno altri due lp. La progettazione provocatoria sotto l’onda d’urto di testi molto forti ed espliciti, in piena tradizione hardcore-punk (genere il cui eco, non a caso, pervade ogni solco del 33 giri), rende evidente come ci si trovasse dinanzi ad una release di inatteso impatto.

Come indicato in premessa, di loro si veniva a conoscenza perlopiù durante i ritrovi tra aficionados e ciò, in congiunzione con la difficoltosa reperibilità, un songwriting dall’impatto incendiario in perenne bilico tra l’hardcore – ravvisabile nel serrato minutaggio dei pezzi – e il thrash più intransigente avrebbe contribuito a far assurgere “Why Not!” quale album di rango superiore imperdibile per ogni buon headbanger.

Il platter è composto da 15 tracce, per una durata totale che rasenta i 30 minuti di pura potenza crossover punk/metal. Il sound dei bombardieri è indubbiamente ancorato ai fasti della tradizione british talché ravvisa illustri influenze di mostri sacri del calibro di Venom, Discharge e GBH, band quest’ultima nella quale, in piena coerenza stilistica, andrà poi a militare il successivo batterista Scott Preece.

Per quanto riguarda le esibizioni dal vivo, essi furono di prassi associati al circuito oltranzista britannico al fianco di nomi quali Bolt Thrower, Carcass, Electro Hippies e Concrete Sox e si esibirono principalmente nei locali storici della terra natia, molti dei quali oramai sconsolatamente chiusi (si narra, tra i tanti, di un esplosivo show al London Astoria in supporto ai Bad Brains ed un altro al The Duchess of York di Leeds con gli Acid Reign), motivo per il quale si contano sulla punta delle dita i fortunati che abbiano potuto assistere ad un loro show.

La descrizione analitica dei singoli pezzi nell’occorso è pressoché superflua, data l’omogeneità di questa magnifica opera prima, da ascoltare tutta d’un fiato. Ciò nondimeno vi sono almeno tre menzioni d’onore: l’opening “Faster Bastard”, con il suo ritornello delirante e di facile presa, la storica “Suicide 999“, pezzo che più di tutti ha conferito lustro alla band giustificando da solo il possesso del disco (a oggi, col suo refrain ed assolo di rara intensità uno dei pezzi più trascinanti del thrash tutto), e infine “Prostitution”, della b side, dal testo subdolo ed incedere cruento e strisciante.

L’ultima trasformazione del gruppo sarà nei Deep Throat con i quali virarono verso sonorità elettroniche/industrial con forti richiami ai Ministry, poi si giunse allo scioglimento sotto lo schiacciante effetto di alcol e droghe. Come ricavabile, nel mercato del collezionismo avrete la possibilità di reperire il vinile in tre differenti versioni (retro copertina con o senza sticker fino alla nuova illustrazione), per quella che, a conti fatti, risulta una vera a propria perla che merita di essere rispolverata ed il cui acquisto e/o ascolto, per quanti non li conoscessero, è da ritenersi un must assoluto.

Etichetta: Vinyl Solution

Anno: 1989

Tracklist: 01. Faster Bastard 02. Suicide 999 03. World No. 3 I.O.U. 04. Killer City 05. Wa'as Sappenin' 06. Fat Pig 07. To The Moon 08. Bomb Disneyland (Theme) 09. Blood Fucker 10. Prostitution 11. New One 12. Woman 13. Live In Grimsby 14. Blind Faith 15. Hickory Dickory Death

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