Bologna Sonic Park: Live Report e foto della giornata del 7 luglio

Partiamo dalla fine, per una volta. Sono state spese valanghe di parole, e usato fiumi d’inchiostro più o meno virtuale (soprattutto meno) sulla conclusione della giornata del 7 luglio al Bologna Sonic Park. Si è parlato tanto della cancellazione improvvisa, causa maltempo, del concerto degli Iron Maiden, talmente improvvisa che noi fotografi eravamo già all’interno del pit, muniti di pass apposta e pronti ad accendere le rispettive reflex. Sono state fatte tante ipotesi su cosa si sarebbe potuto e non potuto fare, abbiamo fatto i meteorologi più o meno improvvisati, abbiamo sperato che un membro degli Iron Maiden uscisse a salutare e scusarsi di persona per l’annullamento. Per poi trovarci, con le proverbiali pive nel sacco, a dover tornare alle rispettive case, alberghi o simili, bagnati e delusi, affrontando magari una lunga coda per raggiungere la tangenziale o ad aspettare l’autobus 25 (che passa vicino all’Arena Parco Nord) che non passava mai. Sono passate alcune settimane da quella sera sfortunata, e speriamo che nel frattempo la delusione cocente abbia lasciato posto, magari, a un rimpianto più dolce. Tra l’altro, con l’annuncio recente degli Iron Maiden a Wacken 2023, abbiamo ormai la certezza che la band tornerà in Europa anche l’anno prossimo. Possiamo quindi concentrarci su quello che abbiamo visto in quel pomeriggio di sole, prima che vento, tuoni e pioggia ci rovinassero la serata.

LORD OF THE LOST

La giornata comincia bene, all’insegna di un caldo notevole e di un’affluenza di pubblico importante. I Lord Of The Lost iniziano la loro esibizione in orario e, anche se la loro proposta musicale è abbastanza diversa da quella dei Maiden, l’accoglienza è comunque positiva. L’abbinamento fra una tenuta di palco aggressiva e un look inconfondibile costituiscono il biglietto da visita della band tedesca, che non si lascia impressionare minimamente dal pubblico che si trova di fronte e confeziona uno show coinvolgente fin dalle sue prime battute. Una decina di brani in tutto, che si concentrano soprattutto sull’album “Thornstar” e su “Judas”, pubblicato lo scorso anno, bastano per addentrarsi nelle sonorità goth-metal che i Lord Of The Lost portano avanti da tempo, anche se con diversi segnali di evoluzione e maturazione (“Judas”, per esempio, è un album complesso, diviso in due parti e incentrato sulla figura di Giuda Iscariota). Un inizio interessante, anche se all’insegna di un genere diverso da quello degli headliner.

Setlist:

  • Drag Me To Hell
  • Morgana
  • Dry The Rain
  • Born With A Broken Heart
  • Under The Sun
  • The Heartbeat Of The Devil
  • The Gospel Of Judas
  • Die Tomorrow
  • Loreley
  • On This Rock I Will Build My Church

AIRBOURNE

E poi arrivano gli Airbourne, e l’ignoranza dilaga. Non è vero fino in fondo che gli Airbourne sono i cloni degli AC/DC, ovvero la colpa principale che viene imputata loro e che li relega spesso a band di second’ordine perché alla fine non hanno inventato niente. Certo, la fonte di ispirazione c’è, inutile negarlo, ma la band è riuscita in un certo modo a superare i propri maestri in quanto a grinta sul palco, a contatto con il pubblico e a grado di coinvolgimento. Basta che Joel O’Keeffe salga sul palco e urli il ritornello di “Ready To Rock” per calamitare tutta l’attenzione su di sè. Poi, certo, i riff sono semplici quanto basta, i ritornelli appartengono alla categoria del “le sento una volta e le so già a memoria”, per cui non richiedono chissà quale sforzo mentale, ma è proprio questo il bello. A questo punto, i “numeri” che contraddistinguono le esibizioni degli Airbourne sono degli appuntamenti consueti, non più un momento circense, e chiunque resterebbe deluso se O’ Keeffe non lanciasse bicchieri di birra sul pubblico con mira appena un po’ incerta. Per non parlare della sua escursione, sulle spalle di un roadie poderoso, che cammina in mezzo al pubblico tranquillo come se fosse a passeggio in un parco, mentre il cantante continua a suonare la chitarra e trovarsi di fianco a lui durante questa passeggiata salutare è quasi un dovere. Anche in questo caso gli Airbourne propongono una carrellata dei propri brani più noti, che si chiude ancora una volta con “Runnin’ Wild”, per un live breve ed energico, che non riserva grosse sorprese ma, forse proprio per questo, mette di buon umore e convince.

Setlist:

  • Ready To Rock
  • Back In The Game
  • Girls In Black
  • Burnout The Nitro
  • Boneshaker
  • Breakin’ Outta Hell
  • Live It Up
  • Runnin’ Wild

Ci fermiamo qui con il racconto di quanto successo. Sappiamo tutti cosa è successo dopo. Il clima che cambia repentino, le raffiche di vento che per un attimo sembra che ti debbano strappare la pelle, la pioggia forte da fare quasi male, l’ufficializzazione dell’annullamento. Come detto, pensiamo se possibile ai momenti belli di quel pomeriggio e di quell’inizio di serata. I Maiden, per fortuna, hanno promesso che torneranno, e chi siamo noi per non credere alle loro parole?

anna.minguzzi

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E' mancina e proviene da una famiglia a maggioranza di mancini. Ha scritto le sue prime recensioni a dodici anni durante un interminabile viaggio in treno e da allora non ha quasi mai smesso. Quando non scrive o non fa fotografie legge, va al cinema, canta, va in bicicletta, guarda telefilm, mangia Pringles, beve the e di tanto in tanto dorme. Adora i Dream Theater, anche se a volte ne parla male.

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