Black Sabbath: Live Report della data di Bologna

E alla fine ce la fecero. Dopo malattie (Gods of Metal) e date fantasma (Rho) la speranza l’avevamo un po’ persa e invece i Black Sabbath hanno spaccato il culo a tutti a Bologna. Non ci sono altri modi più oggettivi e meno volgari per descrivere ciò che è successo mercoledì 18 all’Unipol Arena di Bologna.

Ma andiamo per ordine. Il concerto inizia molto presto con i Reignwolf ma, a causa dell’intenso traffico della tangenziale di Bologna, ce li perdiamo. Arriviamo dentro l’arena, già stipata e fortunatamente meno calda del previsto (tanto coraggio a stipare oltre 10 mila persone al chiuso a metà giugno), quando è tempo di vedere in azione Mr. Zakk Wylde con i suoi Black Label Society, per la prima volta in Italia in compagnia della nuova ascia Dario Lorina (ex Lizzy Borden). L’arduo compito di scaldare il pubblico prima dei Sabbath viene portato a termine dai BLS con la solita potenza e maestria, con tonnellate di riff lavici impregnati di birra e sudore. 8 pezzi tra cui due estratti da “Catacombs of the black vatican” e alcuni classici come “Suicide Messiah” e la finale “Stillborn”. L’assolo centrale di Zakk Wylde da brividi.

A questo punto giunge il momento della verità. Teloni di fronte al palco, qualche minuto di anticipo e la voce di Ozzy ci chiede se siamo pronti. Fuck yeah! Dalle 21:30 è l’inizio del delirio totale. L’Arena è probabilmente vicina al sold-out, gremitissima. La scaletta sarà dominata dai classici quindi inutile citarli uno per uno. Si inizia comunque con “War Pigs” ed è subito chiaro che il concerto sarà una bomba. La band è in formissima e i suoni sono ottimi con volumi bombastici (finalmente!). Andando in ordine abbiamo un Tommy Clufetos devastante, una macchina da guerra al servizio dei brani che, senza venire stravolti, beneficiano di una carica e di una potenza che, e lo diciamo a malincuore, forse Bill Ward non avrebbe potuto fornire; questo non toglie che vederlo dietro le pelli sarebbe stato un sogno per tutti. L’assolo di batteria durante “Rat Salad” ha lasciato a bocca aperta tutti, clamoroso.

Poi abbiamo Geezer Butler, dei tre sicuramente il meno chiacchierato, il più riservato. Anche sul palco di Bologna se ne resta in disparte, sottomesso al suo basso ma impeccabile e precisissimo. Sottovalutato. Quindi abbiamo il mattatore, il pazzo, il bambino Ozzy Osbourne, incredibilmente più in forma che mai. Dopo l’esibizione incerta all’ultimo Gods of Metal, la ripulita dall’ennesima ricaduta nelle sue vecchie dipendenze deve aver giovato non poco allo zio Ozzy. Chiaramente divertito dalla folla presente, non perde occasione per interagire con il pubblico durante e tra i brani, mantenendo una prestazione vocale se vogliamo anche migliore di quella sfoggiata a Piazzola Sul Brenta qualche anno fa; solo su “Snowblind” si è notata qualche difficoltà. Promosso. E infine Tony Iommi, emozionante già solo vederlo sul palco. Incredbile sentire i suoi riff. E’ lui il vero Iron Man, questo è chiaro. Immenso, ancora sul palco nonostante un infame linfoma. Quella di luglio a Hyde Park potrebbe essere la sua ultima data con i Sabbath; dopo la sua esibizione di Bologna noi ci auguriamo che possa portare i suoi riff oscuri nel Mondo ancora per un bel pezzo.

Il concerto fila via in un ora e 40 che sembrano 5 minuti, con 13 pezzi che includono fondamentalmente tutti i più grandi brani dei Black Sabbath a cui si aggiunge la più recente (e a nostro parere ottima) “God Is Dead” e una meno celebre “Under the Sun / Every Day Comes and Goes” “dedicata” alle religioni organizzate. Qualche taglio alla scaletta c’è stato (mancavano probabilmente tre brani alla setlist completa) ma questo è solo un piccolo neo nell’esibizione dei Black Sabbath, un’esibizione praticamente perfetta. Dopo oltre quarant’anni di carriera, droghe, alcol e ogni altro tipo di eccesso questa sera Iommi e soci hanno dimostrato che il Sabba è ancora vivo. E se questo report vi sembra poco imparziale e un tantino soggettivo, ebbene sì, lo è: sono i fottuti Black Sabbath, leggendari.

Setlist:

  • War Pigs
  • Into the Void
  • Under the Sun/Every Day Comes and Goes
  • Snowblind
  • Black Sabbath
  • Behind the Wall of Sleep
  • N.I.B.
  • Fairies Wear Boots
  • Rat Salad + Drum Solo
  • Iron Man
  • God Is Dead?
  • Children of the Grave

– Encore

  • Paranoid (with Sabbath Bloody Sabbath intro)
  • Zeitgeist (Outro)

tommaso.dainese

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Folgorato in tenera età dall'artwork di "Painkiller", non si è più ripreso. Un caso irrecuperabile. Indeciso se voler rivivere i leopardi anni '80 sul Sunset o se tornare indietro nel tempo ai primi anni '90 norvegesi e andare a bere un Amaro Lucano con Dead e Euronymous. Quali siano i suoi gusti musicali non è ben chiaro a nessuno, neppure a lui. Dirige la truppa di Metallus.it verso l'inevitabile gloria.

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