Sulla scia del consenso ottenuto da “The Dirt”, pellicola biografica sulla storia dei Motely Crue tratta dall’omonimo libro del 2002, Better Noise Films ritorna con una nuova produzione americana che vede ancora una volta una forte commistione tra una cinematografia di forte impatto ed il mondo della musica rock. Nonostante infatti il genere si sposti da quello autobiografico all’horror, anche in questo caso la casa di produzione fondata dal veterano dell’industria musicale Allen Kovac farà affidamento sull’interazione tra film e colonna sonora per promuovere entrambi con iniziative congiunte. Non deve quindi sorprendere la presenza di numerosi riferimenti musicali all’interno della pellicola: non solo infatti la colonna sonora si avvale di brani composti da Mötley Crüe, Asking Alexandria, Five Finger Death Punch, Nothing More, The Hu, Papa Roach, Bad Wolves e Eva Under Fire, ma potremo ritrovare molti dei membri di queste band davanti alla telecamera, sia in parti più importanti (come nel caso di Jacoby Shaddix dei Papa Roach) sia in alcuni gustosi cameo che per gli amanti del metal costituiranno certamente un ulteriore motivo di interesse.
Il film, diretto a quattro mani da Samuel Gonzalez Jr. e Bridget Smith, si fonda su premesse già viste nelle produzioni di genere: l’espediente narrativo che vede due ignare ragazze avventurarsi con il loro furgone in un villaggio sconosciuto, forare una gomma e poi incontrare una massa di zombie famelici dall’incedere stentato non sprizza certo originalità da tutti i fotogrammi, anche se la violenza con la quale tutto viene servito fin dai primi istanti lascia pensare ad una pellicola intensa, piena di ritmo e pensata per far sobbalzare lo spettatore con ogni artificio possibile. In realtà, alle premesse piuttosto cheap segue una narrazione che non si sottrae alla sfida di trattare materiale più complesso e multiforme: dall’elaborazione del lutto al rapporto tra genitori e figli, dal ricorso alla violenza alla natura umana e disumana della vendetta, dagli imprevedibili effetti del dolore “alla Liam Neeson” sulla trasformazione dell’anima, il contrasto tra l’essenza universale/sconcertante del concetto e la dimensione piccola e ordinata della provincia americana – qui vera protagonista – nel quale viene incorniciato è sempre presente ed aiuta a focalizzare l’attenzione sui personaggi, facendo della prima parte del film un racconto dai toni caldi e delicati.
Qui tutti devono riparare, sistemare, rattoppare una situazione che sembra compromessa: che si tratti di dare pace alla propria anima, giustificare se stessi, trovare una verità consolatoria o salvare i propri loschi affari, nel film ci sono spinte ed aspettative contrapposte, pozzi e catene, risposte da trovare in posti inaspettati e piccoli colpi di scena messi lì per ricordarci che, proprio quando pensavamo di aver incontrato il super-cattivo, ce n’è in realtà uno ancora più arrabbiato disposto a fargli le scarpe. Ed in cima alla piramide sta il più forte di tutti, quello che nel perdono – o piuttosto nella semplice inazione – trova la forza di non cedere al ricatto della violenza, dei sentimenti ciechi, della brutalità. Dal punto di vista formale, la regia di Gonzalez e Smith non offre grandi spunti, optando per una direzione che avvicina “The Retaliators” ad un avvincente telefilm, piuttosto che ad un’opera di più alta ambizione cinematografica. Regia e fotografia sono quindi soprattutto funzionali, in grado di assecondare lo svolgimento della storia con efficacia ma senza perdersi in soluzioni originali che, per certi versi, avrebbero rischiato di compromettere l’immediatezza con la quale questo film distingue il bianco dal nero – anche su schermo – e si propone di raggiungere senza troppe macchinosità il suo pubblico. Forse più deludenti sono il ricorso alla pura e sfortunata coincidenza per giustificare lo svolgimento della storia, la ripetizione di alcune citazioni non particolarmente memorabili, i flashback lunghi e formaggiosi, gli insignificanti cameo dei musicisti coinvolti nel progetto e soprattutto il ruolo della colonna sonora, che rimane abbastanza marginale (e relegata in gran parte alle scene in auto e moto) nonostante l’idea iniziale che voleva audio e video interagire a più stretto contatto per regalare un’esperienza unificata.
E’ in questo progressivo abbassamento delle aspettative che si perde almeno una parte dell’entusiasmo per questa pellicola, che nel giro di una mezz’oretta passa dall’essere un potenziale “The Dirt” in salsa splatter (alcune uccisioni sono creative e la scena dell’occhio estratto dall’orbita è pura poesia, almeno dal punto di vista oftalmico) ad un divertissement che parla di droga e vendetta ed un detective con le occhiaie (ed un pacchetto di Marlboro ed una pistola ad acqua) come in tantissimi hanno già fatto non solo al cinema, ma anche più banalmente in TV e su Netflix. Con i suoi novanta minuti di durata, che sono l’esatto equivalente cinematografico di una canzone per la radio di tre minuti e trenta, “The Retaliators” scalda quel tanto che basta per il mese di Settembre, durante il quale ne è prevista l’uscita. Un film dalle tinte livide ma che in realtà possiede ancora degli scorci di leggerezza estiva per l’assenza di spunti originali, per la totale mancanza di recitazione corale e per la levità con la quale l’indagine si dipana e tutto fondamentalmente scorre verso il suo rustico finale in salopette.
Un po’ “Die Hard”, un po’ “Io Vi Troverò”, un po’ “Misery Non Deve Morire” ed un po’ Grand Theft Auto, “The Retaliators” racconta di una cattiveria banale (“Happy Birthday” scritto sul muro, check; “Happy Birthday” scritto sul muro col sangue, check) e spesso fine a se stessa, e di come anche l’animo più candido, se portato al limite della sopportazione, possa contrastarla con la stessa viscerale – ed improbabile – intensità. Sorretto da una storia che procede per luoghi comuni e personaggi stereotipati (proprio tu, serial killer psicopatico), e salvato in extremis tanto dalle spensierate mazzate del finale quanto dalla riflessione interessante sul modo in cui tutti i suoi protagonisti si confrontano con la mostruosità ed il diverso, questo è il tipico prodotto che aspira a regalare novanta minuti di divertimento pre-digerito, consumabile con piccoli sforzi di attenzione come un videoclip e tutto sommato perfetto per un cinema all’aperto con le zanzare o uno streaming con plaid e consegna a domicilio.
Etichetta: Better Noise Films Anno: 2022 Sito Web: retaliatorsmovie.com |