Sono tornati e non possono passare inosservati. A metà tra Francia e Inghilterra, i Betraying the Martyrs sono apprezzati per la loro capacità di unire gli opposti: da una parte la brutalità e dall’altra la melodia, che convivono in maniera totalmente originale e unica. Per questo motivo hanno fin da subito goduto di grande stima da parte della fan base che si è rapidamente espansa in tutto il mondo.
L’ultima volta che i Betraying the Martyrs sono stati al centro della scena corrisponde al triste incendio che due mesi fa ha distrutto la maggior parte della loro attrezzatura. Dopo questo breve contrattempo, tornano più pronti che mai. “Rapture” è il quarto album della loro carriera e, secondo le parole di Aaron, la band ne va molto fiera. L’idea di base è quella di unire le esperienze di ognuno dei membri per ripercorrere la strada che li ha condotti fino a questo punto. Quale miglior modo di raccontare se stessi se non attraverso la musica e i testi delle canzoni? L’album vede la fusione di vari generi musicali e ci accompagna nel viaggio all’interno della mente dei componenti della band, esplorando la parte oscura e quella luminosa dell’anima con l’alternanza di aggressività e tranquillità.
Ignite è la brevissima intro che apre l’album e ci conduce all’esplosiva “Eternal Machine“, nonostante la presenza di ritornelli eseguiti con la voce clean. Davvero un inizio con il botto. L’atmosfera si placa leggermente mentre continua la ricerca dell’equilibrio tra gli opposti nella successiva “Down”. L’aggressività fa di nuovo da padrona in “The Iron Gates”, che si apre con un coretto simile a quello di Unsainted degli Slipknot all’interno della struttura musicale tipica del genere verso un crescendo che esplode circa a metà canzone. “Parasite”, già uscita come singolo, è uno dei momenti di spicco di questo lavoro in studio dei Betraying the Martyrs.
Secondo voi, che suono fa l’abbandono di una persona? La band prova a spiegarcelo in “The Sound of Letting You Go”, che solo inizialmente sembra essere la più tranquilla del lotto. Tenetevi stretti per il pogo anche nella successiva “The Swarm”. “Monster” tiene alto lo standard e offre un particolare intermezzo di pianoforte seguito da un aggressivo break down. Un leggero piano in sottofondo torna anche in Imagine che tanto ricorda i californiani Being as an Ocean e in Incarcerated che propone brevi parti rap e una batteria incalzante e in punti simile a quella di “Before I Forget”. L’omonima traccia chiude l’album con una batteria che sembra un martello pneumatico, talvolta un po’ fastidiosa, accompagnata dal pianoforte e dagli archi.
Con “Rapture” i Betraying the Martyrs hanno esplorato nuovi territori musicali, senza dimenticare i loro punti di forza. Alla fine di questo viaggio lo scontro la luce e l’oscurità continua.