Cresciuti ascoltando T-Rex, Sweet e Kiss, per poi farsi le ossa con importanti tournee che li hanno portati in tutto il mondo a supportare – tra gli altri – Alice Cooper, Pretty Maids, Dio, Ratt, Union ed L.A. Guns, i Bai Bang vengono da Helsingborg (in Isvezia) e possono vantare una carriera discografica che li ha portati ad incidere otto album prima di quello che ascolteremo oggi. Freschi di contratto con la tedesca Pride & Joy Music, la band fondata da Diddi Kastenholt promette di regalare, con questo nuovo “Sha Na Na Na”, che dal titolo è già tutto un programma, undici nuovi brani fatti soprattutto per divertire. Oppure più semplicemente a great party album, come loro stessi lo definiscono senza indugiare in inutili giri di parole. Ed in effetti, in ognuno degli undici episodi in scaletta puoi sentire questo spirito così incurante, leggero e disimpegnato: i suoni sono sibilanti e riverberati, i testi che più superficiali non si potrebbe e le strutture talmente accessibili che in molti direbbero che, a conti fatti, questo lo sapevo fare anch’io. Eppure, vuoi per le durate contenute di ciascun brano (l’intero album totalizza a malapena trentacinque minuti) vuoi perché, se anche di leggerezza si tratta, l’ascolto rimane comunque sulle prime abbastanza piacevole, ci si accorge gradualmente come l’obiettivo degli svedesi possa dirsi tutto sommato raggiunto. E’ vero che dal punto di vista strumentale il disco non offre grandi spunti (qualche assolo e… qualche assolo), ma i riff sono efficaci, il cantato di Kastenholt competente per quanto il genere richiede ed i ritornelli tutti votati ad un crescendo che trascina anche se non vuoi.
Dove invece “Sha Na Na Na” presta il fianco a qualche critica, che si sarebbe potuta evitare, è in una produzione davvero molto piatta e compressa che priva questo lavoro di un’ulteriore dose di verve che pure sarebbe stata alla portata. Ed è un peccato, perché in alcuni dei momenti più cadenzati (“My Favorite Enemy”, “It’s Enough”) o altri nei quali affiora una vena vagamente malinconica (“I Don’t Really Know”) una sonorità più rotonda e naturale avrebbe giovato al coinvolgimento ed all’umanità che questa formazione è ancora in grado di trasmettere (la ballad “All Alone” è forse l’occasione sprecata più grande), contribuendo allo stesso tempo a nascondere – almeno ad un ascolto superficiale e meno esigente – la meccanicità che caratterizza a volte il genere in questione, ed a volte il disco stesso. Pur avvicinandomi alla nuova fatica dei Bai Bang con genuina simpatia, determinato ad andare oltre la presentazione grafica e testuale un po’ scarna, devo purtroppo ammettere che “Sha Na Na Na” non è quella gemma nascosta che avrei tanto voluto scoprire e raccomandare, anche solo per il gusto di sovvertire l’ordine naturale delle cose e delle aspettative.
Che i cinque scandinavi possano ancora produrre un buon party album è evidente (“I Know All The Hits”), ma gli aspetti positivi si esauriscono più o meno nell’ambito ristretto di questa sterile dimostrazione di capacità. A volte il disco perde colpevolmente di convinzione e mordente (“I Wanna Rock’n’Roll” suona come il classico brano di glam italiano, al punto che per la disperazione verrebbe da usare l’emoji della scimmia con le mani sugli occhi), a volte ripete noiosamente se stesso (“Having A Show”) e sempre – purtroppo – paga la colpa di una produzione piatta e terribilmente monotona (“Motivated”) che rende impossibile creare una qualche vaga atmosfera e mortifica ulteriormente un’ossatura già non troppo robusta. Basta ascoltare l’introduzione di batteria di “Rock Me” per alimentare la perplessità che accompagna questo rock debole, e con essa il dubbio che i Bai Bang non abbiano proprio voluto, e non semplicemente potuto. E così l’appuntamento con la favola di speranza e trasformazione del brutto anatroccolo è rimandata alla prossima occasione e si torna ad ascoltare – contenti – le solite cose dei soliti noti.