Bill Bruford – Recensione: Autobiografia Alla Batteria

E’ un libro atipico. Un batterista (e che batterista!) che si racconta, tracciando il suo percorso professionale e di vita con autoironia, sprigionando verso il lettore simpatia ed affetto, per come è riuscito a descrivere la sua storia. Scopriamo un Bruford sotto una nuova veste, quella di scrittore di talento, il libro è scorrevolissimo nella lettura, ricco di nozioni ed approfondimenti, ma la cosa che più sorprende è come sei riuscito a legare, egregiamente, la sua storia/carriera con molteplici analisi sul mondo musicale. Vi sono moltissimi aneddoti legati al suo strumento, ai batteristi e agli innumerevoli musicisti incontrati in tanti anni di carriera: ricordiamo che Bill Bruford ha saputo utilizzare la batteria elettronica in modo innovativo, rivoluzionando il concetto stesso del drumming. Deliziando, da oltre trent’anni, appassionati ed ammiratori, nel suo peregrinare attraverso quanto di meglio il progressive rock inglese abbia saputo esprimere: Yes, King Crimson, Earthworks, Genesis e Bruford Band, Gong e National Health. Il musicista inglese si racconta in modo divertente, leggero ed appassionato, narrando la sua vita dagli inizi disincantati, attratto dalla musica, dalla possibilità di sperimentare attraverso essa: va ricordato che ha contribuito a creare/sviluppare il rock progressivo in prima persona, come membro di band focali, di riferimento, della scena progressiva mondiale. Dal libro traspare l’umiltà dell’uomo/musicista, non vi è un solo passaggio in cui si autocelebra, ma una simpatica ed allegra descrizione di avvenimenti, fatti, incontri e suggestioni svolti nell’arco della vita professionale e privata. Vengono a galla angoli di lettura diversi da altre biografie, ad esempio l’analisi sull’organizzazione dei pasti riservati ai musicisti, a secondo dello status commerciale, che spesso non corrisponde a quello artistico, raggiunto. Oppure le difficoltà logistiche, soprattutto nel ventennio tra gli anni 70 ed 80, riscontrate per viaggiare con la strumentazione al seguito, oppure l’onere nell’ingaggiare musicisti proveniente da altri continenti. Attraverso l’uso del flashback Bruford si diverte a fare dei salti temporali per raccontare ed approfondire temi a lui cari, in primis il rapporto con il genio Robert Fripp, la difficile convivenza con il padre/padrone del Re Crimisi, la convivenza spesso complicata con un personaggio criptico, schivo ed estremamente riservato, non solo nei confronti della stampa e dei fan ma anche verso i propri collaboratori. I King Crimson rappresentano il periodo artistico che più ha segnato profondamente il musicista Bruford, tanto da dichiarare quanto abbia aspirato al posto di batterista, arrivando ad abbandonare gli Yes (gruppo da lui formato) proprio nel momento in cui stavano per spiccare il volo, arrivando al successo internazionale in breve tempo dopo la pubblicazione di “Close To The Edge”. “Autobiografia Alla Batteria” è un libro ricchissimo nei suoi contenuti, se da una parte traspare una figura informale legata all’uomo Bruford, non ha tralasciato nulla nell’esaminare nei minimi dettagli i rapporti con i musicisti, con la famiglia, con i media e con tutto ciò che lo circonda, in primis la musica. Interessanti, e d’approfondire, i riferimenti colti citati sui trattati musicali, le analisi sulla nascita della musica stessa, la crescita, lo sviluppo, l’interazione sociale come forma artistica prima e commerciale in seguito, con l’esplosione del mercato musicale negli anni 70, fino al lento declino dell’ultimo ventennio, sia commerciale che purtroppo anche artistico. È un libro consigliato a tutti, non di certo solo ai batteristi, ma a chiunque sia appassionato di musica a 360°.

Etichetta: Aereostella

Anno: 2010


Sito Web: http://www.aereostella.it

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