Recensione: Audrey Horne

A differenza del precedente “Le Fol”, che era un lavoro difficilmente etichettabile, eterogeneo pur mantenendo un’elevata qualità di fondo gli Audrey Horne con questo CD omonimo (il loro terzo) sembrano voler omaggiare maggiormente le proprie influenze con chiari riferimenti alla tradizione hard rock degli anni ’70.

Questa sorta di ripartenza dei norvegesi ha al contempo un taglio moderno oltre che una produzione decisamente più “in your face” che in passato; i citati richiami alla tradizione settantiana sono solo concettuali dato che la realizzazione tecnica ha i piedi decisamente piantati nel presente. Anche Toschie che non ha mai avuto una gran voce (una sorta di Ozzy più intonato e potente) sembra decisamente in palla e lo si percepisce in tracce come “Circus” e “Darkdrive”; l’highlight del lavoro è rappresentato probabilmente “Down Like Suicide” semplice quanto bellissima mentre i riferimenti più distanti tra loro li possiamo trovare in “Blaze Of Ashes” (Whitesnake) e “Pitch Black Mourning” (qualcosa degli ultimi Porcupine Tree). Come il suo predecessore questo “Audrey Horne” cala leggermente nel finale e le tracce acustiche contenute nella limited edition non risollevano purtroppo una parte finale di album un po’ anonima; la band si piazza comunque con decisione sopra la media dell’hard and heavy odierno quindi ribadiamo il consiglio d’ascolto dato in passato per una realtà che meriterebbe sicuramente un altro proscenio.

Alberto Capettini

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Fan di rock pesante non esattamente di primo pelo, segue la scena sotto mentite spoglie (in realtà è un supereroe del sales department) dal lontano 1987; la quotidianità familiare e l’enogastronomia lo distraggono dalla sua dedizione quasi maniacale alla materia metal (dall’AOR al death). È uno dei “vecchi zii” della redazione ma l’entusiasmo rimane assolutamente immutato.

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