Atlas Pain – Recensione: What The Oak Left

Gli Atlas Pain, gruppo milanese di epic folk condito da un tocco death (soprattutto per la voce), giunge con “What The Oak Left” al debutto per la Scarlet Records dopo aver rilasciato nel 2015 il discreto EP “Behind the Front Page”.

Lo stile dei nostri esula parecchio dagli schemi seppur presenti e costanti del folk e si allarga ad un sound sinfonico e molto “Hollywood Metal” (per citare le definizione cara a Luca Turilli), senza dimenticare dei tuffi nel death melodico che contribuiscono a donare un po’ di aggressività.

“The Time And The Muse” è la classica intro in parte recitata e con un crescendo, soprattutto nel finale, che ben prepara a ciò che sta per arrivare… ossia l’opener “To The Moon”, un maestoso affresco di folk sinfonico in cui cori stentorei ed una struttura facilmente assimilabile in cui la voce growl di Samuele Faulisi (anche chitarrista e tastierista) risulta l’elemento più estremo.

Di tutt’altro stile risulta “Bloodstained Sun”, brano più estremo in cui si può sfogare anche il batterista Riccardo Floridia; detto questo aggiungiamo che la struttra veloce e potente del brano è comunque immersa in un mare di melodia realizzato sia dalle tastiere che dalle chitarre di Fabrizio Tartarini e del già citato Samuele.

Con “Till The Dawn Comes” torniamo al metal melenso e mastoso quasi da colonna sonora mentre la successiva “The Storm” (già presente sull’EP) è uno dei migliori episodi del CD grazie al suo dinamismo piratesco che ricorda un po’ gli Alestorm ed anche a cori e voci melodiche che ne rendono più efficace l’impatto; ben riuscito anche lo stacco centrale con il bassista Louie Raphael protagonista.

Grazie ad “Ironforged” (altro pezzo già presente nell’Ep ma qui proposto con più orchestrazioni) gli Atlas Pain tornano a lidi più estremi ed atmosfere epiche e maestose (anche i cori hanno un tocco di mistico) mentre il metal piratesco ritorna in grande stile con “The Counter Dance”, song dal ritmo trascinante, efficace e tipicamente folk.

La ultime tre canzoni nulla aggiungono a quanto detto sino ad ora, anzi contribuiscono a far scendere un po’ il valore complessivo dell’opera; la folkish “Annwn’s Gate” è un po’ anonima, la sinfonica “From The Lighthouse” convince in parte (soprattutto per l’epic refrain cantato “pulito”) mentre la suite conclusiva strumentale di oltre unidici minuti “White Overcast Line” risulta proporre poche variazioni e progressi e di conseguenza non incanta… nonostante tutta la maestosità e gli arrangiamenti di buon livello.

Nel complesso “What The Oak Left” è un buon esordio che propone un discreto numero di canzoni vincenti ed un sound professionale. Gli Atlas Pain hanno tutte le carte in regola per affascinare gli amanti di questo sound che mischia folk, epic e melodic death.

Voto recensore
7
Etichetta: Scarlet Records

Anno: 2017

Tracklist: 01. The Time And The Muse 02. To The Moon 03. Bloodstained Sun 04. Till The Dawn Comes 05. The Storm 06. Ironforged 07. The Counter Dance 08. Annwn’s Gate 09. From The Lighthouse 10. White Overcast Line
Sito Web: https://www.facebook.com/AtlasPain

0 Comments Unisciti alla conversazione →


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Login with Facebook:
Accedi