A tre anni di distanza dal debutto di “Last Place on Earth”, la band formata dalla cantante italiana dei Tristania Mariangela Demurtas e dal polistrumentista Kris Laurent (al secolo Cristian Scarponi, che qui si occupa di chitarra, basso e tastiere) torna con un album che si propone di intrecciare rock, metal e gothic in un insieme fresco e affascinante. Supportata nel songwriting dal batterista Tarald Lie (sempre dei Tristania), la provenienza sarda di Mariangela e Kris è già di per sé garanzia di quel carattere pacato e malinconico che contraddistingue tanta musica isolana, e da questo punto di vista gli Ardours non deludono: il loro rock, influenzato allo stesso tempo dai suoni degli anni ottanta e dalla new wave, è ricco di pathos e atmosfera (“Epitaph For A Spark”), riccamente orchestrato pur mettendo in risalto la buona qualità delle sue linee melodiche. A differenza di altre produzioni di stampo gothic al femminile, “Anatomy Of A Moment” possiede il grande vantaggio di proporre dieci brani tutti musicalmente interessanti, vibranti e di gusto internazionale, che non hanno nessuna intenzione di rimanere ingabbiati nei confini angusti di genere e sonorità. Brani che potrebbero benissimo figurare nella colonna sonora di un film (“Dead Weight”) o di un moderno videogioco, accompagnare una passeggiata sotto ad una pioggerellina leggera, o ancora un viaggio in auto fatto al solo scopo di schiarirci le idee.
Momenti insomma di quella malinconia quotidiana con la quale abbiamo imparato a convivere, e che quasi ci manca quando per qualche ora o giorno non viene a farci visita: ecco, “Anatomy Of A Moment” sembra proprio interessato al sentimento del momento, indagando con la ricchezza delle suggestioni sonore in un ambito che si mantiene piccolo e circoscritto, come quello dell’attimo, del gesto d’impeto, dell’insicurezza che ci assale e poi se ne va con la stessa scorcentante leggerezza. Il marchio di fabbrica del duo italiano sta proprio nella capacità di descrivere la brevità del sentimento (“Unnannounced”), la precarietà della conquista, il cambiamento continuo che nelle loro composizioni diventa un elemento di ulteriore ricchezza, invece che motivo di instabilità. La stessa immagine del duo, autore su Youtube di una bella cover dei Matia Bazar (“Ti Sento”) e ritratto con un meraviglioso/plasticoso boombox anni ottanta sulle spalle di lei, sembra alludere ad un mood che sa anche farsi ironico e disimpegnato, facendo degli Ardours qualcosa di meno definibile rispetto a progetti più maturi e fossilizzati. Nonostante la qualità delle composizioni si attesti su livelli sempre superiori alla media, ci sono alcuni momenti che davvero spiccano per densità e pienezza degli arrangiamenti: è il caso ad esempio di “Identified” e della intensa title-track, entrambe musicalmente tirate ma anche impreziosite da testi efficaci, non banali e facili da memorizzare. Altrettanto riuscita è anche l’alternanza tra i momenti più cantabili e catchy ed i frequenti intermezzi strumentali – compresi gli assoli di chitarra – che introducono, senza spezzare il ritmo, momenti di introspezione e nuove dimensioni della musica.
Come spesso accade, quando tutti gli elementi trovano un equilibrio magico e difficilmente spiegabile, si ha la sensazione che ogni componente sia a suo modo rilevante ed il disco funzioni oltre la somma delle sue nobili parti: con “Anatomy Of A Moment” siamo decisamente in questo felice territorio, anche grazie alle aperture luminose (“Secret Worlds”) che portano il mood dell’ascoltatore in una sorta di visita guidata attraverso atmosfere e stati d’animo differenti. Nonostante la produzione non sia sempre in grado di fondere tutti gli elementi in un insieme organico e maestoso (alcune canzoni suonano un po’ ricomposte, come “Insomniac”), tradendo un pochino l’eleganza formale ed intellettuale della grafica di copertina, Mariangela si appropria di ogni traccia con un convincente mix di autorevolezza, femminilità e trasporto (“Cold Revenge”) che fa di questo secondo lavoro un prodotto in grado di fondere alla perfezione la sua anima sarda e contemplativa con una esperienza compositiva, quella riconducibile ai Tristania, che può vantare oltre venticinque anni di attività sulle spalle. “Anatomy Of A Moment” è equilibrato ed incisivo, vario ed allo stesso tempo coerente con le sue radici, intenso ma senza stancare il pubblico interessato ad un rock al femminile venato di malinconia dal gusto lieve e contemporaneo. Un risultato notevole e destinato a durare, ulteriormente amplificato dalla dimensione piccola ed ancora anagraficamente giovane del progetto.