Arch Enemy + Behemoth + Carcass: Live Report della data di Milano

Altro giro altro concerto; questa sera all’Alcatraz di Milano una combo micidiale di band che metterà a dura prova la struttura del locale. Al mio arrivo verso le 17.00 c’è una lunghissima coda che sorpassa l’angolo della strada, tutti pazientemente in attesa di poter accaparrarsi il posto migliore davanti al palco.

UNTO OTHERS

Il gruppo che apre le danze si chiama Unto Others e propone un gothic rock davvero, davvero fuori contesto con il resto della line-up. Aggiungiamo un look alla The Cure anni 80 e la noia è fatta. Soporiferi, banali ma soprattutto senza mordente sul palco, con una proposta ormai anacronistica, se non per una cerchia davvero super ristretta di persone. Personalmente ho fatto fatica a sostenere la loro mezz’ora scarsa di concerto, presenza assolutamente illogica in questo tour.

Setlist:

  • Heroin
  • Give Me To The Night
  • No Children Laughing Now
  • Can You Hear The Rain
  • Nightfall
  • Summer Lighting
  • When Will God’s Work Be Done

CARCASS

Dopo un quarto d’ora di cambio palco possiamo davvero dare inizio alla serata con i Carcass, il vero motivo della mia presenza stasera. Probabilmente è immeritata la loro esibizione come opening act, ma da parte loro si assiste sempre a una lezione di death metal. L’introduzione con “Buried Dreams” manda già chiari segni di come si svolgerà il loro concerto, senza compromessi e dritti al punto. L’ovazione è tanta anche se il pit tarda un attimo prima di aprirsi a dovere, bisogna ancora gettare un po’ di benzina sul fuoco con “Kelly’s Meat Emporium”, seguita da “Incarnated Solvent Abuse”. I suoni spingono a dovere, la band anche, soprattutto quando finalmente si apre il vuoto sotto il palco all’inizio di “This Mortal Coil”, accendendo finalmente gli animi dei mosher. Jeff Walker in questi anni di stop purtroppo lo rivedo più invecchiato, segno che il tempo passa per tutti, ma leggermente dimagrito e con la stessa grinta di quando lo vidi la prima volta nel lontano 2009 (piccolo pensiero personale).

Dal momento che la zona pit ha ufficialmente aperto le danze, questa continuerà fino alla conclusione del concerto ampliandosi sempre di più e portando la sua massima circonferenza ovviamente nella finale e immancabile “Heartwork”. Un altro appunto su cui vorrei soffermarmi è che i Carcass hanno suonato in totale nove pezzi, prendendo tre canzoni da altrettanti tre album. Sorprendentemente uno di questi è “Necroticism…”, cosa che mi stupisce, visto che hanno dimenticato completamente “Surgical Steel” o il tanto bistrattato “Swangsong” (che in realtà mi inietterei in vena nda).

Io a delle leggende viventi come i Carcass non posso aggiungere nulla, ogni volta è semplice e puro piacere per le mie orecchie.

Setlist:

  • Buried Dreams
  • Kelly’s Meat Emporium
  • Incarnated Solvent Abuse
  • This Mortal Coil
  • Dance Of Ixtab
  • The Scythe’s Remorseless Swing
  • Corporal Jigsore Quandary
  • Heartwork
  • Carneous Cacoffiny (Outro)

BEHEMOTH

Concluso lo show degli inglesi cala il sipario nascondendo gli addetti ai lavori che preparano il palco per i polacchi Behemoth. Ci vorrà quasi mezz’ora prima che si spengano le luci di colpo per dare spazio al gigantesco faccione di Nergal che viene proiettato sul tendone candido dinanzi a noi. Le note che aprono la strada verso quello che sarà sicuramente lo show esteticamente più bello della serata sono prese direttamente dall’intro del loro ultimo album, ma sfociano, una volta calato il sipario, in “Ora Pro Nobis Lucifer”. Lo spettacolo che si erge dinanzi al pubblico è di dimensioni maestose per una band che fino a pochi anni fa non è mai stata così egocentrica (in termini assolutamente positivi). Effetti luce, fumi, ornamenti sul palco e sullo stesso Nergal si innalzano in modo esagerato sui presenti che si uniscono in un’ovazione totale nei confronti della band.

L’impatto visivo è devastante tanto quanto la loro musica, che prosegue in questa funzione anti-religiosa con un’altra sassata chiamata “Ov Fire And Void”. Vocalmente e strumentalmente parlando, i Behemoth sono precisi come orologi svizzeri, rodati da anni di show con velocità spinte al limite e che dopo tutti successi ottenuti possono concedersi il lusso di creare un vero e proprio spettacolo audio-visivo e non solamente un concerto metal.

Rimane solo un aspetto prettamente personale: il piacere o meno del percorso musicale intrapreso negli ultimi dischi, che però dal vivo si sposa benissimo con la nuova visione stilistica della band. L’impegno nel portare un tour di queste dimensioni in questo momento di difficoltà rende l’esibizione davvero di primordine, ma non c’è dubbio che canzoni del calibro di “Conquer All” o “Daimonos” abbiamo quella spinta in più rispetto alle successive “Bartzabel” o “Off To War!”, ma come detto poche righe sopra, è tutta una questione di gusti.

Un altro picco lo si raggiunge durante “Blow Your Trumpets Gabriel”, con Nergal che torna sul palco adornato come il papa, una mitra oscura e tetra che si erge sulla sua testa e con alle spalle un misto di luci, fumi, simbologie e il logo della band centrale da fare da padrone. Un mix decisamente ornamentale sopra le righe come piace a lui, e che lo accompagnerà fino alla conclusione con “Versus Christvs” e “Chant For Eschaton 2000”.

Se da un punto di vista discografico le loro ultime proposte non le ho digerite, dal vivo posso solo applaudire per aver imbastito un tale spettacolo. Complimenti vivissimi, mai mi sarei aspettato un sollazzo estremo di tale livello.

Setlist:

  • Ora Pro Nobis Lucifer
  • The Deathless Sun
  • Ov Fire And Void
  • Thy Becoming Eternal
  • Conquer All
  • Daimonos
  • Bartzabel
  • Off To War!
  • No Sympathy For Fools
  • Blow Your Trumpets Gabriel
  • Versus Christvs
  • Chant For Eschaton 2000

ARCH ENEMY

Ora, cari lettori di Metallus, la seconda nota dolente della serata. Non me ne vogliate, ma per il sottoscritto gli Arch Enemy in questo momento storico sono la band metal da passare in radio. Lontani e offuscati i ricordi di quando c’era Liiva alla voce, che ci regalò un tris di debutto memorabile, ora siamo in mano ad Alissa e ad un Michael Amott davvero molto invecchiato, quasi stanco di stare sul palco. Se già con Angela Gossow faticavo a digerirli, ora proprio fatico a trovare loro un senso.

Sul palco inoltre non troviamo lo sfarzo mostrato orgogliosamente dai Behemoth, ma un semplice tendone alle spalle di Daniel Erlandsson (batteria nda) contornato da semplici effetti luce, quindi anche da questo punto di vista un ulteriore passo indietro.

Mi sono approcciato al loro concerto totalmente sfiduciato, e più passava il tempo e più le mie perplessità trovavano conferma: da una parte troviamo Alissa, che in ogni secondo sembrava che stesse recitando la parte della metallara dura lanciandosi il microfono da una mano all’altra (seguito ovviamente dal rumore sull’impianto audio quando tornava nella sua mano, cosa molto imbarazzante). Movenze e modo di porsi da diva, cosa che va bene se ti chiami Bruce Dickinson ma a questo livello direi assolutamente di no. Ogni volta che non cantava era pronta con pose da Instagram, probabilmente da pubblicare sul loro profilo dal fotografo ufficiale della band. Insomma cosa è rimasto di questa band? Poco, un semplice gruppo da 14enni che scoprono il growl per la prima volta, e come detto nell’intervista con Paolo Pieri (chitarra e voce degli Hour Of Penance nda), ormai sono un prodotto e come tale deve vendere. Stasera ne ho avuto conferma a pieno titolo, sia dalla scaletta proposta, che è ovviamente e giustamente incentrata sull’ultimo disco, sia dal fatto che nel momento dell’assolo di Amott lui abbia eseguito il compitino, nulla di eccezionale, e secondo me anche abbastanza svogliato.

Un’atmosfera che a me non piace più, ma probabilmente sarò l’unico a pensarla così vista la forte affluenza all’Alcatraz durante la loro esibizione.

Tornando quindi al concerto, anche loro vengono anticipati da un tendone con la scritta “Pure Fuckin Metal”, mentre si allestisce il loro set. Partono subito con il singolo che dà il nome al loro ultimo album, “Deceiver Deceiver”, per poi fare un breve slalom fra alcune canzoni di dischi più vecchi come “War Eternal”e “Ravenous”, per poi tornare all’ultimo disco con “In The Eye Of The Storm”.

Un momento personalmente meno noioso si posso avere durante l’esecuzione di “My Apocalypse”, poi la scaletta torna a concentrarsi sulle ultime uscite discografiche. Devo fare però un grossissimo chapeau quando Alissa nota un bambino (Alessandro) in spalla al padre e gli dedica la canzone successiva che se non sbaglio dovrebbe essere “As Pages Burns”, però chiedo perdono se mi dovessi sbagliare.

Il concerto poi si chiude con il loro singolo più famoso, vale a dire “Nemesis”, che raccoglie tutti in un fortissimo applauso.

Penso di essermi ben spiegato, di aver condiviso al meglio con voi quello che penso di questa band quindi non mi dilungherò oltre. Unico appunto: visto e considerato l’abissale differenza di palco tra Behemoth ed Arch Enemy, probabilmente avrebbe avuto più senso mettere i polacchi a chiudere la serata.

Setlist:

    • Deceiver, Deceiver
    • War Eternal
    • Ravenous
    • In The Eye Of The Storm
    • House Of Mirrors
    • My Apocalypse
    • The Watcher
    • The Eagle Flies Alone
    • Handshake With Hell
    • Sunset Over The Empire
    • As The Pages Burn
    • Snow Bound
  • Nemesis

Etichetta: Century Media Records, Nuclear Blast Records

Anno: 2022


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