Gli Apocalyptica sono tornati! Dopo cinque anni dalla pubblicazione del loro ultimo full length, la band orchestrale più famosa della Finlandia è pronta a calcare nuovi palcoscenici e ad offrire il meglio di sé con l’ultima e tanto attesa release, “Shadowmaker“. Questo nuovo album, inoltre, rappresenta un nuovo inizio per i finnici poiché, per la prima volta dopo 10 album in carriera, dà il benvenuto al nuovo cantante Franky Perez, entrato in pianta stabile nella formazione. Per l’occasione, Metallus.it non si è fatto scappare una chiacchierata abbastanza dettagliata con Paavo Lotjonen che ci racconta la nascita di questo nuovo album ed i suoi inerenti sviluppi.
Conduzione telefonica e intervista a cura di Tommaso Dainese
Traduzione a cura di Arianna G.
L’ultima volta che abbiamo avuto l’occasione di parlare con voi è stato in occasione della pubblicazione di “Wagner Reloaded”, dove ci avevate confermato l’imminente lavorazione di quello che abbiamo oggi fra le mani, ovvero “Shadowmaker”. Partiamo da una domanda molto facile: vi andrebbe di spiegarci il vero significato che si cela dietro al titolo dell’album?
“Wagner Reloaded” è stato un progetto veramente bombastico, in quanto abbiamo collaborato a stretto contatto con un’orchestra sinfonica, cercando di narrare la vita e la musica di questo compositore tedesco. Si è trattato fondamentalmente di rappresentare sia la musica degli Apocalyptica, sia la musica di Wagner, cercando di combinarle fra loro, quindi era una proposta completamente strumentale. Successivamente, ci siamo focalizzati su un altro nuovo progetto che ha portato alla collaborazione tra gli Apocalyptica e l’Avanti! Orchestra, un’orchestra sinfonica finlandese. Quest’orchestra ha riarrangiato la maggior parte dei brani della band per tutti i musicisti che ne fanno parte e hanno realizzato una versione completamente strumentale. Abbiamo avuto modo di andare in tour sia in Europa, che negli States. L’ultima nostra performance risale allo scorso anno, quando ci siamo esibiti al Wacken Open Air. Lo sappiamo bene, il Wacken è il più grande festival del mondo. Se volete, potete dare un’occhiata alle clip di Youtube, ce ne dovrebbe essere una intitolata propriamente “Apocalyptica Symphony”. Anche lì abbiamo eseguito brani interamente in versione strumentale, seppur ci sia stata una specie di crossover, un miscuglio di generi. Abbiamo iniziato a comporre l’album lo scorso anno e ci siamo ritrovati in una situazione dove non avevamo alle spalle nessun accordo discografico, per cui eravamo liberi di fare ciò che volevamo. Non avevamo veramente nessuno che ci dicesse cosa dovevamo o cosa non dovevamo fare e quindi ci siamo ritrovati a comporre questo nuovo disco. Non volevamo proporre qualcosa di già sentito, come roba strumentale e compagnia bella, in quanto l’avevamo già proposta l’anno precedente con “Wagner Reloaded” e anche con “7th Symphony”. Volevamo concentrarci sulla realizzazione di materiale inedito che presentasse canzoni rock, volevamo avere qualcosa di più contemporaneo, come i Red Hot Chili Peppers e i Foo Fighters, pur mantenendo il nostro sound. Non volevamo avere un’orchestra, non volevamo una cosa a mo’ di Nightwish, non volevamo avvicinarci a quel genere di musica, visto che sappiamo quanto sia imponente. Volevamo creare qualcosa che fosse piccolo ma allo stesso tempo più forte. Anche sotto il profilo musicale, abbiamo apportato alcune modifiche: ad esempio, abbiamo utilizzato nuovi amplificatori, in modo da avere un sound molto grezzo e credo che, in generale, lo si possa percepire da subito. Ho avuto modo di leggere alcuni commenti da parte di alcuni fan su Youtube e anche su Facebook, alcuni si sono lamentati per l’uso delle chitarre e penso che queste persone non abbiano idea di che diavolo stia parlando. Sai, gli Apocalyptica sono ormai conosciuti per l’utilizzo del violoncello nella loro proposta rock, anche se abbiamo sempre avuto questi effetti, come l’introduzione di chitarre e abbiamo avuto modo di presentare questa variazione proprio nel nostro primo album, “Apocalyptica Plays Metallica by four cellos”. Quello è stato il punto di partenza per la band. In questo nuovo album è percebile il violoncello, ma abbiamo voluto dare spazio anche ad altri strumenti. Se volessimo paragonare, ad esempio, “7th symphony” e questo ultimo disco, potrei dirti che “Shadowmaker” è un po’ più grezzo nella produzione, frutto anche del lavoro che abbiamo svolto con il nostro tecnico del suono, il quale è stato in grado di dare un buon mix. In Finlandia non ci sono molti tecnici del suono in grado di regalare questo tipo di risultati. Questo ragazzo ha lavorato anche con i Metallica ed è stato molto abile nel fornire un buon mix anche per il nostro album. Lui è il tecnico del suono numero 1 al mondo e penso che potrete sentire il suo ottimo lavoro a breve. Noi vorremmo sempre collaborare con lui, è stato in grado di dare all’album un sound diverso.
E cosa potete dirci dell’artwork? Ho notato che avete voluto rendere omaggio al numero 8 includendolo all’interno della parola “Shadowmaker”, dove si vede appunto la figura stilizzata di questo numero, composta dal violoncello. Vi andrebbe di spiegarci brevemente il concept che si nasconde dietro la sua realizzazione?
Personalmente, sono stato io il responsabile della scelta dell’artwork. Diciamo che è rientrato nei miei doveri, ho seguito la sua realizzazione ergo sono la persona che si cela dietro la sua concretizzazione. Hai avuto modo di vedere la copertina nella sua interezza o ti riferisci alla copertina frontale?
No, ho visto solo la copertina frontale.
Uhm, ok. Capiresti forse l’intero concept se avessi a portata di mano l’intero artwork, perché avresti modo di vedere il booklet. Ci sono due versioni dell’artwork, la prima è quella della versione jewel, ovvero il classico cd standard contenente un booklet di 16 pagine; l’altra, invece, ha 72 pagine, è più una sorta di “libro”, se così lo si può definire. L’intero artwork è una specie di libro da sfogliare, che si può leggere e la copertina è bianca, rappresenta queste due figura dalla pelle bianca, una di esse rappresenta la “domina” e si trovano all’interno di un mondo completamente bianco. Originariamente la domina raffigura una donna pura e rappresenta l’ultima parte della storia. L’intero booklet racconta una storia, è una sorta di fumetto che si può leggere ovviamente una volta acquistato il disco e sempre all’interno di questo booklet è possibile trovare i testi e la trama del racconto. Ogni pagina del booklet è di colore nero, anche se quattro pagine sono bianche e sono proprio queste due ragazze, queste due figure, a raccontare la storia che, come dicevo, viene narrata in questo lungo booklet. La figura della domina non rappresenta una sorta di madre che tiene in braccio l’altra ragazza, anzi, in questo caso, rappresenta proprio l’evocatore della paura (lo shadowmaker). La vediamo, infatti, tenere in braccio la “ballerina” e qui entra in gioco lo shadowmaker. Sai, non vorrei fornire troppi dettagli a riguardo, poiché ognuno è libero di dare una propria interpretazione riguardo la copertina, i testi, tutto quanto… La storia stessa che ti menzionavo prima non è così tanto ovvia, anzi risulta poco chiara, per cui siete liberi di dare una vostra interpretazione a riguardo. I temi affrontati, sostanzialmente, raccontano tante storie… sai, tutti noi nelle nostre vite abbiamo un nostro shadowmaker, l’evocatore della paura si rifà a coloro che vivono nell’ombra. Può riferirsi, ad esempio, ad una donna che vive nell’ombra del marito o qualcuno che succhia la vita ad altre persone, può riferirsi a molte cose. Dipende dalle varie prospettive. Ci sono così tanti shadowmaker al mondo e sono convinto che bisognerebbe combatterli, poiché dovremmo avere più cura di noi stessi e non dovremmo diventare come loro. Questo è un consiglio che io stesso vorrei dare a queste persone: non permettete agli shadowmaker di averla vinta. Questa è circa la trama che si cela dietro all’album.
Sono completamente d’accordo con te!
Già, come ti dicevo poco fa, non diamo per scontato che la storia sia esplicita, poiché non lo è e la musica, i testi e la copertina stessa dovrebbero fornire agli ascoltatori una personale interpretazione di tutto il pacchetto. Anche il contrasto tra il bianco e nero, idealizzati in questo mondo rappresentato, aiuta l’atmosfera della storia stessa, racconta di questo universo degli Apocalyptica. Le foto sono state scattate da un fotografo finlandese abbastanza conosciuto per il suo lavoro nel sapere maneggiare questo contrasto fra nero e bianco. Il fotografo è Juha Arvid Helminen ed il suo lavoro si basa proprio sul lavoro delle prospettive e devo dire che ci ha veramente ispirati… ed esattamente come è successo per le due figure della copertina, anche noi siamo stati raffigurati come degli shadowmaker, anche se in verità noi saremmo coloro che combattono questi loschi personaggi.
Beh, è un concept molto interessante!
Sì, lo è.
Questo è il primo album rilasciato per la Eleven Seven Music. Siete felici della collaborazione nata tra voi e quest’etichetta discografica?
Ancora non saprei dirti, perché per noi si tratta di una nuova label, anche se loro si occupano del Nord America, mentre per tutti gli altri territori ci siamo affidate ad altre compagnie: ad esempio, in Messico siamo gestiti dalla Sony Music che si occupa anche dell’America Latina e del Giappone. In Europa, invece, abbiamo la nostra compagnia e il nostro management anche se spesso ci affidiamo ad altre case discografiche, per cui in sostanza siamo noi stessi che gestiamo le nostre cose a livello mondiale. Fondamentalmente siamo indipendenti.
Cosa puoi dirci, invece, del tour che vi vedrà protagonisti con i Sixx:AM?
Sì, andremo in tour con i Sixx:AM in occasione del tour americano che si svolgerà a breve. Anche loro hanno pubblicato un nuovo album e siamo sotto la stessa etichetta discografica, la Eleven Seven Music, e, cosa importante, essendo sotto la stessa etichetta era facile che finissimo a fare un tour insieme. Nikki Sixx dei Motley Crue milita nei Sixx:AM e credo sia anche conosciuto come radio dj. So che conduce un suo show in America e sì, questo è il suo nuovo progetto musicale. Lo considero abbastanza interessante, mi verrebbe da dire che ci siano molti richiami alle sonorità degli anni ’80 nella sua proposta musicale.
Sai, io credo che sia bello, perché pur essendo in band differenti, ha tirato fuori una buona combinazione…
Sì, credo che sarà interessante anche per i nostri fan, poiché li supporteremo circa per cinque settimane. Avremo un set della durata di 35 o 45 minuti circa ed è anche questa bella combinazione che renderà il tutto molto bello. I Sixx:Am sono veramente un’ottima band. Terminata questa parentesi live, avremo una settimana di riposo e, in seguito, ripartiremo per un tour tutto nostro in veste di headliner. Ovviamente ci sarà anche la stagione dei festival, avremo alcuni show in Europa, di cui 4 solo in Finlandia, per noi quest’estate sarà solo volta ai festival. La prossima estate forse sarà l’anno buono per noi. Il tour vero e proprio partirà a Ottobre e terminerà a Novembre e quella sarà l’occasione ideale per presentare la nostra produzione in sede live, dove avremo una grossa scenografia che permetterà agli Apocalyptica di avere grossi show completi. Gli show attuali degli Apocalyptica si basano soprattutto su quello, sulla produzione e posso confermarvi che i concerti che terremo quest’autunno saranno gli show più completi degli Apocalyptica. Tutti coloro che apprezzano la band dovrebbero presenziare.
Gli Apocalyptica sono conosciuti per essere una band prettamente “orchestrale”. Non avete mai sentito il bisogno di avere l’ausilio di un cantante, anche se in passato la band ha collaborato con nomi più o meno noti della scena musicale (Cristina Scabbia, Ville Valo, Lauri Ylönen). Cosa vi ha spinti ad affidarvi ad un solo cantante per la realizzazione di “Shadowmaker”? È anche per questo motivo che avete deciso di portare Franky Perez (Scars On Broadway) per tutta la durata del tour Europeo?
Come ti dicevo all’inizio della nostra chiacchierata, abbiamo avuto due anni per lavorare con una orchestra, dove ci siamo cimentati nell’esecuzione di musica orchestrale e strumentale. Questa volta volevamo formare un nuovo team, realizzando un album rock, un album che fosse ciò che io chiamo una “band-album”. Come ti accennavo prima, noi siamo artisti indipendenti. Non abbiamo nessuna etichetta alle spalle che ci pressi o ci obblighi a fare determinate cose, volevamo fare le cose a modo nostro. Volevamo, quindi, avere a bordo un cantante che potesse anche seguirci in tour e che si sentisse pronto a cantare le nostre canzoni insieme a noi. Volevamo fare come tutte le altre band, così ci siamo recati in sala prove e siamo rimasti là fino alla rifinitura dell’album stesso. Per quel che riguarda il cantante, abbiamo tenuto una sorta di provino segreto: ci siamo rivolti e appellati ai nostri fan per sapere cosa ne pensassero di questa cosa e abbiamo ricevuto qualcosa come 25 richieste. In seguito abbiamo effettuato varie ricerche, fino a raggiungere un numero massimo di 5 vocalist a cui abbiamo chiesto di cantare “I’m Not Jesus”, che vantava la partecipazione di Corey Taylor degli Slipknot su disco. Personalmente, credo che Taylor sia uno dei migliori cantanti al mondo. È stata una bella sfida, poiché come sapete Corey sfrutta note molto alte ed è un cantante potente. Bisogna avere la giusta potenza per riuscire a cantare un brano del genere. Successivamente da 5 siamo passati a due soli cantanti Questa nuova prova prevedeva una performance anch’essa molto energica, cercando di rimanere in linea con quanto effettuato da Corey Taylor. Franky è risultato il miglior cantante e il suo timbro vocale è molto personale, anche se è in grado di reinterpretare qualsiasi cosa. Franky viene da Las Vegas, quindi è americano, è conosciuto per aver fatto parte degli Scars On Broadway, anche se ha partecipato in veste di cantante al progetto solista di Slash. Giusto un paio di settimane fa ha avuto modo di collaborare con Richie Sambora (ex-Bon Jovi), praticamente conosce tutti nel music business in America. Siamo contenti di aver scoperto che Franky è davvero un bravo ragazzo, una persona molto umile. Non è ancora un membro ufficiale della band, ma prenderà parte ai prossimi tour che si svolgeranno da quest’anno per un periodo di tre anni circa. Vedremo cosa riserverà il futuro, forse faremo qualcosa in più, ma per il momento ci seguirà solamente in tour, dato che avremo modo di portare questo nuovo album on stage.
Ok, siamo arrivati alla fine della nostra chiacchierata. Vorrei ringraziarti moltissimo per il tuo tempo e averci parlato di questo nuovo lavoro degli Apocalyptica. Se ti va, ti lascio la possibilità di concludere l’intervista rivolgendo un saluto a tutti i vostri fan italiani, pronti ad attendervi a braccia aperte in attesa del prossimo tour europeo…
Beh, spero di vedervi tutti quanti a Milano, credo che lo show si terrà all’Alcatraz… per cui spero di vedervi là!