Apocalyptica + Epica: Live Report e foto della data di Milano

The Epic Apocalypse Tour ha subito così tanti rinvii negli ultimi anni che stavamo quasi perdendo le speranze di potervi assistere. Alla fine, la nostra pazienza è stata ripagata e ne è valsa la pena di aspettare così tanto tempo per la data italiana del tour che ha visto come co-headliner gli olandesi Epica e i finlandesi Apocalyptica, con il supporto dei Wheel.

WHEEL

Forti di una popolarità in netta crescita, soprattutto nel mondo della musica progressiva, fanno il loro ingresso sul palco i finlandesi Wheel. Il cantante, frontman e chitarrista James Lascelles è l’unico elemento britannico del quartetto e non si fa fatica a coglierlo dal suo fortissimo accento inglese durante i discorsi al pubblico tra una canzone e l’altra. La presenza scenica è semplicemente incredibile, il progressive metal dei Wheel è potente, diretto e preciso e gli spettatori, dapprima dubbiosi per l’esibizione di questa band sconosciuta ai più, cominciano a tendere l’orecchio con notevole interesse. Il basso di Aki Virta è di chiarissima ispirazione ai Tool, mentre le melodie ricordano a più riprese la breve ma intensa discografia dei Karnivool. I brani della scaletta sono 5 ma tutti di durata abbastanza importante e questo consente loro di sforare ampiamente la mezz’ora di esibizione. I pezzi sono tratti dagli unici 2 album rilasciati oltre che dall’EP uscito pochi mesi fa: “Hyperion” e “Movement” sono parte dell’ultimo full length “Resident Human” mentre “Vultures” e “Wheel” del disco d’esordio “Moving Backwards”.  “Blood Drinker” è invece tratta dall’interessante EP pubblicato da InsideOut a Novembre 2022 intitolato “Rumination”. La band, nello spazio di 5 brani, è riuscita a regalarci deliziose linee di basso, un’incessante sezione ritmica frutto del lavoro del batterista Santeri Saksala e una grande prova alla voce di James Lascelles. Ottima l’interazione con i fan, così come la performance sotto ogni punto di vista, soprattutto grazie al lavoro dei fonici che hanno bilanciato ottimamente i volumi del Fabrique. Abbiamo assistito al concerto della “band d’apertura” meno “band d’apertura” della storia che ci ha fatto iniziare la serata nel migliore dei modi. Tenete d’occhio questi ragazzi soprattutto se siete fan del progressive metal in stile Tool, ne sentiremo parlare a lungo.


EPICA

Da grande fan degli Epica, ho aspettato davvero con molta ansia questo momento. Dall’ultimo concerto in Italia della band due anni fa, ci sono state alcune novità in casa Epica, come l’uscita del nuovo album “The Alchemy Project”, ma a fare da padrone della serata è ancora il riuscitissimo “Omega” con la presenza in scaletta di “Abyss of Time”, “The Skeleton Key”, “Code of Life” e “Rivers”, il momento probabilmente più emozionante dell’intero concerto. In ogni caso, la setlist cerca di abbracciare un po’ tutta la discografia degli Epica, con l’immancabile “Cry For The Moon”, primissima canzone della band, cantata a squarciagola dal pubblico che ripete quasi in trance “forever and ever”, passando per la celebre “Unleashed”, fino alla conclusiva “Consign To Oblivion”, che dà vita ad un wall of death nel pubblico. Pochi gruppi rendono bene dal vivo come gli Epica, l’alchimia di cui parlano nell’ultimo album è evidente anche all’interno della ormai consolidata formazione, con Coen Janssen sempre pronto a scherzare con il pubblico e con Rob Van der Loo che agita energicamente la sua lunga chioma. Ma a rubare la scena è principalmente la coppia formata da Simone Simons e Mark Jansen, che anche dal vivo riescono a creare un contrasto di voci così equilibrato che rende gli Epica una delle realtà più interessanti nel panorama symphonic metal. Questa esibizione è più di un concerto: è un vero e proprio spettacolo di altissima qualità con Coen che indossa un inquietante costume da medico della peste, gli schermi che creano un’atmosfera magica e tutti i membri della band che non perdono occasione per creare siparietti divertenti e per incitare i fan, accorsi in massa da tutto il Paese e anche dall’estero.

Gli Epica hanno un rapporto speciale con l’Italia (come tantissime altre band), vuoi perché Mark Jansen vive nel nostro Paese da molti anni e vuoi perché il pubblico italiano è sempre uno dei più fedeli, calorosi ed affezionati. Questo legame si è percepito durante tutta la serata e gli 80 minuti di esibizione scorrono velocemente, ma siamo sicuri che la band di Simone Simons tornerà presto nel nostro Paese (oltre al concerto previsto a luglio con gli Iron Maiden).

APOCALYPTICA

Dopo un veloce cambio di palco, è il turno degli altri headliner della serata. La maggior parte degli astanti, però, si è recata al Fabrique principalmente per ascoltare gli Epica e, purtroppo, durante l’esibizione degli Apocalyptica si percepisce meno coinvolgimento da parte del pubblico. Chi, però, è qui stasera per il trio finlandese è contento di poter sentire dal vivo per la prima volta l’album “Cell-0”, uscito nel 2020. Ammetto di non aver mai ascoltato un brano degli Apocalyptica, li conoscevo per le loro cover dei Metallica che li hanno resi celebri. Per questo motivo, anche a Milano decidono di suonarne ben due ed è inutile dirvi che il pubblico ha cantato con entusiasmo “Nothing Else Matters” e “Seek & Destroy”, regalandoci un momento molto magico… ma, siamo qui per gli Apocalyptica e non per i Metallica e, se mi è concesso fare un appunto, avrei dedicato meno spazio nella setlist alle cover metal, che sono state ben quattro, comprese anche “Killing in the Name” dei Rage Against The Machine e “Inquisition Symphony” dei Sepultura. Nonostante questo piccolo dettaglio, nulla si può obiettare alla bravura tecnica e alla grande presenza scenica dei tre musicisti. L’unione del metal alla musica classica piace al pubblico, ma un intero concerto in strumentale sarebbe stato un po’ eccessivo anche per le orecchie dei più avvezzi al genere, soprattutto dopo l’eccellente performance di Simone Simons. Per questo motivo, sul palco arriva Frankie Perez, un frontman molto carismatico che ben si integra con il contesto, con cui la band esegue “I’m Not Jesus”, “I Don’t Care” e “Not Strong Enough”. Ma le sorprese non finiscono qui… mentre gli Apocalyptica si siedono sugli sgabelli, sul palco torna Simone, con un bellissimo abito da sera, per eseguire “Rise Again”. La serata si conclude con “Farewell”, dall’omonimo album del 2005, e con “In the Hall of the Mountain King”, cover classica del compositore Edvard Grieg, dato che, secondo le parole di Eicca Toppinen, gli Apocalyptica sono dei “bastardi classici, che suonano musica classica con strumenti classici”. Piccola curiosità divertente: all’interno della cover inseriscono una breve intro dell’inno italiano e così termina una serata che era iniziata con il progressive e si è conclusa con due grandi nomi del symphonic metal.

Una serata riuscita molto bene con un triplo concerto di altissimo livello. L’unica “nota stonata” è stata, secondo il mio punto di vista, la scelta di far suonare prima gli Epica degli Apocalyptica. In ogni caso… questo non ha influito sul buon esito dell’evento e torniamo a casa soddisfatti, dopo 3 ore di ottima musica e dopo aver scambiato quattro chiacchiere con Mark Jansen all’uscita.

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