Recensione: Symphonized

21 anni fa, giorno più giorno meno. Spotify era un sogno estremo, i dischi in download erano una sfrenata illusione ed il mezzo per conoscere musica erano gli amici ed i mailorder. Proprio attraverso un mailorder, scelsi quasi a caso, un modo per spendere i pochi soldi da adolescente con “le pezze al culo” (francesismo Nda.).

Un disco da accompagnare al debutto del progetto medievale di Ritche Blackmore. Qualcosa di “sconosiuto” oppure l’ennesimo bootleg registrato con i piedi dei Metallica?

Fortuna volle che mi concentrai sulla prima opzione, e da lì una vera e propria caccia alla migliore scelta possibile. Una ricerca ai limiti dell’intuizione. Mi intrigò la descrizione della musica, qualcosa come “metal atmosferico” e poi il nome del disco mi incuriosì ancora di più: “Mandylion”. Erano i The Gathering, era il 1997 e da poco nella vita della band olandese era entrata Anneke Van Giersbergen.

Fu amore a primo ascolto, un mondo di sfumature che ispessì la musica degli olandesi, ma che portavano in dote anche un talento cristallino come quello della ragazza di Sint-Michielsgestel.

Evoluzioni, cambiamenti, la carriera solista e le collaborazioni fino a questo nuovo “Symphonized”, registrato lo scorso maggio insieme alla Residentie Orkest The Hague diretta da Arjan Tien. Una serata di festa, dove la Van Giersbergen racconta in veste sinfonica la sua carriera, le sue anime e la sua passione.

“Feel Alive” ed “Amity” hanno il compito di aprire le danze, le emozioni crescono e si aprono verso il grande nord con “Your Glorious Light Will Shine – Helsinki” (dal progetto Vuur).

D’una tenerezza sconfinata “Zo Lief”, dedicata dalla nostra al figlio Finn, ai suoi passaggi “in avanti”, verso l’età della ragione. Per la canzone è stato girato anche un video promozionale, pensato per aumentare ancora di più la componente emotiva del brano.

Ma è tutto il disco a regalare emozioni, come quando Anneke imbraccia la chitarra ed intona “Two Souls”, oppure quando intraprende con l’orchestra il tour de force di “Travel” (canzone che chiude il primo disco del doppio “How To Measure A Planet?”). Un live album intenso, dove la voce vola libera, con i brividi a sorprendere tra le parole. Perla dell’album la stupenda e tambureggiante “You Will Never Change” da quel capolavoro di “Drive”. Una canzone che vive una vita nuova con quei violoncelli ad incalzare la voce della bella olandese.

Un disco come un tuffo nella tavolozza dei colori cantanti da Anneke, dove l’ascoltatore può respirare le note di un lavoro intenso e che scuote l’anima dell’ascoltatore.

Il mondo ha bisogno di più Anneke.

Saverio Spadavecchia

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Capellone pentito (dicono tutti così) e giornalista in perenne bilico tra bilanci dissestati, musicisti megalomani e ruck da pulire con una certa urgenza. Nei ritagli di tempo “untore” black-metal @ Radio Sverso. Fanatico del 3-4-3 e vincitore di 27 Champions League con la Maceratese, Dovahkiin certificato e temibile pirata insieme a Guybrush Threepwood. Lode e gloria all’Ipnorospo.

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