Angra – Recensione: ØMNI

Era davvero difficile bissare un lavoro sorprendente ed inattaccabile come “Secret Garden” anche se ti chiami Angra e dalla prima metà degli anni ’90 ti sei ritagliato un ruolo di tutto rispetto nella ridefinizione del genere power facendolo espandere in svariate direzioni e donandogli nuove sfaccettature pur conservando uno stretto legame con la tradizione (soprattutto quella tedesca).

Tante le variabili in gioco alla vigilia della pubblicazione di questo “ØMNI”: un Fabio Lione iper impegnato su più fronti (dal progetto insieme ad Alessandro Conti al secondo tour della Rhapsody Reunion), il primo album senza Kiko Loureiro in formazione (per gli eccessivi impegni di casa Megadeth, anche se il nostro ha dato una mano in fase di registrazione) e il conseguente esordio in studio di Marcelo Barbosa (Almah)! Ne è scaturito un lavoro discretamente eterogeneo con una preponderanza per la componente power, quindi un ritorno a qualche album indietro, segnatamente “Temple Of Shadows” e “Aurora Consurgens”.

Liricamente invece “ØMNI” (“il tutto”) è un concept sci-fi (come si evince dalla copertina basata sulle splendide opere di Daniel Martin Diaz) ambientato in uno spazio temporale non ben definito (anche se di base ci si trova nel 2046) e che tratta la comunicazione tra passato, presente e futuro attraverso un sistema d’intelligenza artificiale; per osmosi questa idea si riferisce anche alla stessa band che è arrivata allo stato di forma odierno grazie a quanto realizzato in passato e della quale si celebra oggi una storia di tutto rispetto.

“Light Of Transcendence” è un pezzo tiratissimo (quasi alla Dragonforce) con un bel rallentamento groovy all’altezza dei solos; immancabili gli arrangiamenti orchestrali (assoluto marchio di fabbrica dei brasiliani) e un Lione ovviamente a proprio agio su partiture del genere. Il pezzo uscito in antemprima, “Travelers Of Time”, continua a non convincere appieno, un po’ banalotto sia nelle strofe che nel refrain dove sembra quasi di risentire la timbrica di Edu Falaschi mentre il vocione di Alissa White-Gluz degli Arch Enemy e quella eterea della popstar brasiliana Sandy c’entrano come i cavoli a merenda in “Black Widow’s Web”.

“Insania” torna un po’ alla varietà del disco precedente con un retrogusto quasi hard rock e invece Kiko fa risentire in “War Horns” la sua mano in uno dei migliori pezzi di “ØMNI” tra quelli strettamente power; “Caveman” col suo lato percussivo e folk rimescola un po’ le carte facendoci ritornare al periodo “Fireworks” e suggella una seconda parte di album decisamente più varia, soprattutto ritmicamente (sentite il drumming di Bruno Valverde su “Magic Mirror”) e ci fa scongiurare l’effetto sortito ad esesmpio da un album come “Aqua”, troppo monocorde e ripetitivo.

Non particolarmente attraente la ballad “Always More” (dall’effetto un po’ “Sanremo”) mentre fortunatamente “Silence Inside” ci congeda come ci si aspetterebbe da una band della caratura degli Angra (una canzone davvero riuscita) per un lavoro che nel complesso delude leggermente pur essendo zeppo di buoni spunti tramite i quali arrivare, con ascolti ripetuti, più in profondità.

Voto recensore
7,5
Etichetta: earMusic

Anno: 2018

Tracklist: 01. Light Of Transcendence 02. Travelers Of Time 03. Black Widow's Web 04. Insania 05. The Bottom Of My Soul 06. War Horns 07. Caveman 08. Magic Mirror 09. Always More 10. ØMNI - Silence Inside 11. ØMNI - Infinite Nothing
Sito Web: http://www.angra.net/

alberto.capettini

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Fan di rock pesante non esattamente di primo pelo, segue la scena sotto mentite spoglie (in realtà è un supereroe del sales department) dal lontano 1987; la quotidianità familiare e l’enogastronomia lo distraggono dalla sua dedizione quasi maniacale alla materia metal (dall’AOR al death). È uno dei “vecchi zii” della redazione ma l’entusiasmo rimane assolutamente immutato.

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