Amorphis: Live Report e Foto del concerto di Firenze

Ogni live report nasconde sempre una storia, e la nuova tappa italiana degli Amorphis (questa volta headliner del tour dopo aver fatto da opening act dei Nightwish qualche mese fa) ci ha raccontato la storia di una band vitale. Un sestetto capace di ritrovare ispirazione, strade ed intuizioni mantenendo una forte integrità di fondo. I compagni di tour-bus (per così dire) e di palco dei finnici sono stati gli sfortunati (scopriremo poi perché) Textures ed i Poem. Ma andiamo con ordine, riavvolgendo i ricordi di una serata di ottima musica.


Bene i greci Poem, che nei pochi minuti a loro disposizione hanno portato sul palco il recente “Skein Syndrome”, secondo disco di una band che sembra aver le carte in regole per dire qualcosa di concreto nell’affollato panorama musicale europeo. Da risentire con un minutaggio più corposo.


Una serata decisamente storta per i Textures quella di Firenze: la voce di Daniël de Jongh ko per colpa dell’influenza. Niente frotman e niente show? No, perché i 4 olandesi “sopravvissuti” hanno cercato comunque di dare ai fan arrivati per ascoltare le nuove canzoni del validissimo “Phenotype”. Uno spettacolo per quanto possibile godibile, con una band che nonostante la disavventura è riuscita a regalare uno spettacolo di buon livello. Da rivedere quando saranno al 100%.

 

 

 


Pronti-via e subito gli Amorphis decidono di fare sul serio: “Under The Red Cloud”, “Sacrifice” e “Bad Blood” piazzate subito in apertura per far saltare tutti gli spettatori presenti al Viper e per ricordare a tutti i presenti l’importanza di  album come “Under The Red Cloud”. Convincente la prova di Tomi Joutsen, che si è ben comportato dialogando con il pubblico e coinvolgendolo in ogni canzone possibile. Dinamica le prestazione dei chitarristi Esa Holopainen e di Tomi Koivusaari, precisi ed attenti nello scandire ogni singola nota proveniente dalle loro chitarre.

In chiusura di prima parte il sestetto nordeuropeo ha inanellato 3 classici (più o meno) recenti della loro storia:  l’ormai storica “My Kantele”, “Hopeless Days” (urlata letteralmente dai fan sotto il palco) e “House of Sleep”hanno salutato la prima parte dello show dei nostri, subito invocati dai fan per una manciata ulteriore di note.

“Death of a King”, “Silver Bride” e “The Smoke” come bis hanno salutato definitivamente il pubblico che ha apprezzato la prova dei finlandesi. Come un buon vino il quintetto nordico riesce a migliorare invecchiando.

Bene le tre band, ottima la prova degli Amorphis (autentici mattatori della serata come era logico aspettarsi) ma un plauso particolare ai Textures: pur senza voce sul palco per dimostrare che si può andare contro la cattiva sorte.

Saverio Spadavecchia

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Capellone pentito (dicono tutti così) e giornalista in perenne bilico tra bilanci dissestati, musicisti megalomani e ruck da pulire con una certa urgenza. Nei ritagli di tempo “untore” black-metal @ Radio Sverso. Fanatico del 3-4-3 e vincitore di 27 Champions League con la Maceratese, Dovahkiin certificato e temibile pirata insieme a Guybrush Threepwood. Lode e gloria all’Ipnorospo.

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